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domenica 17 agosto 2014

1945 : CRIMINI COMUNISTI NELLA "BASSA" BOLOGNESE - IL TRIANGOLO DELLA MORTE



Raccolta di testimonianze, aneddoti, racconti, ed episodi inerenti al bagno di sangue che si è verificato nelle nostre zone nell’immediato dopoguerra, successivamente al 25 aprile del 1945, a guerra finita, e alla loro presentazione.

Sul finire dell’ultima guerra mondiale, nel 1945, e anche a guerra già finita, l’Italia ha assistito sul proprio territorio ad una vera e propria escalation di delitti, di stragi, e di vendette, tutti a sfondo politico, che hanno raggiunto punte di ferocia e di malvagità molto elevate.

Tutti sanno che le vendette e i “conti in sospeso” tra opposte fazioni politiche, ma non solo, hanno scatenato una vera e propria “caccia all’uomo” che non ha risparmiato neppure persone innocenti, donne e anziani, in un clima di odio che non ha precedenti.

I responsabili di questa lunga catena di omicidi e di efferatezze, furono i partigiani comunisti, che vollero così imprimere un triste e indelebile segno nella storia dell’Italia, incidendolo con il sangue delle loro vittime.

I partigiani spesso hanno prelevato le persone direttamente dalle loro case e le hanno uccise senza neanche offrire loro un processo sommario, depredandole e infierendo sui corpi con ferocia.

Molti di questi carnefici furono riconosciuti e arrestati, ma a causa dell’amnistia di Palmiro Togliatti furono rimessi in libertà, e spesso si ritrovarono faccia a faccia con i parenti delle loro stesse vittime,  potendo così irriderle e dileggiarle impunemente.

Possiamo oggi affermare, nonostante i tentativi degli eredi di Togliatti di nascondere o dissimulare la realtà criminosa, che la vastità dei fatti di sangue imputabili ai partigiani comunisti induca a credere che essi siano stati realizzati seguendo un preciso disegno, uno schema pianificato e organizzato a tavolino, scientemente e criminalmente.

Non è un caso che interi gruppi familiari siano stati sterminati, spesso aggiungendo l’efferatezza della tortura agli omicidi, e che poi i partigiani si siano appropriati dei beni materiali delle vittime.

Non è un caso che dopo la guerra, ci si sia trovati davanti a partigiani improvvisamente diventati ricchi, che poterono così iniziare delle attività imprenditoriali usando i soldi sporchi del sangue delle loro stesse vittime.

La scure comunista si è abbattuta con violenza anche sui rappresentanti del Clero, nel tentativo di decapitare coloro che potevano guidare i cattolici verso destinazioni e percorsi diversi da quelli previsti dal comunismo.

Lo storico Roberto Beretta ci segnala nel suo studio del 2005, “Storia dei preti uccisi dai partigiani”, che il numero dei sacerdoti uccisi dall’odio comunista è stato in totale di 130 vittime !

Dopo aver condotto una vera e propria “caccia alla tonaca”, prodromica ad una lunga serie di esecuzioni, compiute appunto dai partigiani, divenne chiaro il tentativo dei comunisti di impadronirsi “politicamente” della società, mediante la forza e l’intimidazione.

Questa tesi fu sostenuta anche dal Cardinale di Bologna, sua Eccellenza Giacomo Biffi, nel 1995, in occasione del cinquantenario della Resistenza, riprendendo e amplificando ciò che già era stato affermato in precedenza da Don Lorenzo Tedeschi, un coraggioso sacerdote che citò la frase di un comandante partigiano comunista :

"Se dopo la liberazione, ogni compagno avesse ucciso il proprio parroco e ogni contadino il padrone, a quest’ora avremmo risolto il problema. "

Il Partito Comunista Italiano ha provveduto poi a mantenere una totale disinformazione sulle stragi, omettendo di parlarne e di pubblicizzare qualsiasi cosa fosse inerente a tutto ciò, stendendo un velo di minacciosa omertà sull’argomento.

Lo dimostra il fatto che ancora oggi si riferiscano a Togliatti come a : “il Migliore” !!!

Si stima che gli uccisi, dopo il 21 aprile 1945 nel bolognese, ammontino a 773, di cui 334 civili (fra cui 42 donne).

Vorrei tentare di dare il giusto ricordo alle vittime, attraverso una serie di rievocazioni storiche, di racconti e di aneddoti, che permetta di collocarle in un contesto non più dimenticato.

Vorrei far riaffiorare le ignobili circostanze attraverso cui sono state messe in atto vere e proprie stragi contro persone spesso innocenti, perpetrate comunque a “sangue freddo”, e cioè a guerra finita, ad armi deposte.

La vigliaccheria è stato il motivo trainante che ha permesso al comunismo di approfittare della violenza insita nei suoi sostenitori per appropriarsi dei beni, oltre che della vita, di centinaia di vittime delle nostre zone.

Sono rimasti in pochi i superstiti, o i figli dei superstiti, o delle vittime, che potrebbero oggi dare luce alle pagine buie degli stermini effettuati dai partigiani nel 1945.

Risulta quindi estremamente difficile comporre un quadro di insieme uniforme, sia per la disinformazione operata in precedenza, sia per il velo che il tempo ha calato sulle vicende, ma certamente tutto ciò non ferma il desiderio di dare alle vittime un giusto riconoscimento, che permetta anche future commemorazioni.

Cerchiamo, attraverso i racconti dei parenti, o degli amici delle vittime, di “mettere insieme” gli aneddoti che la memoria ha tramandato, per poter fruire di un quadro omogeneo che dimostri la verità storica dell’immediato dopoguerra.

Se ricordate qualche particolare inerente alla soppressione di parenti, in riferimento a quell’epoca, magari corredato da vecchie fotografie, sarei lieto di poter avere un colloquio con Voi, nel pieno rispetto della Vostra privacy e del tutto informalmente.





UN PO' DI "VERA" STORIA: VITTIME DELL'ODIO COMUNISTA NEL "TRIANGOLO ROSSO"

La locuzione “triangolo della morte” (o “triangolo rosso”), di origine giornalistica, indica un'area del nord Italia in cui alla fine della seconda guerra mondiale, tra il 1945 ed il 1948, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni a sfondo politico, attribuite a partigiani ed a militanti di formazioni di matrice comunista.

Il territorio  su cui ha imperversato l’odio comunista, attraverso gli omicidi e le efferatezze compiute da schiere di partigiani assassini e carichi di odio, è compreso tra le città di Bologna, Reggio Emilia, e Ferrara.

Anche nei territori del nostro comune (Minerbio – BO) e di quelli vicini o adiacenti, la ferocia e l’odio che da sempre contraddistinguono il vorace mostro sanguinario comunista, si sono manifestati con palese evidenza in tutta la loro drammaticità.

I rancori e le vendette personali, così come, a volte il semplice delirio di onnipotenza dei partigiani comunisti, hanno prodotto un abisso di orrore sui cittadini inermi dei nostri territori, compiendo vere e proprie stragi a guerra già finita.

Elenco solo alcune delle vittime che sono riuscito a identificare dopo un paziente lavoro di ricerca, e prego chiunque fosse in grado di fornire dettagli o di completarne la stesura di contattarmi.

Lo scopo non è quello di alimentare l’odio verso coloro che si sono macchiati di tali nefandezze, ma quello di restituire alla verità storica la giusta dimensione della realtà che i comunisti hanno tentato di nascondere per decenni.

Ho riscontrato infatti grande difficoltà nel riassemblare i frammenti di verità precedentemente nascosti dall’opera sistematica di disinformazione messa in atto dal PCI prima, e dai suoi eredi metamorfizzati in seguito.

Ad esempio, non è stata data alcuna risonanza, infatti, riguardo al fatto che dal 24 aprile al 5 dicembre 1945 la media dei preti assassinati dai comunisti nell’arcidiocesi di Bologna sia stata di un martire al mese.

Nonostante il processo di revisione storica innescato dal crollo del comunismo mondiale, dopo la caduta del “Muro di Berlino”, pochissimo è stato scritto su queste vittime, a cui non è stata dedicata nemmeno una via o una piazza.

Ecco quindi alcuni dei nominativi delle vittime dimenticate, che in concomitanza dell’anniversario del 25 Aprile è giusto e doveroso ricordare.

Onoriamo citandoli, il loro estremo sacrificio, insieme a tutti coloro che non sono qui elencati, abbracciandoli idealmente. Continua a leggere...

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