La parola cinese “Laogai” è un acronimo in cui “Lao” significa Lavoro e “gai” sta per riforma.
Il termine, nell'uso corrente, sta quindi a significare che il Laogai è il luogo deputato dal Governo cinese alla rieducazione attraverso il lavoro di coloro che vi sono detenuti.
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Secondo le autorità il Laogai rappresenta le classi lavoratrici che insieme al popolo esercitano la dittatura su una minoranza di elementi ostili al socialismo.
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In questa ottica il Laogai, secondo le autorità cinesi, si erge a salvaguardia del sistema socialista.
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I Laogai sono attualmente oltre mille e costituiscono una fitta rete di campi di concentramento e di lavoro forzato, in cui il totalitarismo cinese tiene prigionieri, oltre ai criminali, anche i detenuti politici, i dissidenti o gli oppositori del regime.
Nei Laogai, spesso camuffati da aziende commerciali, si svolgono attività produttive utilizzando i detenuti come schiavi, e obbligandoli a lavorare mediante la tortura e le percosse di ogni tipo.
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I costi di produzione sono in questo modo ridotti al minimo, e il Governo cinese utilizza quanto realizzato per invadere i mercati mondiali con una mercanzia a costo irrisorio, ma intrisa del sangue di molti innocenti.
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Quotidianamente assistiamo, nei nostri mercatini rionali o di paese, alla proliferazione delle bancarelle cinesi, che si sono sostituite gradatamente a quelle italiane.
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Mano a mano, infatti, che le problematiche commerciali, come la pressione fiscale, gli aumenti dei materiali, la concorrenza cinese, e altre negatività incombenti, hanno impedito alle aziende di casa nostra di proseguire l'attività, le famiglie cinesi hanno immediatamente sostituito i posti vacanti, insinuandosi a macchia d'olio nel tessuto commerciale italiano.
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Secondo le autorità il Laogai rappresenta le classi lavoratrici che insieme al popolo esercitano la dittatura su una minoranza di elementi ostili al socialismo.
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In questa ottica il Laogai, secondo le autorità cinesi, si erge a salvaguardia del sistema socialista.
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I Laogai sono attualmente oltre mille e costituiscono una fitta rete di campi di concentramento e di lavoro forzato, in cui il totalitarismo cinese tiene prigionieri, oltre ai criminali, anche i detenuti politici, i dissidenti o gli oppositori del regime.
Nei Laogai, spesso camuffati da aziende commerciali, si svolgono attività produttive utilizzando i detenuti come schiavi, e obbligandoli a lavorare mediante la tortura e le percosse di ogni tipo.
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I costi di produzione sono in questo modo ridotti al minimo, e il Governo cinese utilizza quanto realizzato per invadere i mercati mondiali con una mercanzia a costo irrisorio, ma intrisa del sangue di molti innocenti.
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Quotidianamente assistiamo, nei nostri mercatini rionali o di paese, alla proliferazione delle bancarelle cinesi, che si sono sostituite gradatamente a quelle italiane.
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Mano a mano, infatti, che le problematiche commerciali, come la pressione fiscale, gli aumenti dei materiali, la concorrenza cinese, e altre negatività incombenti, hanno impedito alle aziende di casa nostra di proseguire l'attività, le famiglie cinesi hanno immediatamente sostituito i posti vacanti, insinuandosi a macchia d'olio nel tessuto commerciale italiano.
In primo luogo, con la loro concorrenza sleale, basata sui prezzi “stracciati” che riescono a proporre sui mercati grazie allo sfruttamento e al calpestamento dei diritti umani, monopolizzano l'interesse di chi, senza remore morali ed etiche, approfitta di ciò che appare, in prima analisi, come una ghiotta convenienza economica.
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La tortura, le deportazioni, e la sopraffazione delle dissidenze cinesi, canalizzano nei Laogai una forza lavoro a costo zero, che permette una produzione concorrenziale a livello planetario.
.Non di rado, inoltre, lo stesso modus operandi, è stato esportato addirittura qui da noi, in Italia !
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Non di rado, infatti, le indagini e la vigilanza delle Forze dell'Ordine, e in particolare della Guardia di Finanza, hanno permesso di scoprire veri e propri luoghi di prigionia e di sfruttamento in Italia, in cui i cinesi tenevano ammassati clandestinamente i loro stessi connazionali, destinati a lavorare 18 ore al giorno e spesso in condizioni igieniche precarie.
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Il risultato, oltre a quello esecrabile dello schiavismo verso i propri simili, è quello di far chiudere le imprese italiane, per sostituirsi ad esse e monopolizzare sempre più vaste fette di mercato.
E' quindi sempre maggiore il numero di quei commercianti italiani, nei mercatini, che chiudono l'attività.
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Il fenomeno non si ferma però al settore dei “mercatini”, ma si estende, purtroppo, ben oltre l'immaginabile.
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Infatti, interi settori produttivi, come quello tessile, particolarmente in Toscana, sono oggi irrimediabilmente compromessi dall'avanzata dei cinesi, e dal frutto del lavoro nei Laogai.
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Molti altri settori sono nel mirino della concorrenza cinese, come quello dei giocattoli, della ristorazione, della pelletteria, dei mobili, del fotovoltaico, del manifatturiero, e chi più ne ha più ne metta.
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L'indifferenza colpevole dei nostri governanti, durante tutto questo ciclo distruttivo della nostra economia, ha causato una drammatica concomitanza nell'incremento di una crisi finanziaria, che parte dalla chiusura delle aziende e dalla conseguente mancanza dei posti di lavoro.
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Questo è uno dei motivi per cui la Lega Nord si oppone totalmente alla presenza stessa sui mercati di chi, calpestando i diritti umani, stravolge l'economia del Paese ospite.
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Rifiutiamo i prodotti cinesi e boicottiamo le loro imprese, così come loro stessi fanno con noi italiani, e chiediamo ai poteri forti che si preoccupino di questo grave elemento di destabilizzazione che sta uccidendo la nostra economia.
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Chiediamo che sia discussa e approvata, in Parlamento, la proposta di legge n° 3887, di iniziativa parlamentare, depositata alla Camera dei Deputati nel novembre del 2010.
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La proposta di Legge va in una direzione molto chiara, opponendosi cioè a tutti quei prodotti commerciali ottenuti con l'ausilio della violenza e della riduzione in schiavitù, rendendoli fuori Legge e perseguendone i responsabili.
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Tutta la produzione a costo quasi zero della moltitudine cinese in Italia, nata dal sistema dei laogai e della violenza cinese, finirebbe così col non poter essere commercializzata, e ciò determinerebbe la fine anche di una concorrenza spietata e inaccettabile.
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Tutto ciò, permetterebbe forse, la diminuzione dell'uso della schiavitù in Cina, a causa della diminuzione della domanda commerciale.
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Se in tutta Europa i Governi adottassero lo stesso provvedimento, ci si potrebbe riappropriare delle caratteristiche commerciali e produttive insite all'interno delle rispettive realtà territoriali, alimentando nuova linfa vitale alle industrie e al commercio.
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Tutto ciò, permetterebbe forse, la diminuzione dell'uso della schiavitù in Cina, a causa della diminuzione della domanda commerciale.
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Se in tutta Europa i Governi adottassero lo stesso provvedimento, ci si potrebbe riappropriare delle caratteristiche commerciali e produttive insite all'interno delle rispettive realtà territoriali, alimentando nuova linfa vitale alle industrie e al commercio.
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Uniamoci al grido di aiuto dei dissidenti cinesi deportati, e confermiamo la nostra presa di posizione contro il comunismo cinese e le sue costanti violazioni dei diritti umani.
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NO ALLE BANCARELLE CINESI NEI MERCATINI ITALIANI.
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NO ALLE BANCARELLE CINESI NEI NOSTRI MERCATINI.
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NO ALLE ATTIVITA' COMMERCIALI CINESI CHE PRODUCONO CONCORRENZA SLEALE TRAMITE L'INFAMIA DEI LAOGAI.
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BOICOTTIAMO LA CINA E I SUOI EMISSARI IN ITALIA.
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NON RENDIAMOCI COMPLICI DI UNA POLITICA (QUELLA CINESE) BASATA SULLE DEPORTAZIONI E SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI.
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MANDIAMO A CASA LORO I CINESI, IN NOME DELLA LIBERTA' DEL NOSTRO TERRITORIO, PER I NOSTRI FIGLI E PER IL NOSTRO FUTURO.
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BOICOTTIAMO LA CINA E I SUOI EMISSARI IN ITALIA.
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NON RENDIAMOCI COMPLICI DI UNA POLITICA (QUELLA CINESE) BASATA SULLE DEPORTAZIONI E SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI.
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MANDIAMO A CASA LORO I CINESI, IN NOME DELLA LIBERTA' DEL NOSTRO TERRITORIO, PER I NOSTRI FIGLI E PER IL NOSTRO FUTURO.
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