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giovedì 12 dicembre 2013

Bologna, Pd e scandalo derivati. M5S copre il caso ma poi...


Dimissioni è la parola d'ordine che gira per il Comune di Bologna, dopo che il Comune ieri pomeriggio ha ammesso di aver detto il falso per settimane sui contratti derivati. 

L'inchiesta giornalistica apparsa sulla testata nazionale Libero Quotidiano, dopo gli altri articoli di Affari, aveva fatto riesplodere il caso con la pubblicazione della documentazione di Bankitalia e la notizia che il Comune volesse annullare una commissione bilancio, presieduta dal grillino Marco Piazza, che poteva mostrare tutte le carte con le ingenti perdite. 

Dopo la sospensione dell'udienza da parte di Piazza, Forza Italia, Gruppo Misto e Lega Nord scendono sul piede di guerra contro la censura. 
Tomassini e Salsi chiedono le dimissioni della vicesindaco Pd Giannini e del grillino che in privato al M5s dice “Il Comune non ha derivati” ma in commissione vorrebbe parlarne e invia lettere in cui paventa “gravi responsabilità” di ogni consigliere per eventuali “fughe di notizie sui contenuti degli atti segreti” e quindi annulla l'udienza. 

Poi l'ammissione del Comune. 
Un alto dirigente del Comune ci rivela i fatti

Derivati pagati a Banca Intesa San Paolo dal 2005 al 2012 e a Banca Infrastrutture, oltre a titoli per 9 milioni di euro nei confronti di Dexia Crediop, istituto specializzato in derivati e ai derivati in Interporto, Atc, Tper, Acer ed Hera, le partecipate pubbliche invischiate nei titoli "scommesse". 

Nel pomeriggio di ieri il Comune di Bologna ammette di aver detto il falso per settimane sui contratti derivati. 

In mattinata la conferenza stampa con i documenti di Bankitalia, già pubblici su youtube e mostrati da noi a tutte le tv locali con Forza Italia, Gruppo Misto e Lega Nord schierati contro la censura imposta dal Comune.

E' l'epilogo di una giornata febbrile con le opposizioni in consiglio comunale,Lorenzo Tomassini (Forza Italia) e Federica Salsi (Misto) a chiedere le dimissioni della vicesindaco Pd, Silvia Giannini, e del presidente della commissione bilancio, Marco Piazza (Movimento 5 Stelle) responsabili di aver negato fino all'ultimo la presenza dei derivati.

Nel pomeriggio la clamorosa retromarcia del Comune: viene diramato un comunicato stampa in cui si ammette che ci sarebbe stata la "rinegoziazione da un tasso fisso a un tasso variabile di un mutuo da 10 milioni e 500 mila euro contratto con Banca Intesa".
La rinegoziazione ha prodotto l'apertura di "una componente derivata... ma con un canone di assicurazione (CAP)".
Ma cosa vuol dire?

"Neanche sanno di che parlano. E lo fanno con termini sbagliati", ci ha riferito un alto dirigente del Comune di Bologna che vuole restare anonimo.
"Guardi, mi cascano le braccia. Questa cosa descritta vuol dire poco e niente. Ma almeno ammettono di aver contratto dei derivati che secondo me sono almeno due.
E il “CAP” che il Comune cita non è un canone di assicurazione.
Anche gli ultimi arrivati nel settore finanziario sanno che il “CAP” è un tipo di contratto derivato", ribadisce il tecnico.
Sull'intera vicenda la risposta del Comune continua a non essere esaustiva lasciando le opposizioni sul piede di guerra.

Tomassini: “Altri rappresentanti istituzionali del M5S ci hanno aspettato fuori dalla conferenza stampa per aggredirci e definirci 'ridicoli'.
Qualcuno intende la democrazia in questo modo, ma io ho un vantaggio: non sono 'dei loro' (ringraziando la Provvidenza!) e non possono espellermi.
Quindi?
Andiamo avanti e domani, in Consiglio, chiederò al Sindaco cosa pensi di una Vice che racconta bugie e se sia il caso di mantenerla ancora nel ruolo”

Ma lo stesso Piazza è nella medesima situazione, visto che non garantisce le opposizioni che lo hanno collocato al vertice della commissione di garanzia-bilancio, per cui anche nei suoi confronti verranno chieste le dimissioni.
Il grillino, in privato, risponde così agli attivisti del M5s che hanno visto i documenti di Bankitalia in video: “Il Comune non ha derivati... il mio tempo è limitato”, non ha cioè tempo di approfondire.
Ma per mail manda a tutti i consiglieri messaggi opposti.
Dice che in commissione vorrebbe parlarne ma paventa “gravi responsabilità” di ogni consigliere per eventuali “fughe di notizie sui contenuti degli atti segreti” e quindi annulla l'udienza.
Purtroppo per lui però le lettere del grillino vengono rese pubbliche da una persona su Facebook.
Come si dice!? Chi di spada ferisce di spada perisce!
Ma Piazza decide di querelare chi ha pubblicato le sue lettere per violazione della privacy...la stessa privacy che per i grillini è sempre violabile, in nome della trasparenza, quando si tratta di Berlusconi.

Ma è lo stesso alto dirigente del Comune che cerca di spiegare le affermazioni di Piazza: "E' colpa del microchip che gli ha infilato sottopelle la Cia. Non è colpa sua", dice parafrasando il deputato grillino Paolo Bernini che appena eletto in Parlamento aveva imputato all'Intelligence la volontà di manipolare l'opinione delle persone.

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