Già
da molti anni sappiamo con certezza che l'incenerimento dei rifiuti è
dannoso per l'ambiente, non solo per l'emissione di particolato
tossico, di diossina e di metalli pesanti in atmosfera, ma anche
perchè innesca e alimenta un ciclo perverso, per il quale anziché
riutilizzare gli stessi rifiuti, bruciandoli, si è costretti a
produrne di nuovi.
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Molte
sono le testimonianze della comunità scientifica che specificano
molto chiaramente la perniciosità degli inceneritori.
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Gestore
degli impianti di incenerimento in Padania, è Hera, il partner di
cui anche il Comune di Minerbio è socio-azionario.
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E'
notizia di oggi, estrapolata da “Il Resto del Carlino”, che
proprio il colosso multiutility ha denunciato il Comune di Castello
d'Argile per aver tentato di gestire in proprio la gara d'appalto per
la gestione delle reti.
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Hera
ha chiesto al Comune un indennizzo di oltre 5 milioni di euro, e su
ciò deciderà probabilmente il Tar.
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Va
ricordato che Minerbio ha confermato il rinnovo del contratto con
Hera, firmando un impegno capestro che non consente nemmeno di
rescindere il contratto stesso, e non si capisce con quale criterio
l'Amministrazione minerbiese si sia legata così a filo doppio con
Hera stessa.
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Il
dubbio è che gli ordini vengano dall'alto di quel partito (il PD)
che annovera tra le sue fila anche ex militanti divenuti poi
funzionari e dirigenti del colosso Hera.
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Tornando
agli inceneritori, e alla pericolosità che rappresentano per
l'ambiente e gli ecosistemi in cui sono inseriti, elenco di seguito
alcune testimonianze sull'argomento, tratte dagli studi di eminenti
scienziati .
...
Quanto segue (è stato estrapolato dal 4° rapporto della Società Britannica di Medicina ecologica)
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… “C’è
anche la questione della sostenibilità.
.I
rifiuti distrutti in un inceneritore verranno rimpiazzati.
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Questo
richiederà nuove materie prime, e nuove lavorazioni, trasporti,
imballaggi ecc. ecc.
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Invece
la riduzione, il ri-utilizzo, e il riciclo rappresentano una
strategia vincente.
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E’
stato dimostrato in varie città che si possono realizzare livelli
elevati di diversione dei rifiuti (> 60%) in modo relativamente
veloce.
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Quando
questo accade, non resta molto da bruciare, ma un certo numero di
prodotti saranno problematici, ad esempio il PVC.
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L’incenerimento,
con il suo approccio a valle (del
problema),
dà il messaggio :
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“Nessun
problema, noi abbiamo una soluzione per smaltire il tuo prodotto,
continua le tue faccende al solito” .
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Ciò
che dovrebbe realizzarsi è una “soluzione a monte”.
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La
società dovrebbe poter dire “Il tuo prodotto non è sostenibile ed
è un pericolo per la salute – smetti di produrlo”.
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L’incenerimento
distrugge la responsabilità e ciò incoraggia le industrie a
continuare a fare prodotti che portano a rifiuti tossici
problematici.
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Una volta che il rifiuto è stato ridotto in cenere, chi può dire chi ha fatto che cosa ?
Una volta che il rifiuto è stato ridotto in cenere, chi può dire chi ha fatto che cosa ?
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Negli
ultimi 150 anni c’è stata una progressiva “tossificazione” del
flusso dei
rifiuti con metalli pesanti, radionuclidi, e molecole organiche
alogenate sintetiche.
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E’
ora di incominciare a invertire questo trend.
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E
questo non verrà realizzato se continuiamo a incenerire i rifiuti.
“
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Dicembre 2005
Vyvyan Howard
Professore di Bioimaging,
Centro per le Bioscienze Molecolari
Università di Ulster, Cromore
Road, Coleraine, Co.Londonderry BT52 1SA
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La
D.ssa Patrizia Gentilini, oncologa, ha affermato, durante la
trasmissione di Fazio, in cui il Prof. Veronesi tentava di minimizzare il
pericolo degli inceneritori, che “a
Forlì le donne residenti per 5 anni entro un raggio di 2 km dagli
inceneritori hanno avuto una incidenza di morte per tumori superiore
del 50 %.”
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Nella
stessa trasmissione, il Dr. Stefano Montanari, insigne nanopatologo,
ha affermato che “l'impatto
significativo in tale contesto non è dato solamente dal cancro ha,
ma anche dalle malattie cardio-vascolari che hanno una incidenza
addirittura tripla.
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Le
nanoparticelle prodotte dagli inceneritori provocano anche
malformazioni fetali, malattie del sistema endocrino, neurologiche,
del sistema immunitario, e allergie, così come qualsiasi fonte di
polveri e di inquinanti organici come le notissime diossine.
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Gli
inceneritori hanno l'aggravante di essere l'unica fonte che non ha
nessuna utilità, ma anzi dannosa, oltre che a far perdere quattrini,
oltre che la salute.”
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Veronesi
ha mestamente risposto che per i rifiuti esistono solo due soluzioni
: o si mettono sotto terra, o si bruciano !
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E'
da notare che gli sponsor di Veronesi, giusto per rimanere in un
perfetto conflitto di interessi, sono proprio i costruttori di
inceneritori, o i loro gestori, come Acea.
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Tornando
agli inceneritori di Forlì, va detto che lo studio sui cosiddetti
termovalorizzatori è stato realizzato dall'Associazione Medici per
l'Ambiente in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario
Nazionale di Chimica per l'Ambiente di Venezia, che ha elaborato i
risultati.
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Nei
primi mesi di quest’anno, sono stati condotti esami su polli
allevati all’aperto a 800 m, a 2 km e a più di 20 km dagli
inceneritori, su uova di galline allevate all’aperto a 800 m e 3,8
km, e su campioni di latte materno di mamme residenti a 500 m e a 1,9
km dagli impianti di incenerimento dei rifiuti.
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“Le
indagini mostrano che entro
un raggio di 2 km tutti
i campioni di alimenti eccedono i livelli che le normative
stabiliscono per tali inquinanti (uova e polli) , e che si assiste ad
una loro netta diminuzione man mano che ci si allontana dagli
impianti”,
hanno dichiarato la dottoressa Patrizia
Gentilini e il dottor Stefano Raccanelli.
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“Queste
sostanze non sono assunte attraverso l’aria che si respira, ma
attraverso il cibo : infatti le diossine, una volta emesse attraverso
i fumi, contaminano terreno e pascoli ed entrano nella catena
alimentare”.
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Per
le diossine, infatti, il
pericolo non è rappresentato dall’aria
che si respira, ma
dagli alimenti contaminati che
finiscono nei nostri piatti ogni giorno.
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“Si
tratta di molecole molto stabili e perciò persistenti, sono
insolubili in acqua ma hanno un’elevata affinità per i grassi”,
hanno spiegato gli autori dello studio.
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“Si
accumulano negli organismi viventi in concentrazioni anche molte
migliaia di volte superiori rispetto all’ambiente”.
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Hera
Ambiente, del gruppo HERA, il gestore dell'inceneritore oggetto
dell'indagine (cioè quello di Coriano), ha subito reagito per bocca
del suo Amministratore delegato, Claudio Galli, affermando che
“le
emissioni sono un centesimo rispetto ai limiti di legge e si possono
verificare sul sito del gruppo”.
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Le
opposizioni locali ironizzano su queste affermazioni, dichiarando :
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“La
diossina forse non si trova in eccesso negli inceneritori perché la
si cerca nei posti sbagliati, dunque ?”,
e continuano dicendo :
“La diossina che ci interessa, invece è quella che si accumula negli alimenti che noi mangiamo e nei nostri tessuti, che si accumula ed è persistente, rendendo vane le assicurazioni di Hera che sta già dicendo che lei rispetta i limiti, anzi è al di sotto di essi di 100 volte… il concetto giusto è che anche entro i limiti di legge, la diossina va evitata perché rappresenta un pericolo.
“La diossina che ci interessa, invece è quella che si accumula negli alimenti che noi mangiamo e nei nostri tessuti, che si accumula ed è persistente, rendendo vane le assicurazioni di Hera che sta già dicendo che lei rispetta i limiti, anzi è al di sotto di essi di 100 volte… il concetto giusto è che anche entro i limiti di legge, la diossina va evitata perché rappresenta un pericolo.
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Le
amministrazioni comunale, provinciale e regionale non hanno
assolutamente mostrato di interessarsi a questi problemi, facendo
finta che non esistessero, anzi addirittura sminuendoli”.
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“L’esposizione
a diossine è correlata sia allo sviluppo di tumori”,
ricordano
gli autori dello studio sull’area degli inceneritori,
“ma anche a disturbi
quali
danni riproduttivi,
abortività,
malformazioni specie urogenitali,
endometriosi,
anomalie dello sviluppo
cerebrale,
endocrinopatie,
disturbi
polmonari,
danni
metabolici
con innalzamento di colesterolo
e trigliceridi,
danni
cardiovascolari,
epatici, cutanei, deficit del sistema
immunitario”.
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Dalla
Gazzetta di Modena del febbraio 2011 leggiamo :
«I
fumi dell’inceneritore causano parti prematuri e a dirlo è lo
studio Moniter di Regione e Arpa, che ha riscontrato un incremento
significativo del fenomeno nell’area maggiormente esposta.
.Il
dottor Giancarlo Pizza, che rappresenta 22.000 medici dell’Ordine
regionale, in occasione della presentazione a Bologna dei dati
Moniter, ha ricordato di essere intervenuto nel 2007 sul tema
invitando ad abbandonare il sistema dell’incenerimento e di essere
stato ripreso e accusato dall’allora ministro Bersani che lo aveva
invitato a farsi i fatti suoi.
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Sempre in quella occasione anche il dottor Marco Martuzzi, epidemiologo dell’Oms, ha invitato chiaramente i presenti a non aspettare ulteriori evidenze su malattie e di adottare il principio di precauzione.
Sempre in quella occasione anche il dottor Marco Martuzzi, epidemiologo dell’Oms, ha invitato chiaramente i presenti a non aspettare ulteriori evidenze su malattie e di adottare il principio di precauzione.
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C’è
anche l’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Modena,
nel maggio 2007, dell’Ordine dei medici di Modena, che portò
all’attenzione della magistratura tutte le problematiche di
carattere sanitario emerse dall’analisi e dall’approfondimento
dei documenti in loro possesso.
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Il
gestore di questo impianto è Hera Ambiente, del gruppo HERA.
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Dissenso
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