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Il piano energetico della Regione Emilia Romagna intende allargare gli usi che si fanno del terreno agricolo, convertendo parte del sistema dedicato alla coltivazione in produzione di colture da biomassa, e in impianti fotovoltaici, trasformando il ruolo tradizionale dell’agricoltore in quello di rifornitore di energia alternativa e sostenibile.
Peccato però che il concetto etico di base su cui poggia l’intero pilastro del nuovo progetto dell’Assessore Provinciale all’agricoltura si scontri con il devastante impatto che queste tipologie di speculazione economica camuffate da impianti di produzione di energia hanno sull’ambiente, sull’ecosistema e sul futuro delle nostre campagne.
Sarebbe meglio che l’Assessore preposto all’agricoltura pensasse a come uscire da un sistema di sudditanze a cui sono costretti i contadini da pochi oligarchi del settore.
La nostra agricoltura è estremamente in affanno, poiché i contadini, i veri produttori grazie ai quali resiste ancora una tradizione che identifica le nostre prerogative alimentari con quelle delle varie eccellenze riconosciute a livello planetario, sono purtroppo diventati ostaggio di manipolazioni economiche di chi guida il mercato globale di compra vendita.
Non esiste praticamente più la libera contrattazione, che permetteva ai contadini di strappare prezzi diversificati a seconda della qualità delle merci prodotte, o della quantità offerta, o delle primizie.
Peccato però che il concetto etico di base su cui poggia l’intero pilastro del nuovo progetto dell’Assessore Provinciale all’agricoltura si scontri con il devastante impatto che queste tipologie di speculazione economica camuffate da impianti di produzione di energia hanno sull’ambiente, sull’ecosistema e sul futuro delle nostre campagne.
Sarebbe meglio che l’Assessore preposto all’agricoltura pensasse a come uscire da un sistema di sudditanze a cui sono costretti i contadini da pochi oligarchi del settore.
La nostra agricoltura è estremamente in affanno, poiché i contadini, i veri produttori grazie ai quali resiste ancora una tradizione che identifica le nostre prerogative alimentari con quelle delle varie eccellenze riconosciute a livello planetario, sono purtroppo diventati ostaggio di manipolazioni economiche di chi guida il mercato globale di compra vendita.
Non esiste praticamente più la libera contrattazione, che permetteva ai contadini di strappare prezzi diversificati a seconda della qualità delle merci prodotte, o della quantità offerta, o delle primizie.
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In un passato non molto lontano moltissimi agricoltori si sono riuniti a formare cooperative, sperando così di potersi proporre con una maggiore incisività nelle scelte economiche dei mercati, e nelle scelte strategiche di produzione, per non essere strozzati da mediatori che pensavano solo ad arricchirsi.
Ora però le grosse cooperative sono diventate un sistema industriale di settore, cui spetta elaborare il prezzo di vendita dei prodotti per il consumatore, di calcolare i costi di gestione, di trasporto, di rappresentanza, di pubblicità, di controllo santitario, ecc, per arrivare in ultima analisi al produttore, e cioè il contadino.
L’agricoltore ora si trova ad essere il risultato finale di questa catena di calcoli “all’indietro” ed è proprio a lui che spettano gli spiccioli rimasti da questo sistema di distribuzione di profitti.
Se il prezzo delle arance è stabilito in 1 euro al kg, quanto potrà mai arrivare al contadino ?
Questi sono i problemi a cui dovrebbero dedicarsi i nostri politici, sapendo tra l’altro che molti dei prodotti pubblicizzati come risorsa locale, come ad esempio “l’asparago di Altedo”, sono in realtà già da molto tempo scomparsi dalla scena di appartenenza.
I prodromi di uno sfacelo senza precedenti stanno incombendo impietosamente sull’agricoltura, senza che i politici si preoccupino di cambiare le strategie che regolano i mercati, o che cerchino di individuare risorse o incentivi per aiutare il settore che da sempre ci offre il sostentamento alimentare.
Ora però le grosse cooperative sono diventate un sistema industriale di settore, cui spetta elaborare il prezzo di vendita dei prodotti per il consumatore, di calcolare i costi di gestione, di trasporto, di rappresentanza, di pubblicità, di controllo santitario, ecc, per arrivare in ultima analisi al produttore, e cioè il contadino.
L’agricoltore ora si trova ad essere il risultato finale di questa catena di calcoli “all’indietro” ed è proprio a lui che spettano gli spiccioli rimasti da questo sistema di distribuzione di profitti.
Se il prezzo delle arance è stabilito in 1 euro al kg, quanto potrà mai arrivare al contadino ?
Questi sono i problemi a cui dovrebbero dedicarsi i nostri politici, sapendo tra l’altro che molti dei prodotti pubblicizzati come risorsa locale, come ad esempio “l’asparago di Altedo”, sono in realtà già da molto tempo scomparsi dalla scena di appartenenza.
I prodromi di uno sfacelo senza precedenti stanno incombendo impietosamente sull’agricoltura, senza che i politici si preoccupino di cambiare le strategie che regolano i mercati, o che cerchino di individuare risorse o incentivi per aiutare il settore che da sempre ci offre il sostentamento alimentare.
Per contro i nostri illuminati uomini politici hanno pensato bene di affondare il coltello nella piaga, approfittando dell’indigenza di chi ha a sua disposizione una sola risorsa : la terra da coltivare.
Si offre al contadino un guadagno supplementare, facendogli usare proprio quel terreno che da sempre rappresenta le tradizioni millenarie da cui deriva, e grazie al quale i nostri avi hanno compartecipato alla crescita dell’Italia insieme alle generazioni che fino a qui ci hanno accompagnato.
Il disinteresse della politica è stato finora colpevole, se non colluso con gli interessi delle lobbies del settore, che ora ha individuato il nuovo businness di moda : guadagnare sulla pelle dei contadini.
Sì perché è di ciò che si tratta : il paradosso è proprio questo.
Anche se nell’immediato l’agricoltore avrà un tornaconto economico vantaggioso, per contro si troverà in futuro immerso in una situazione che non solo forse diverrà irreversibile, ma che avrà snaturato per sempre quello che è oggi il substrato sociale e tradizionale del settore agricolo.
I media riportano i dati sull’argomento, sia degli impianti a biomasse che delle installazioni fotovoltaiche, entrambe su terreno agricolo, e snocciolano parole come :
Si offre al contadino un guadagno supplementare, facendogli usare proprio quel terreno che da sempre rappresenta le tradizioni millenarie da cui deriva, e grazie al quale i nostri avi hanno compartecipato alla crescita dell’Italia insieme alle generazioni che fino a qui ci hanno accompagnato.
Il disinteresse della politica è stato finora colpevole, se non colluso con gli interessi delle lobbies del settore, che ora ha individuato il nuovo businness di moda : guadagnare sulla pelle dei contadini.
Sì perché è di ciò che si tratta : il paradosso è proprio questo.
Anche se nell’immediato l’agricoltore avrà un tornaconto economico vantaggioso, per contro si troverà in futuro immerso in una situazione che non solo forse diverrà irreversibile, ma che avrà snaturato per sempre quello che è oggi il substrato sociale e tradizionale del settore agricolo.
I media riportano i dati sull’argomento, sia degli impianti a biomasse che delle installazioni fotovoltaiche, entrambe su terreno agricolo, e snocciolano parole come :
" budget, impianti, euro, tecniche, energia, filiera, sostenibile " … in una ridda di considerazioni che trascendono dall’aspetto fondamentale del problema.
Si evidenzia infatti, enfatizzando, che si produca energia da fonti rinnovabili, e che quindi si vada in una direzione che privilegia le scelte ambientali, ma in realtà è esattamente il contrario, poiché il primo soggetto ad essere devastato e depauperato dalle sue caratteristiche e prerogative è proprio l’ambiente stesso.
Nel frattempo la quantità di suolo coltivabile è sempre meno, sia a causa della cementificazione progressiva e inarrestabile, che di iniziative irresponsabili come queste, che sottraggono ulteriore superficie coltivabile alle nostre campagne.
Nel frattempo i “signori” del marketing, le eminenze grigie della “borsa” , pianificano gli acquisti e gli accordi commerciali con la Cina, o il Sud America, per cui ci troviamo a dover comprare al supermercato gli agrumi cileni, o i pomodorini cinesi.
Non ultimo, ci sarebbe anche da considerare il fatto che è semplicemente criminale pensare di coltivare mais (per esempio) per poterlo utilizzare in toto per produrre energia in impianti a biomassa…
Si evidenzia infatti, enfatizzando, che si produca energia da fonti rinnovabili, e che quindi si vada in una direzione che privilegia le scelte ambientali, ma in realtà è esattamente il contrario, poiché il primo soggetto ad essere devastato e depauperato dalle sue caratteristiche e prerogative è proprio l’ambiente stesso.
Nel frattempo la quantità di suolo coltivabile è sempre meno, sia a causa della cementificazione progressiva e inarrestabile, che di iniziative irresponsabili come queste, che sottraggono ulteriore superficie coltivabile alle nostre campagne.
Nel frattempo i “signori” del marketing, le eminenze grigie della “borsa” , pianificano gli acquisti e gli accordi commerciali con la Cina, o il Sud America, per cui ci troviamo a dover comprare al supermercato gli agrumi cileni, o i pomodorini cinesi.
Non ultimo, ci sarebbe anche da considerare il fatto che è semplicemente criminale pensare di coltivare mais (per esempio) per poterlo utilizzare in toto per produrre energia in impianti a biomassa…
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E’ sufficiente andare con il pensiero a tutti i bambini, e non solo, che muoiono di fame per mancanza di generi alimentari, per sentire un moto di ripulsa verso questo sistema di produzione di energia.
Il suolo agricolo deve essere destinato a scopi esclusivamente agricoli e alimentari, e lo ribadiamo energicamente.
Noi diciamo basta con le speculazioni effettuate in agricoltura da persone che hanno a cuore solo il profitto, e che grazie alle dissennate scelte di mestieranti politici ora sottraggono suolo coltivabile per convertirlo a strumento di guadagno alternativo.
Invitiamo i cittadini a far sentire il loro dissenso, protestando con l’Assessorato Regionale all’ambiente, e unendosi a noi in questa battaglia di libertà.
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Il Blog
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