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Da più parti mi viene chiesto
quale sia la motivazione, forse inconscia, che spinge un amministratore
comunale a prendere in considerazione, piuttosto che ad ignorare, eventuali
problematiche di interesse pubblico.
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Probabilmente le sfaccettature che delimitano la
geometria della struttura psicologica dei personaggi politici dipendono non
solo dalla formazione culturale, o dal retaggio ancestrale indotto da un
imprinting acquisito nella fase evolutiva adolescenziale, ma anche da sollecitazioni
contingenti o da pressioni occulte che gravano sulle scelte e sulla volontà
decisionale.
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A volte pare quasi che pur consapevoli dell’universo
che li circonda, i politici risultino estraniati dalla realtà contingente e dal
contesto quotidiano, rivelando una persistente idiosincrasia verso la società,
avulsa da qualsiasi esigenza di priorità o rilevanza.
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Ecco così che la psiche del politico sfugge a
logiche razionali, deviando verso percorsi che privilegiano decisioni di
inspiegabile fattura, e che lasciano i cittadini allibiti e increduli.
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I recessi mentali di taluni amministratori
rappresentano un vero e proprio labirinto in cui si perdono i risultati dei
rispettivi laboratori ideologici e intellettuali, metamorfizzati dalla
dipendenza simbiotica con i partiti di riferimento.
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Parafrasando un modo di dire, si può benissimo
affermare che non ci sia peggior sordo di chi non voglia sentire, sia a livello
inconscio che interpretando un ruolo di stolida consapevolezza.
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La coscienza dei politici di mestiere spesso è
attraversata da conflitti che spaziano dal desiderio di esibire proposizioni di
carattere costruttivo e socialmente necessarie, fino alla necessità di
soddisfare i parametri stereotipati delle lobbies legate al partito politico di
appartenenza.
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Solo così si spiega coma mai a volte costoro neghino
realtà evidenti e palesi, oppure perché si esibiscano in realizzazioni di opere
inutili, costose, e non prioritarie rispetto alle esigenze territoriali.
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Gli esempi si sprecano, a livello globale,
universale.
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L’unica cosa che accomuna l’intero universo
geo-politico è la perfetta condiscendenza con cui si rivolgono alla perpetua
ridefinizione di sempre maggiori privilegi e vantaggi per sé stessi.
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Da qui nasce, ed è stato coniato, il termine di
CASTA, che identifica l’appartenenza ad una elite privilegiata.
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La casta ha però superato i suoi stessi limiti,
navigando in un oceano sconfinato di esosità e di arroganza inaffrontabili e
senza limiti.
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Rimanendo in ambito locale, a Minerbio, ci si chiede
da tempo, e da più parti, come mai l’Amministrazione pubblica sia talmente
autoreferenzialista ed arrogante da negare perfino l’esistenza stessa dell’amianto,
nonostante l’evidenza palese della sua assillante presenza sul territorio,
testimoniato dalle nostre numerose segnalazioni.
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Ci si chiede come mai le elucubrazioni mentali e le
divagazioni intellettuali delle menti eccelse che ci governano a livello locale
non riescano o non vogliano prendere in considerazione nemmeno le altre
segnalazioni che facciamo da molto tempo, come ad esempio quelle sulle barriere
architettoniche.
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Il modus operandi del Sindaco di Minerbio nei nostri
confronti è sotto gli occhi di tutti, oramai da anni.
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Noi facciamo le segnalazioni necessarie a risolvere
situazioni di degrado, di spreco, di rischio per la sicurezza stradale, o di
allarme, proponendo anche le soluzioni e le alternative, ma siamo
sistematicamente disattesi e inascoltati.
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Spesso l’Amministrazione si profonde in sterili
scusanti, oppure si nasconde dietro presunti ostacoli a cui attribuisce la
certezza di una impossibilità operativa, mentre in altre occasioni NEGA
sfacciatamente che il problema stesso esista.
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Successivamente è però capitato che le stesse
problematiche che in precedenza non avevano riscosso l’interesse del Primo
Cittadino, venissero poi affrontate, seguendo le nostre indicazioni.
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Forse la coscienza civica degli amministratori
pubblici ha subito un improvviso risveglio dalla profonda letargia in cui era
sprofondata ?
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Forse, invece, hanno lasciato trascorrere un po’ di
tempo dalle nostre segnalazioni per timore di apparire come se fossero stati
colti in fallo ?
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Se così fosse denoterebbero di avere la cosiddetta
“coda di paglia” poiché quotidianamente sbandierano ipocritamente la loro
disponibilità al dialogo con i cittadini, invece inesistente.
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O forse si tratta di mera arroganza ?
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Pura, semplice, e devastante arroganza, per mezzo
della quale l’Amministrazione comunale governa Minerbio, appoggiata da chi
risulta essere maestro della disinformazione e della manipolazione, e cioè il PD.
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Non a caso si celebrano ricorrenze al suono di
“Bella ciao”, le cui note vengono diffuse enfaticamente dalla banda cittadina,
mentre se ne ignorano totalmente altre, come ad esempio quella dei martiri
delle Foibe.
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La corte del Re di Minerbio si affaccenda invece in
attività di compiacenza verso il proprio sovrano, ed esprime il meglio di sé
dilapidando le risorse locali, infischiandosene dei veri problemi del
territorio.
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La vittoria della psiche e dell’intelligenza
individuale, mai come in questo caso, è vanificata da una forma di vassallaggio
tesa e rivolta a compiacere la Corona locale, a discapito di noi sudditi, ridotti
ad interpretare nostro malgrado il ruolo di servi della gleba.
Ricordo ancora l’ultimo incontro con Sua Maestà,
l’anno addietro, a proposito dell’amianto da noi segnalatogli.
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In quella occasione erano presenti i dirigenti
sanitari Asl, oltre a noi, nonché un consigliere comunale del Comune di San
Lazzaro (attivo nella lotta all’amianto), e vari Assessori, ma ciò non impedì
al Re di abbandonare il consesso ivi riunito, e di rimanere assente per lungo
tempo.
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Al suo ritorno, nemmeno una parola di scuse …
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La sua arroganza raggiunse l’apoteosi quando, dopo
essersi seduto, all’oscuro di quanto noi tutti ci eravamo detti nel frattempo,
esordì con la frase :
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“A Minerbio il problema amianto NON esiste ! “
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Di fronte a tale manifestazione di protervia non ci
rimase che alzarci in piedi e abbandonare la sala in segno di protesta, seguiti
dal suo sorrisino beffardo e arrogante.
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Questo comportamento, da parte di un Sindaco, è
frutto del retaggio culturale da lui assorbito da una qualche scuola di
partito, oppure deriva da una forma di maleducazione congenita ?
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Il suo evidente intento di auto-referenziarsi, e di
togliere all’interlocutore una qualsiasi velleità di contrapposizione, attinge
forse da esigenze di carattere ancestrale, quali ad esempio una infanzia infelice
o qualche trauma fanciullesco mai superato ?
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Non si capisce altrimenti perché colui che DEVE fare
gli interessi della cittadinanza, essendo pagato per questo motivo da noi
tutti, si esibisca invece in vergognose rappresentazioni di stampo staliniano,
del tutto paragonabili ai dictat dei gerarchi comunisti del Kgb sovietico.
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La domanda con la quale ho iniziato questo post
trova quindi risposta solo attraversando territori in cui l’esame delle
prerogative socio-caratteriali dei personaggi presenta caratteristiche molto
variegate, e la cui analisi va ben oltre le mie capacità.
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Lascio quindi a voi tutti l’onere di interpretarne
non tanto le intime motivazioni, per le quali non sarebbero sufficienti nemmeno
parecchie “sedute” di psicanalisi, bensì le risultanze materiali, alla prova
dei fatti.
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Limitiamoci quindi ad esaminare la realtà locale e
quotidiana, e potremo ottenere un quadro chiaro e aggiornato della situazione.
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I fatti parlano da soli …
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Dissenso
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