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domenica 16 giugno 2013

Minerbio, “Dolce Fiera” : Full immersion in “China town” !

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Che tristezza !
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La quasi totalità delle bancarelle che espongono le loro merci, nella manifestazione “La dolce fiera”, l’evento stagionale che si ripropone annualmente a Minerbio, è gestita da cinesi o da nord africani.
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Lo stereotipo è sempre lo stesso, e rappresenta un fenomeno inquietante che vede come protagonista le politiche di espansione commerciale della Cina comunista.
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I cinesi producono i loro materiali destinati alla vendita in Occidente in veri e propri lager camuffati da strutture industriali, tristemente famosi sotto il nome di “Laogai”.
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In questi luoghi di detenzione i costi di produzione relativi alla mano d’opera sono ridotti a zero, in quanto il lavoro coatto costituisce il modus operandi delle amministrazioni carcerarie, che veicolano così le risorse umane a loro disposizione verso finalità di lucro a favore del partito comunista cinese.
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Spesso in questi luoghi vige la tortura, come metodo di dissuasione verso eventuali dissensi, soprattutto politici, e la morte rappresenta una costante che aleggia sopra le teste degli sventurati detenuti.
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Le donne e i bambini non sono esenti da questo tipo di sfruttamento, e a loro sono imposte quote di produzione raggiungibili solo con turni di dieci o dodici ore di lavoro giornaliere.
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Quando la morte per sfinimento o per tortura pone fine al calvario di questi esseri indifesi e sfruttati, il regime comunista vende i loro organi su un mercato internazionale sempre alla ricerca di “merce umana” per i trapianti, infatti la Cina è al primo posto nella classifica mondiale di “produttore” di organi umani.
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La funzione dei Laogai ha quindi un triplice scopo :
l’annichilimento delle dissidenze interne, l’utilizzo di mano d’opera gratuita su vasta scala a fini speculativi, e la commercializzazione di organi umani.
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Quando in Italia, e nella fattispecie a Minerbio, ci si avvicina alle bancarelle cinesi per acquistare prodotti che sembrano appetibili per il loro basso costo, bisogna pensare che, tutto ciò è determinato da politiche aberranti e crudeli come quelle sopra descritte.
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Comprereste una maglietta che costa solo due euro, se sapeste che è stata confezionata da un bambino di 10 anni, in un Laogai, o da un anziano malato terminale, a cui presto verranno espiantati gli organi ?
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Inoltre, bisogna considerare, come da noi già ripetutamente denunciato, che i cinesi stanno sostituendosi ad un sistema commerciale italiano, che è quello del mercato itinerante, di bancarelle rionali e di feste paesane, una volta fiore all’occhiello di una tradizione prettamente nostrana.
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Altri settori industriale e commerciali sono già stati fagocitati dai cittadini del “Celeste Impero”, come quello tessile, o manifatturiero, oppure del pellame e della bigiotteria.
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A Prato, alle soglie di Firenze, che una volta era un centro di riferimento per l’industria tessile nazionale, sono oramai scomparse le ditte italiane, sostituite gradualmente da quelle cinesi, che grazie al silenzio assenso della classe politica sono riuscite a monopolizzare completamente il mercato.
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Gli arrivi di materiali dalla Cina, che costituiscono un flusso costante e ininterrotto di prodotti a costo zero, hanno compromesso gli equilibri di ogni settore merceologico, mettendo in ginocchio l’economia nazionale, e costringendo alla chiusura moltissimi esercenti italiani non più competitivi sui mercati.
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L’orrore della dittatura comunista, e la sua politica di ramificazione commerciale, sono quindi alla base di una espansione a macchia d’olio, costante e inarrestabile, che produce devastazione in ogni suo grado di avanzamento, dalla produzione alla vendita.
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E’ necessario BOICOTTARE i cinesi e loro prodotti, presentati sulle bancarelle dei mercatini o dei negozi a prezzi invitanti, poiché costituiscono solo una fase di un più grande disegno :
il predominio commerciale completo sui mercati italiani, prodromico all’asservimento della popolazione, così come già realmente accade in Cina.
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Il Governo comunista in Cina, infatti, controlla e manipola l’intera popolazione, decidendo a tavolino qualsiasi comportamento individuale o sociale, a partire dalle politiche familiari a quelle che esprimono un palese indottrinamento di massa.
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Ad esempio, la politica del “figlio unico” in Cina, prevede che ogni famiglia non possa, per legge, mettere al mondo più di un figlio, pena l’interruzione di gravidanza forzata o la soppressione dell’eventuale secondo figlio neonato.
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La Cina sta mettendo in atto, da tempo, anche una politica criminale volta al genocidio dell’etnia tibetana, sostituendone intere fasce di popolazione con altre di etnia cinese, e sovrapponendosi a loro, forzatamente, e imponendo lingua, tradizioni, e leggi esclusivamente cinesi.
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I monasteri buddisti vengono dati alle fiamme, o riconvertiti a scopi diversi da quelli originari, e i religiosi vengono perseguitati, arrestati, e torturati.

Centinaia di monaci, nel corso degli ultimi anni, si sono immolati dandosi fuoco, per protestare contro il tentativo di annichilimento attuato dalla Cina nei loro riguardi. .
Pensiamo a tutto ciò, quando vediamo una bancarella cinese in un mercatino rionale, o in una sagra paesana.
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Se acquistiamo merci cinesi, ci rendiamo complici di queste nefandezze, avallandone e stimolandone il proseguo, grazie al nostro contributo economico.
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Boicottiamo i cinesi e il loro turpe commercio !
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I minerbiese, come tutti gli altri, dovrebbero dimostrare una sensibilità maggiore di quella palesata invece fino ad oggi, per quanto riguarda il commercio cinese, rifiutando a priori qualsiasi contatto con chi usa strumenti di morte e sopraffazione per affermare una propria supremazia.
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Dissenso
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