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lunedì 9 agosto 2010

AURELIO DONATI, L'EX SINDACO DIESSINO DI MINERBIO, E LO SCANDALO DELBONO…

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Da un articolo di Panorama, all'indirizzo :

Cinziagate : tu chiamale se vuoi coincidenze.
di Antonio Rossitto con Zornitza Kratchmarova
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Bologna, 8 novembre 2004, sono passate da poco le 4 e mezzo di pomeriggio: una donna bionda si avvicina a un bancomat, nel centro della città.
Preleva 250 euro, infila i soldi nella borsetta e si allontana sotto un portico.

Bologna, 10 dicembre 2004: un piccolo imprenditore del ramo informatico firma il suo primo contratto da consulente per il Cup 2000, un centro di prenotazioni sanitarie controllato dalla Regione Emilia-Romagna.
Nel consiglio d’amministrazione siede anche il vicegovernatore di allora, Flavio Delbono.

Il piccolo imprenditore è Mirko Divani : il bancomat è suo.
Un mese prima di avere l’incarico, consegna la carta all’amico Delbono.

Il politico la gira alla donna bionda : l’ex compagna Cinzia Cracchi, che se ne servirà per anni.
Prima i prelievi, poi la consulenza.
Una concomitanza temporale : fortuita o sospetta ?
L’inchiesta che ha coinvolto Delbono è una selva di coincidenze : adesso la procura di Bologna sta cercando di fare chiarezza.

L’ex sindaco del capoluogo emiliano è indagato per truffa aggravata, peculato, abuso di ufficio e induzione alla falsa testimonianza.

Tutto legato ad alcune trasferte all’estero insieme con Cracchi.
La donna avrebbe partecipato a spese della regione : Delbono in quegli anni ne era vicepresidente.
Partendo da qui, il pm Morena Plazzi sta disegnando un cerchio più ampio : l’indagine, intanto, ha coinvolto il Cup 2000.
E adesso si comincerà a far luce pure su eventuali legami con la Bulgaria.

Due piste investigative piene di dubbie convergenze.
A partire, appunto, dalla società controllata dalla regione.
Mentre Delbono siede nel cda, a fine del 2004 Divani ottiene la prima consulenza : dovrà fare promozione dei prodotti del Cup 2000 nelle Marche.

Lo pagano 15 mila euro.

Nello stesso periodo consegna il bancomat a Delbono.
Questa è solo la prima coincidenza di un’indagine in cui la procura sta verificando l’esistenza di fondi neri.

Fino al settembre 2006, Cracchi preleva 600 euro al mese dalla carta.
Mentre Divani continua a ottenere incarichi dal Cup 2000.
A settembre 2006 la cifra dei prelievi quasi raddoppia : 1.000 euro al mese.
Il 13 dicembre dello stesso anno anche l’importo della consulenza a Divani raddoppia : 30 mila euro.
E questa volta si tratta di una cosa più sostanziale : l’informatizzazione di alcuni servizi.
Divani decide che dell’affare si dovrà occupare proprio la sua società, la Connex card technologies.
Due contratti per mettere in rete 3.800 medici di base.
Non c’è alcuna gara d’appalto, ma un affidamento diretto : a Divani vengono pagati più di 600 mila euro in due anni.
Intanto Cracchi usa il bancomat : sempre per 1.000 euro al mese.

Lo farà fino alla fine della relazione con Delbono, a luglio del 2008.
Ma i prelievi continuano anche dopo : l’ex vicepresidente attingerà dal conto dell’amico fino al giugno 2009.
Proprio il mese in cui escono i primi veleni.
Il politico è in piena campagna elettorale : candidato per il Partito democratico a sindaco di Bologna.
Il suo avversario, per il centrodestra, è Alfredo Cazzola.
Durante un confronto radiofonico tra i due contendenti, vengono fuori le missioni con l’ex compagna a spese della regione.

Da quel momento il bancomat di Divani smette di funzionare.
Un altro sincronismo.
I prelievi durano quindi quasi cinque anni : dal novembre 2004 al giugno 2009.
Durante questo periodo, Delbono e Cracchi prendono dal conto di Divani 46 mila euro.
L’imprenditore ai magistrati ha detto : era solo un modo per restituire un prestito di 10 mila euro che gli aveva fatto l’amico.
Delbono ha aggiunto che aveva versato altri 20 mila euro su quel conto.
Argomentazioni che non hanno convinto i magistrati.
E il totale farebbe comunque 30 mila euro.
Ne restano da giustificare altri 16 mila.

I conti non tornano.
Le giustificazioni lasciano perplessi.
Così come quelle troppe coincidenze.

Che partono da Bologna e arrivano nell’Europa dell’Est, sulla rotta di quel filone del Cinziagate rinominato «pista bulgara».


L’anello di collegamento è Aurelio Donati, l’ex sindaco diessino di Minerbio, paesino alle porte di Bologna, scelto da Delbono per guidare la sede di rappresentanza della regione a Sofia.

Anche Donati, come Divani, è un intimo amico dell’ex sindaco.
E anche lui ha un trascorso come consulente del Cup 2000 : dal 2002 al 2003.

In un anno guadagna oltre 50 mila euro.
Ha il compito di verificare le possibilità di investimento per il Cup 2000.

Dove ?
Proprio in Bulgaria.
Dove Donati organizza una trasferta per i manager della società.
Nel 2003 diventa pure l’uomo di Delbono a Sofia.
Per il vicepresidente cura le missioni nei minimi dettagli : non solo organizza tutti gli incontri istituzionali, ma prenota aerei e alberghi.

Delbono si affida all’amico : tra il 2003 e il 2008 va in Bulgaria ben 16 volte.
Troppe, ragionano i magistrati.
Durante queste trasferte, in almeno due occasioni, cura i propri interessi privati.
Nella capitale, infatti, possiede la metà di una società immobiliare : la Bulfranz.
Ma anche Donati si è lasciato affascinare dalle opportunità imprenditoriali all’Est.

Consultando il registro bulgaro delle imprese, Panorama ha scoperto che il funzionario della regione amministra oggi due filiali di cooperative italiane.

La Efeso Bg, della Legacoop Emilia-Romagna, che si occupa di formazione.

E la Cooperativa edile Appennino, di cui è socio : un’azienda che in Italia nell’ultimo anno ha fatturato 61 milioni di euro.

Di altre due aziende ha smesso di curare gli affari recentemente, dopo la messa in liquidazione.
La prima è la Cdie Bg : cooperativa, che però fa consulenza, con solide radici a sinistra.
Assieme a Donati, l’altro amministratore è Anna Lucia Catasta, ex europarlamentare comunista.
La seconda società è la Gia 3 consulting, ramo traduzioni, chiusa il 31 dicembre 2009, proprio mentre a Bologna scoppia il Cinziagate.

L’intero capitale è in mano ad Andra Tolomelli, la moglie di Donati.
La donna possiede pure la metà della Eurojobs service, che si dedica al lavoro interinale.
Un groviglio che occorre riassumere : l’uomo di Delbono a Sofia in questi anni si è occupato di cinque aziende.

E contemporaneamente rappresentava l’Emilia-Romagna in Bulgaria.
Nulla di illegale, certo.

Ma sull’opportunità del doppio ruolo funzionario-imprenditore potrebbe sorgere qualche dubbio.
«Non è certo proibito» si accalora Donati.
«L’ho chiesto alla regione : mi hanno risposto che non c’erano problemi.
Dirò di più : l’ho fatto solo per aiutare alcune imprese italiane, facendo risparmiare loro viaggi inutili.
È un ulteriore peso che mi sono caricato».

Un peso che gli ha comunque portato vantaggi economici.
Senza considerare le tre società «di famiglia» : sue e della moglie.
Attività istituzionale combinata con interessi personali.
Lo ha fatto anche Delbono, che però ha delegato la gestione della Bulfranz.

Tra gli affari dei due non c’è alcun legame.

Ma l’ennesima convergenza sì.

Sia la Bulfranz dell’ex sindaco sia la Cdie Bg, amministrata fino a pochi mesi fa da Donati, hanno avuto la sede legale allo stesso indirizzo :
via General Parensov 28, nel pieno centro di Sofia.

Solo un’altra coincidenza.
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(le fotografie inserite non fanno parte dell'articolo originale, ma sono state inserite dallo scrivente, E.B.)
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E.B.
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4 commenti:

  1. Anche l'ex sindaco Malossi , ha fatto delle porcate esagerate!

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  2. Donati assomiglia molto a Lenin.

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  3. Non ho mai capito il motivo per cui la Regione Emilia Romagna, debba mantenere in Bulgaria il sig. Donati. Forse per promuovere le nostre aziende all'estero? Ma che facciano lavorare gli emiliano romagnoli, anzichè sputtanarsi dei nostri soldi. Mi fà piacere che abbiate pubblicato tale articolo. Bravi.

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  4. una vecchia battuta diceva, sapete perche' i coglioni si chiamano cosi'?? perche' devono restare fuori povero sindaco allora e' proprio vero?

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