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Gli eredi di Togliatti e di quel comunismo metamorfizzato che dal dopoguerra avvelena la società italiana, costituiscono l’organismo politico che prende il nome oggi di Partito Democratico.
Gli eredi di Togliatti e di quel comunismo metamorfizzato che dal dopoguerra avvelena la società italiana, costituiscono l’organismo politico che prende il nome oggi di Partito Democratico.
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I suoi rappresentanti hanno eretto per anni intorno al
Partito un’aura di purezza che li identificava come paladini delle minoranze,
presentandoli come artefici di una società giusta ed equilibrata, tuonando
contro coloro che approfittavano della loro posizione di comando per lucrare e
speculare.
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La potente macchina disinformatrice dei comunisti,
forte dei miliardi di lire ricevuti per decenni da Mosca, che da sempre
rappresenta il loro soggetto politico ed economico di riferimento, ha permesso
loro di mescolare le carte in tavola, presentando al popolo non più una realtà
oggettiva, ma una serie di mistificazioni che dal dopoguerra in avanti
nascondono gli innumerevoli scheletri nell’armadio della sinistra italiana.
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La manipolazione della verità, a tutti i livelli, è
insita nella programmazione politica comunista e fa parte del retaggio
culturale ereditato dalla simbiosi che per lungo tempo ha unito il comunismo
russo a quello di casa nostra.
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L’assuefazione ai consistenti aiuti economici
erogati dalla potenza comunista sovietica al PCI ha consentito ai comunisti
italiani di sopravvivere, rendendoli interdipendenti alle decisioni politiche
imposte dai gerarchi moscoviti.
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Abbiamo potuto assistere ad un vero e proprio
pellegrinaggio ininterrotto, che per decenni ha condotto i massimi esponenti
del PCI italiano a Mosca, al fine di manifestare una totale condiscendenza in
cambio di denaro.
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Tutto ciò è ampiamente documentato e provato da
numerosi documenti cui si è potuto accedere all’apertura degli archivi
precedentemente segreti, sia a Mosca che nei Paesi in cui la sfera di influenza
sovietica era imposta militarmente, con l’uso della forza.
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La doppiezza e l’ambiguità sono quindi le
caratteristiche principali di chi si proponeva al popolo italiano come esempio
di fulgido baluardo, in difesa dei valori costituzionali e di libertà.
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Parallelamente, per lunghissimo tempo, le schiere di
intellettualoidi sinistroidi hanno allungato le loro mani sulla verità
oggettiva, riuscendo a mistificarla e a renderla ostaggio di una
interpretazione di parte, offrendola poi subdolamente modificata all’intera
società, alle scuole, alle università, e ai media.
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Per troppo tempo un colpevole silenzio ha potuto
incombere sulle tristi e spaventose realtà legate all’universo
concentrazionario sovietico, come i gulag, o a quello cinese, come i laogai.
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L’istruzione e la didattica che hanno formato
culturalmente le generazioni del dopoguerra, sono state spesso addomesticate e
plasmate secondo i criteri che l’intellighenzia comunista ha proposto e
modellato ad hoc.
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Ecco il perché oggi molte persone non sanno neppure
cosa sia il gulag, o non abbiano mai sentito nemmeno nominare i criminali
comunisti che hanno prodotto milioni di morti, come i famigerati Nikolaj Ezov, o Lavrentij Berija.
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L’opera di mistificazione continua incessante anche
ai giorni nostri, portata avanti dai seguaci metamorfizzati di quel criminale di nome Togliatti che ancora oggi
viene denominato “il Migliore”.
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In nessuno dei nostri agglomerati urbani possono
esistere, giustamente, una via o una piazza intitolate ad Adolf Hitler, a causa
del suo ruolo di nemico dell’umanità e delle nefandezze compiute, ma in
parecchie località, non solo italiane, svettano invece i nomi di altri nemici dell’umanità, come Lenin o
Stalin.
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Questi gerarchi sono responsabili della morte di milioni di vittime innocenti, ma la macchina disinformatrice comunista li ha preservati in un limbo particolare fatto di condiscendenza, tutelandoli e osannandoli, e proponendoli alle masse come interpreti della storia degni di meritare che sia loro intitolata e dedicata una piazza o una via.
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Questi gerarchi sono responsabili della morte di milioni di vittime innocenti, ma la macchina disinformatrice comunista li ha preservati in un limbo particolare fatto di condiscendenza, tutelandoli e osannandoli, e proponendoli alle masse come interpreti della storia degni di meritare che sia loro intitolata e dedicata una piazza o una via.
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Le vicissitudini della politica italiana, dal dopo
guerra ad oggi, hanno percorso itinerari che sempre di più hanno privilegiato
la ricerca di risorse economiche per il partito di appartenenza o per il
politico stesso, piuttosto che una reale attenzione verso le problematiche che
affiggono il Paese.
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L’Italia è oggi sul punto di cadere in un baratro
peggiore di quello in cui è sprofondata l’Argentina nel 2002, ma i
rappresentati dei Partiti godono tutt’ora di elevati benefici finanziari e di
scandalosi privilegi, cui non intendono affatto rinunciare.
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Il malaffare e la corruzione impregnano i Partiti a
tutti i livelli, e l’arroganza dei politici è pari solo al loro menefreghismo
verso il popolo italiano.
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PD, PDL, e UDC formano un unico fronte compatto nel
sostenere Monti nel suo disegno politico, costituendo di fatto una immensa
associazione a delinquere finalizzata al mantenimento di un potere marcio e corrotto.
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A tale proposito, voglio citare alcuni esempi di
come il PD, in Emilia Romagna, abbia
interpretato la sua leadership negli ultimi anni, e di come sia riuscito
a navigare indenne in un oceano di nefandezze.
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Vorrei innanzitutto fare alcune considerazioni su un
personaggio di spicco del PD, una guida carismatica dei seguaci del comunismo
di Togliattiana memoria, e cioè Romano Prodi.
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E’ sufficiente aprire la pagina di wikipedia per
farsi una idea abbastanza precisa del suo modus operandi.
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Si evincono palesemente le vicissitudini legate ai
procedimenti giudiziari di cui è stato protagonista, e i suoi coinvolgimenti
nei casi di scabrose problematiche finanziarie.
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Il nome dell’ex numero uno pidiessino ricorre con
insistente frequenza a proposito di scandali come quello legato alla vendita
della “Cirio” per cui fu indagato per abuso d’ufficio oppure per quello secondo
cui avrebbe svolto consulenze per conto di Goldman Sachs e General Electric
durante il suo mandato all’Iri.
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Successivamente alla sua nomina a Presidente
dell’Iri fu coinvolto in un processo per conflitto d’interesse riguardo ad
alcuni contratti di consulenza con Nomisma, di cui era dirigente.
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Nel 1981 fu chiamato a testimoniare davanti alla "Commissione
Moro" riguardo ad un inquietante episodio, e cioè la partecipazione ad una
seduta spiritica durante la quale venne fuori il nome di una località in cui fu
poi scoperto un covo delle Brigate Rosse (Gradoli) in cui fu tenuto prigioniero
Aldo Moro.
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Nel 2006 Romano Prodi fu indicato come “uomo di
riferimento” del KGB in Italia, secondo le affermazioni desunte dalle rivelazioni della
spia russa Alexander Litvinenko morto poi per avvelenamento il 23 novembre
dello stesso anno per mano di sicari sovietici.
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Prodi non è l’unico personaggio legato al mondo del
PD di cui troviamo tracce consistenti nelle cronache giudiziarie e in vicende
di malaffare.
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Bologna e la Regione Emilia Romagna, che
costituiscono il perno attorno cui ruota l’universo comunista, offrono una
visione sconcertante proprio dei personaggi di maggior spicco del Partito
Democratico coinvolti in procedimenti penali.
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L’ultimo in ordine di tempo è proprio il presidente
della Regione, Vasco Errani, di cui si attendono le dimissioni in caso di
rinvio a giudizio per il reato di falso in atto pubblico.
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Anche l’ex vice di Errani, Flavio Delbono, ex
Sindaco di Bologna, si dimise nel 2010 in seguito alle indagini che lo videro
indagato per i reati di peculato, truffa aggravata e abuso d’ufficio.
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Sembra che un vero e proprio “trait d’union” unisca
e colleghi i massimi vertici del Partito Democratico …
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Nel recente passato anche un altro illustre
esponente del partito di Bersani, come l’ex Sindaco di Rimini, Alberto
Ravaioli, è stato indagato dalla Magistratura per concorso in truffa, e la sua
posizione è stata archiviata proprio in questi giorni.
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Il Partito Democratico di Piacenza, città natale di
Pier Luigi Bersani , è attualmente sotto i riflettori della Giustizia, a causa
del consigliere regionale Marco Carini, indagato per reati che vanno dalla
truffa, all’abuso di ufficio, al falso ideologico in atti pubblici.
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Carini si era già distinto in passato per essere
l’eletto in Regione con il maggior numero di assenze alle sedute del Consiglio
Regionale.
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A proposito di Bersani, vorrei stigmatizzare un
episodio che riguarda Emilio Riva, il patron dell’Ilva di Taranto.
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Nel periodo 2006/2007 l’imprenditore ha versato la
somma di 98.000 euro per finanziare
personalmente, con questa donazione, proprio il numero uno del PD.
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Tutto regolare, certo, così come le altre donazioni
al PDL, ma ciò che salta all’occhio è la prontezza e la disinvoltura con cui i
partiti, PD compreso, chiudono entrambi gli occhi davanti al disastro
ambientale compiuto da questi “donatori”, accettando il contributo con
sollecitudine.
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Come definireste tutto ciò ?
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Ipocrisia congenita ?
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Mancanza di etica ?
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Assuefazione al ricevimento di denaro frusciante ?
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Dipendenza incurabile da qualsiasi contributo,
indipendentemente dalla sua provenienza ?
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No comment…
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Gli episodi in cui il malaffare si insinua nella
politica si sprecano, e le cronache dei giornali ne sono la testimonianza, così
come i post su internet, da cui traspare una realtà nascosta e poco
pubblicizzata.
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Il PD è un grande protagonista del mondo giudiziario
italiano, a livello nazionale, e costituisce un vero e proprio serbatoio di indagati,
di sospettati, di colpevoli, di corrotti, di collusi, di manipolatori, e di
disinformatori.
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Quale alibi vorrà trovare la schiera di
intellettualoidi comunisti per mistificare una realtà che da anni si palesa con
chiarezza quotidianamente ?
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Si continueranno a difendere semplicemente puntando
il dito verso gli oppositori politici ?
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La politica perennemente persecutoria con cui i comunisti
crocifiggono gli avversari, autori di quegli stessi reati di cui si sono resi
colpevoli anch’essi, prescinde da considerazioni di carattere etico e morale,
ed è fine a sé stessa, sterile e improduttiva.
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Mi vengono alla memoria due citazioni evangeliche :
Mi vengono alla memoria due citazioni evangeliche :
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“ Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del
tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo ? ”
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Potrei adattare alla situazione centinaia di detti e
di aforismi che si adattano perfettamente al modus operandi dei comunisti
italiani, ma a nulla varrebbe poiché schiere di fedelissimi della falce e
martello, imperterriti, continuerebbero a proclamare la loro fede in Stalin, e
a sventolare la bandiera rossa.
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Non mi rimane altro che continuare a segnalare tutto
ciò che viene invece nascosto o non detto dal PD, portando quante più persone
possibili a conoscenza delle loro nefandezze e della loro brama smisurata di
potere.
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La gente deve conoscere gli inciuci che caratterizzando le politiche di partito del PD, che fagocita e gestisce interessi economici immensi, agendo da gran burattinaio verso quei personaggi che sposta e manipola all’interno dei vari CDA delle aziende inglobate.
La gente deve conoscere gli inciuci che caratterizzando le politiche di partito del PD, che fagocita e gestisce interessi economici immensi, agendo da gran burattinaio verso quei personaggi che sposta e manipola all’interno dei vari CDA delle aziende inglobate.
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Gli interessi economici del Partito costituiscono la
priorità, sostituendosi al bene della gente e di coloro che, stupidamente,
lo hanno votato.
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La mia non è mancanza di rispetto verso questo tipo
di elettori, poiché ritengo che chiunque abbia diritto di votare per chi
preferisce, ma quando ci si trova di fronte a politici che ci danno questo
esempio di vita… bè allora significa che il voto è espresso condizionatamente,
per partito preso, a occhi chiusi, creando danno all’intera società civile.
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Auspico un futuro in cui i comunisti metamorfizzati
siano finalmente scomparsi, per il bene della civiltà.
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Spero che la disinformazione comunista sia infine
sopraffatta dal coro di voci che si levano a favore della verità, storica e
contingente, decretando la fine di una tragica illusione.
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Dissenso
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