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lunedì 11 ottobre 2010

AGRO ALIMENTARE E "SETTE SORELLE"

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Con questo post vorrei rispondere ad un commento di una nostra concittadina (Sandra) sul nostro articolo che tratta l'argomento delle installazioni di pannelli fotovoltaici su terreno agricolo.
Ciò che traspare dallo scritto di Sandra è senza dubbio una amarezza di fondo per il fatto che gli agricoltori siano oramai divenuti "ostaggio di una produzione industriale che li renderà economicamente succubi".
La dipendenza a cui fa riferimento la nostra concittadina è riconducibile ad una politica agraria scellerata, sviluppatasi fino ad oggi, che non privilegia tanto i produttori quanto invece i commercianti.
E' vero inoltre che i privilegi economici del settore sono retaggio esclusivo di una casta di speculatori che hanno monopolizzato i mercati.
I cosiddetti "padroni del cibo" in Italia sono sette, e precisamente :
Auchan, Carrefour, Conad, Coop, Despar, Esselunga, Selex.
Da soli muovono il 65 % del mercato alimentare.
Costoro decidono le strategie globali, pianificando la vita o la morte di aziende agricole e stalle, forti del fatto che si possano comprare pomodori (insapori) dall'Olanda o dalla Cina, e frutta acerba all'estero (da far maturare a comando).
Tutte queste alternative di approviggionamento di generi alimentari (che fanno schifo e sono immangiabili) hanno una caratteristica comune, molto apprezzata dagli speculatori : si vendono.
Queste linee di commercializzazione costituiscono i prodromi di una causalità che vede poi i contadini interessarsi al fotovoltaico, e ciò a discapito di una sempre minor incisività della loro produzione rispetto alla globalizzazione dei mercati.
Cedere le terre agricole a favore del fotovoltaico non fa altro che aggravare il problema, ponendosi in una situazione di uleriore sudditanza, anch'essa economica.
Quello che occorre è invece, a mio parere, una politica agraria costruttiva, nuova, che si riappropri di quelle identità culturali e tradizionali intrinseche delle realtà locali.
E' vero che il mondo cambia, come afferma Sandra, ma ciò non significa che usare la terra per coltivare sia sinonimo di staticità.
Pensiamo ai Paesi in cui la popolazione muore di fame, come il Darfur, o la Somalia, o l'Eritrea ...
In questi territori le speculazioni delle multinazionali privilegiano le prerogative di interesse economico, assorbendone i benefici in maniera esclusiva, come ad esempio la predazione delle risorse del sottosuolo, anzichè incentivare e favorire le popolazioni locali in un orientamento teso a politiche di sviluppo agro alimentare.
Qui da noi vogliamo forse porre la prima pietra per innescare un processo di sfruttamento del terreno agricolo che ricalchi da vicino gli stessi stereotipi ?
Sarebbe forse meglio unirsi in una lotta contro la partitocrazia, opponendoci agli interessi di lobbies che cercano di appropriarsi anche delle realtà rurali.
Il fatto che si usino le installazioni di pannelli fotovoltaici a scopo speculativo sbandierandole come alternativa all'inquinamento, rappresenta un facile alibi per costituire una alternativa offerta sfacciatamente come qualcosa di costruttivo per il Pianeta.
In realtà non è così, e invito Sandra, a questo proposito, a verificare in rete un particolare agghiacciante : esistono già installazioni di distese "infinite" di pannelli fotovoltaici.
Manca una sinergia tra l'agricoltore e l'idea stessa di rifiutare le strumentalizzazioni, stante la situazione penalizzante che ha confinato i contadini in un limbo di sottomissione oramai pressochè totale.
I produttori dovrebbero unirsi idealmente, e rompere gli schemi precostituiti, lottando per spezzare la catena speculativa che li tiene soggiogati.
Cosa hanno fatto fino ad oggi i Partiti tradizionali come il PDL o il PD meno L per l'agricoltura ?
Se meditiamo su ciò, possiamo voltare pagina e tentare di costruire una società migliore, anche per gli agricoltori.
Auspichiamo una società libera e svincolata da interessi di multinazionali che stanno soffocando la nostra vita e il nostro Paese.
Spero che Sandra concordi con me nel riconoscere che la causa della crisi del settore sia frutto del disinteresse di coloro che siedono sugli scranni del potere, e che per questo sia giunta l'ora di mandarli a casa.
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E.B.
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