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domenica 17 agosto 2014

1945 : CRIMINI COMUNISTI NELLA "BASSA" BOLOGNESE - IL TRIANGOLO DELLA MORTE



Raccolta di testimonianze, aneddoti, racconti, ed episodi inerenti al bagno di sangue che si è verificato nelle nostre zone nell’immediato dopoguerra, successivamente al 25 aprile del 1945, a guerra finita, e alla loro presentazione.

Sul finire dell’ultima guerra mondiale, nel 1945, e anche a guerra già finita, l’Italia ha assistito sul proprio territorio ad una vera e propria escalation di delitti, di stragi, e di vendette, tutti a sfondo politico, che hanno raggiunto punte di ferocia e di malvagità molto elevate.

Tutti sanno che le vendette e i “conti in sospeso” tra opposte fazioni politiche, ma non solo, hanno scatenato una vera e propria “caccia all’uomo” che non ha risparmiato neppure persone innocenti, donne e anziani, in un clima di odio che non ha precedenti.

I responsabili di questa lunga catena di omicidi e di efferatezze, furono i partigiani comunisti, che vollero così imprimere un triste e indelebile segno nella storia dell’Italia, incidendolo con il sangue delle loro vittime.

I partigiani spesso hanno prelevato le persone direttamente dalle loro case e le hanno uccise senza neanche offrire loro un processo sommario, depredandole e infierendo sui corpi con ferocia.

Molti di questi carnefici furono riconosciuti e arrestati, ma a causa dell’amnistia di Palmiro Togliatti furono rimessi in libertà, e spesso si ritrovarono faccia a faccia con i parenti delle loro stesse vittime,  potendo così irriderle e dileggiarle impunemente.

Possiamo oggi affermare, nonostante i tentativi degli eredi di Togliatti di nascondere o dissimulare la realtà criminosa, che la vastità dei fatti di sangue imputabili ai partigiani comunisti induca a credere che essi siano stati realizzati seguendo un preciso disegno, uno schema pianificato e organizzato a tavolino, scientemente e criminalmente.

Non è un caso che interi gruppi familiari siano stati sterminati, spesso aggiungendo l’efferatezza della tortura agli omicidi, e che poi i partigiani si siano appropriati dei beni materiali delle vittime.

Non è un caso che dopo la guerra, ci si sia trovati davanti a partigiani improvvisamente diventati ricchi, che poterono così iniziare delle attività imprenditoriali usando i soldi sporchi del sangue delle loro stesse vittime.

La scure comunista si è abbattuta con violenza anche sui rappresentanti del Clero, nel tentativo di decapitare coloro che potevano guidare i cattolici verso destinazioni e percorsi diversi da quelli previsti dal comunismo.

Lo storico Roberto Beretta ci segnala nel suo studio del 2005, “Storia dei preti uccisi dai partigiani”, che il numero dei sacerdoti uccisi dall’odio comunista è stato in totale di 130 vittime !

Dopo aver condotto una vera e propria “caccia alla tonaca”, prodromica ad una lunga serie di esecuzioni, compiute appunto dai partigiani, divenne chiaro il tentativo dei comunisti di impadronirsi “politicamente” della società, mediante la forza e l’intimidazione.

Questa tesi fu sostenuta anche dal Cardinale di Bologna, sua Eccellenza Giacomo Biffi, nel 1995, in occasione del cinquantenario della Resistenza, riprendendo e amplificando ciò che già era stato affermato in precedenza da Don Lorenzo Tedeschi, un coraggioso sacerdote che citò la frase di un comandante partigiano comunista :

"Se dopo la liberazione, ogni compagno avesse ucciso il proprio parroco e ogni contadino il padrone, a quest’ora avremmo risolto il problema. "

Il Partito Comunista Italiano ha provveduto poi a mantenere una totale disinformazione sulle stragi, omettendo di parlarne e di pubblicizzare qualsiasi cosa fosse inerente a tutto ciò, stendendo un velo di minacciosa omertà sull’argomento.

Lo dimostra il fatto che ancora oggi si riferiscano a Togliatti come a : “il Migliore” !!!

Si stima che gli uccisi, dopo il 21 aprile 1945 nel bolognese, ammontino a 773, di cui 334 civili (fra cui 42 donne).

Vorrei tentare di dare il giusto ricordo alle vittime, attraverso una serie di rievocazioni storiche, di racconti e di aneddoti, che permetta di collocarle in un contesto non più dimenticato.

Vorrei far riaffiorare le ignobili circostanze attraverso cui sono state messe in atto vere e proprie stragi contro persone spesso innocenti, perpetrate comunque a “sangue freddo”, e cioè a guerra finita, ad armi deposte.

La vigliaccheria è stato il motivo trainante che ha permesso al comunismo di approfittare della violenza insita nei suoi sostenitori per appropriarsi dei beni, oltre che della vita, di centinaia di vittime delle nostre zone.

Sono rimasti in pochi i superstiti, o i figli dei superstiti, o delle vittime, che potrebbero oggi dare luce alle pagine buie degli stermini effettuati dai partigiani nel 1945.

Risulta quindi estremamente difficile comporre un quadro di insieme uniforme, sia per la disinformazione operata in precedenza, sia per il velo che il tempo ha calato sulle vicende, ma certamente tutto ciò non ferma il desiderio di dare alle vittime un giusto riconoscimento, che permetta anche future commemorazioni.

Cerchiamo, attraverso i racconti dei parenti, o degli amici delle vittime, di “mettere insieme” gli aneddoti che la memoria ha tramandato, per poter fruire di un quadro omogeneo che dimostri la verità storica dell’immediato dopoguerra.

Se ricordate qualche particolare inerente alla soppressione di parenti, in riferimento a quell’epoca, magari corredato da vecchie fotografie, sarei lieto di poter avere un colloquio con Voi, nel pieno rispetto della Vostra privacy e del tutto informalmente.





UN PO' DI "VERA" STORIA: VITTIME DELL'ODIO COMUNISTA NEL "TRIANGOLO ROSSO"

La locuzione “triangolo della morte” (o “triangolo rosso”), di origine giornalistica, indica un'area del nord Italia in cui alla fine della seconda guerra mondiale, tra il 1945 ed il 1948, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni a sfondo politico, attribuite a partigiani ed a militanti di formazioni di matrice comunista.

Il territorio  su cui ha imperversato l’odio comunista, attraverso gli omicidi e le efferatezze compiute da schiere di partigiani assassini e carichi di odio, è compreso tra le città di Bologna, Reggio Emilia, e Ferrara.

Anche nei territori del nostro comune (Minerbio – BO) e di quelli vicini o adiacenti, la ferocia e l’odio che da sempre contraddistinguono il vorace mostro sanguinario comunista, si sono manifestati con palese evidenza in tutta la loro drammaticità.

I rancori e le vendette personali, così come, a volte il semplice delirio di onnipotenza dei partigiani comunisti, hanno prodotto un abisso di orrore sui cittadini inermi dei nostri territori, compiendo vere e proprie stragi a guerra già finita.

Elenco solo alcune delle vittime che sono riuscito a identificare dopo un paziente lavoro di ricerca, e prego chiunque fosse in grado di fornire dettagli o di completarne la stesura di contattarmi.

Lo scopo non è quello di alimentare l’odio verso coloro che si sono macchiati di tali nefandezze, ma quello di restituire alla verità storica la giusta dimensione della realtà che i comunisti hanno tentato di nascondere per decenni.

Ho riscontrato infatti grande difficoltà nel riassemblare i frammenti di verità precedentemente nascosti dall’opera sistematica di disinformazione messa in atto dal PCI prima, e dai suoi eredi metamorfizzati in seguito.

Ad esempio, non è stata data alcuna risonanza, infatti, riguardo al fatto che dal 24 aprile al 5 dicembre 1945 la media dei preti assassinati dai comunisti nell’arcidiocesi di Bologna sia stata di un martire al mese.

Nonostante il processo di revisione storica innescato dal crollo del comunismo mondiale, dopo la caduta del “Muro di Berlino”, pochissimo è stato scritto su queste vittime, a cui non è stata dedicata nemmeno una via o una piazza.

Ecco quindi alcuni dei nominativi delle vittime dimenticate, che in concomitanza dell’anniversario del 25 Aprile è giusto e doveroso ricordare.

Onoriamo citandoli, il loro estremo sacrificio, insieme a tutti coloro che non sono qui elencati, abbracciandoli idealmente. Continua a leggere...

I CRIMINI DEL PARTITO COMUNISTA CINESE.



CINA: indagine conduce all’evidenza di espianto forzato di organi nella città di Handan.

Il silenzio è collusione

L’atrocità dell’espianto forzato di organi da praticanti del Falun Gong è largamente conosciuto.
Ha scioccato il mondo e ha attirato grande attenzione.
Tuttavia, molti crimini commessi ad Handan collegati con l’espianto forzato di organi sono ancora tenuti nascosti.
Sulla reputazione del Partito Comunista Cinese nelle atrocità dell’espianto forzato di organi, ogni grado di tolleranza o silenzio aggrava l’accusa di collusione.
È obbligo di ogni persona con senso di giustizia aiutare affinché finisca questa persecuzione e rendere noti i crimine del PCC.
Prendere posizione per la giustizia e salvaguardare i diritti umani di ogni essere vivente, inclusi tu ed io.

sabato 9 agosto 2014

IL BRADIPO PIDDINO NON LO SA, PERCHE’…STAVA FACENDO LA CACCA



Il bradipo è un animale molto simpatico, lento e sonnacchioso. Fa parte dell’ordine degli “sdentati”, anche se in realtà ha i denti, sia pure molto poco sviluppati. Il suo punto forte (si fa per dire) è la sua prodigiosa lentezza. È lento quando cammina, quando mangia, quando gioca, perfino quando fa la cacca (può addirittura addormentarsi mentre sta facendo i suoi bisognini).

Dorme circa 19 ore al giorno, poi gli piace stare appeso agli alberi a testa in giù. Insomma sta spesso a testa in giù, così che vede sempre il mondo al contrario.

Bene il bradipo è come l’italiano medio, l’italico piddino, quello che alle ultime elezioni europee ha dato il 40,8% di consensi al PD, quel partito “di sinistra”, che sta instaurando una dittatura oligarchica “di destra” in Italia, sempre per il solito motivo che il sangue si nota meno su di una camicia “rossa”. Per quale motivo, ci si chiede? Semplicemente perché dorme troppo e vede il mondo al contrario, quindi non riesce a decifrare la realtà nel modo giusto.
Infatti il bradipo piddino si addormenta mentre pensa, perché la monotonia del suo stesso pensiero lo annoia a morte, eternamente puntato sull’ossessivo fuffoso concetto: PD …PD …PD … Ecco perché non si informa, non legge, non studia, quindi non sa.

Per esempio non sa che l’Unione Europea è un organismo sovranazionale antidemocratico e oligarchico nella sua stessa natura, dove il potere legislativo è affidato ad organi non elettivi, non trasparenti, ma solo nominati dalla partitocrazia e dalle lobby finanziarie che lo condizionano. Di conseguenza lo svuotamento del potere degli stati nazionali e la sua successiva concentrazione in organi sovranazionali, determina l’isolamento tecnocratico delle commissioni decidenti e il sequestro della gestione democratica della società civile, a vantaggio dell’autogestione blindata del potere partitocratico. 
Non sa che attraverso il modello economico/finanziario ispirato al neoliberismo di Friedrich Von Hayek, in Eurolandia sono i grandi monopoli finanziari che dettano la politica degli Stati e dell’Unione. Perché la loro autonomia decisionale deve stare “al riparo dal processo elettorale” (Mario Monti). A differenza del modello economico keynesiano, che prevedeva uno Stato che facesse investimenti anticiclici per evitare la recessione, nella quale si è avvitata ora l’Italia, ed assicurare l’occupazione. E quando la politica economica è affidata ad una Banca Centrale, che, per statuto, opera in autonomia autoreferenziale, la democrazia rappresentativa è finita e il processo elettorale è privato del suo senso. Ma questo il bradipo piddino non lo sa, perché sta appeso agli alberi a testa in giù e vede il mondo al contrario.

Non sa per esempio che sulle banconote dell’euro non c’è scritto da nessuna parte “pagabili a vista al portatore”, perché la BCE non ha una riserva aurea (quindi dove le porti?), e non c’è nemmeno scritto “la legge punisce gli spacciatori e i fabbricanti di moneta falsa”, perché questo avrebbe aperto dei contenziosi giuridici complicati. Poi tra la bandierina europea e gli acronimi della BCE nelle varie lingue, c’è un simboletto, è il simbolo del copyright, ma voi avete mai visto un francobollo, una marca da bollo, una banconota col copyright? Il quale è per sua natura un istituto di diritto privato, la moneta invece dovrebbe essere un istituto di diritto pubblico, a corso forzoso, dunque l’euro, secondo questi requisiti, non sarebbe una moneta a corso forzoso.

La BCE è una banca pubblica solo di nome, ma non di fatto, perché sarebbe nata da un accordo di natura privatistica tra banche centrali nazionali, che infatti restano proprietarie della riserva aurea dei loro paesi, infatti nella BCE può entrare anche una Banca che non adotta l’euro, come quella d’Inghilterra (che detiene il 17 % del capitale della BCE), quindi l’euro sarebbe l’equivalente di una cambiale, di un qualsiasi titolo di pagamento di diritto privato. In definitiva la famigerata banconota è una sorta di moneta straniera e dunque gli stati dell’UE sono obbligati ad usare una moneta non propria. Ma la politica monetaria di uno Stato condiziona molto la sua politica economica (ce ne siamo accorti!).

Il bradipo piddino non sa che la Costituzione italiana del 1948 è fondata sul principio economico keynesiano, che pone il lavoro al centro delle dinamiche fondamentali per il buon funzionamento economico di uno stato. Quando negli anni ‘30 numerose file di disoccupati andavano a ritirare il sussidio di disoccupazione, Keynes si preoccupò di formulare una teoria per la piena occupazione: “I difetti lampanti della società economica in cui viviamo sono la sua incapacità di provvedere alla piena occupazione e la sua distribuzione arbitraria e iniqua della ricchezza e dei redditi.” (Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, John Maynard Keynes). Se il Pil e l’occupazione dipendono dalla domanda, per aumentarli occorrerà quindi incrementare la domanda aggregata, cioè la domanda dell’intera Nazione (perché è la domanda che crea l’offerta, non la produzione, non la competitività). In altre parole per uscire da una crisi, è necessario che qualcuno spenda di più, in modo da assorbire la produzione in eccesso ed eventualmente indurre le imprese a produrre di più. Quindi la domanda aggregata deriva da: + consumi + investimenti + spesa pubblica + esportazioni – (meno, meno, meno, meno …) importazioni.

Questo principio keynesiano, che aveva risolto la crisi di disoccupazione del ‘29, venne sostituito dalla teoria neoliberista di Milton Friedman e dei Chicago Boys degli anni’70, che puntava invece sull’eclissi dell’intervento statale e sul liberismo economico autoreferenziale, con particolare riguardo alle liberalizzazioni e privatizzazioni (che avrebbero favorito il capitale privato), con l’imposizione di tagli all’assistenzialismo ed alle spese parassitarie, con l’avvio del risanamento dei conti pubblici, per evitare con l’aumento del costo del debito pubblico (provocato però dagli alti tassi d’interesse finanziari) il default degli Stati, e infine con l’apertura al commercio estero e agli investimenti stranieri.

Quindi una vera e propria inversione di tendenza, diffusa ad arte con la propaganda di regime di ideali europeisti mai attuati, di maggiore solidarietà e integrazione tra i popoli d’Europa. Una tragica dottrina che sul piano economico sta producendo un continuo aumento del debito pubblico, la deindustrializzazione e la strage delle aziende del Paese, l’emigrazione di capitali, imprese e cervelli all’estero, la svendita di beni pubblici, gioielli tecnologici di stato (Finmeccanica, Eni, Enel). Ma questo il bradipo piddino non lo sa, perché mentre stava pensando alle possibili soluzioni della crisi gli è venuto un forte mal di testa.

Non sa che le spudorate pseudoriforme sbandierate ai quattro venti da Renzi, Padoan, Napolitano, rappresentano la costruzione di una società governata da oligarchie del potere finanziario, che poco si interessano di diritti, redditi, lavoro, cultura, previdenza, benessere sociale. Il nuovo modello economico imposto non mira assolutamente all’attuazione della crescita economica, ma alla conquista di un bacino socio-economico da sfruttare con tassi, interessi, mutui, balzelli medievali, che ricordano appunto il sistema verticistico feudale, dove un’oligarchia aristocratica guerriera parassitaria governava su tutta la società con l’aiuto del potere finanziario e usuraio.

A questo punto credo che sia una provocazione quanto afferma Marco Della Luna quando dice: “Diversamente da altri, io non biasimo moralmente i progettisti e gli autori di quanto sopra. Non dico che sono criminali perché sacrificano il 99% della popolazione agli interessi dell’1%. Infatti, il loro modello socioeconomico deflativo-parassitario-autocratico è più adeguato a ciò che i popoli sono, al loro effettivo livello mentale e di consapevolezza, che non è molto diverso da quello del bestiame, come dimostra la bovina docilità con cui si lasciano “riformare”. Il modello democratico, e anche il modello (post)keynesiano, presuppongono che l’uomo mediano e il popolo siano qualcosa che in realtà non sono affatto, quindi semplicemente non possono funzionare. Il modello socioeconomico deflativo ha, inoltre, il vantaggio di riuscire a imporre coercitivamente e dall’alto, di fronte al raggiungimento dei limiti fisici dello sviluppo e alla necessità di ripiegare, la necessaria decrescita ecologica dei consumi e della stessa popolazione, che in regime di democrazie nazionali non si potrebbe ottenere.”

Dunque il livello mentale di consapevolezza dei popoli non sarebbe molto diverso da quello del bestiame, del gregge, dei buoi, o delle pecore, visto che accetta ogni minaccia al proprio benessere in maniera rassegnata e docile, senza alcuna apparente volontà di ribellarsi. E dunque non sarebbe condannabile moralmente la volontà corrotta e parassitaria di questa classe dirigente che cerca di imporre in maniera autoritaria un nuovo ordine socio/economico devastante per il benessere della popolazione. Sarebbe come dire: è legittimo sfruttare i più deboli d’intelletto, perché tanto non capiscono una fuffa; [...] Mi sembrano affermazioni quantomeno bizzarre.

Ma il bradipo piddino non se ne preoccupa, intento com’è a bersi tutte le bufale che i dirigenti del suo partito affaristico liberista gli raccontano. […]

[…] Ecco perché l’autunno quest’anno sarà particolarmente caldo, chiuderanno molte aziende, ci saranno ancora licenziamenti dolorosi, probabilmente anche un prelievo forzoso sui conti correnti, una pesante patrimoniale e il commissariamento da parte della Troika. Ma il bradipo piddino questo non lo sa, perché stava facendo la cacca e … si è addormentato.
Rosanna Spadini
Fonte: LINK - Tratto da: LINK

sabato 2 agosto 2014

Una archiviazione ridicola.

E' di ieri la notizia della richiesta di archiviazione delle indagini iniziate nel 2005 sulla pista palestinese e la strage di Bologna. 
Quando l'ho saputo dai giornalisti ci sono rimasto male, oggi l'ho letta e ho capito che il nostro Paese non vuole fare i conti con la propria storia. Stavo andando alla stazione il 2 agosto 1980 dovevo vedere l'orario del treno per Torino che avrei preso nel pomeriggio per iniziare il car nei carabinieri. 
E' scoppiata mentre io ero a metà di via Indipendenza, pochi minuti e sarei stato travolto anch'io da quella maledetta bomba.
Da li nasce la mia ossessione per sapere la verità su quel tragico evento.

La sentenza che condanno' Mambro, Fioravanti e Ciavardini non mi ha mai convinto. 
Un processo indiziario che condanno' i tre, all'epoca uno minorenne e gli altri due ventenni, non per aver collocato la bomba, ma per aver partecipato all'organizzazione dell'attentato. 
Infatti nessuno ha mai dimostrato che fossero presenti quel giorno a Bologna. Con loro vennero condannati i vertici del Sismi per depistaggio, la cosa comica e' che avevano depistato le indagini portando gli inquirenti ad indagare proprio sui NAR e su Fioravanti. 
Tra l'altro i Nar, colpevoli di numerosi omicidi e reati, non hanno mai usato le bombe nella loro attività criminale. 

Quando arrivo' la sentenza definitiva mi sentii impotente, capivo che eravamo lontani dalla verità, ma non avevo nulla in mano per poter dire che ci fosse un'altra pista da seguire. 
Poi la svolta. Nel 2005 ero parlamentare e vengo informato che in commissione Mitrokhin erano arrivate delle carte dalla Francia, mandate dal giudice Bruguiere, che contenevano grandi novità sulla strage di Bologna. 

Immediatamente chiesi di farne parte e incominciai insieme a due consulenti, il giornalista Gian Paolo Pelizzaro e il magistrato Lorenzo Matassa, già componente del pool di Falcone, a visionarle. 
In primo luogo scoprimmo che quel giorno un terrorista c'era a Bologna era Tomas Krham e che per anni ci avevano occultato la notizia. 
Dalle carte scoprimmo che Krham era un militante del gruppo Separat, un'organizzazione terroristica composta da palestinesi e tedeschi comandata dal Carlos. 
Nella medesima organizzazione militava la Froelich , una terrorista arrestata a Fiumicino nel 1982 con un carico di esplosivi e riconosciuta da un portiere dell'hotel Jolly che dichiarò di averla vista all'hotel Jolly l'1 e il 2 agosto 1980. Il gruppo Separat, controllato dalla Stasi, erano alleati dell'Fplp, organizzazione terroristica palestinese federata all'Olp.

Tutto qui? 

No da documenti provenienti dai vari archivi dei paesi dell'est ricostruimmo le attività del gruppo e da documenti italiani scoprimmo il Lodo Moro, il patto dichiarato e ovviamente non scritto tra lo Stato Italiano e i palestinesi grazie al quale si consentiva ai palestinesi di trasportare e tenere in Italia armi ed esplosivi usati nei vari attentati in Europa a patto che i palestinesi non facessero attentati in Italia ad eccezione di proprietà o persone americane o ebree. 
I depositi erano custoditi insieme alle Br, i migliori alleati dell'Fplp come hanno dichiarato i vertici stessi dell'organizzazione palestinese. 
Ma qualcosa si inceppò e i carabinieri nel novembre del 1979 arrestarono tre militanti del collettivo di Via dei Volsci mentre trasportavano dei lanciarazzi appartenenti all'Fplp e il giorno successivo venne arrestato anche il responsabile dell'Fplp in Italia Abu Saleh. 

Probabilmente l'arresto fu voluto dai carabinieri che, Dalla Chiesa in testa, vedevano negativamente l'accordo fatto con i palestinesi perché quelle armi erano usate anche dalle Br.
Ovviamente la vicenda porta ad una reazione molto dura da parte dei vertici dell'Fplp che già durante il processo che si svolse a l'Aquila nel gennaio del 1980, mandano una missiva contenente esplicite minacce nel caso non venissero liberati i quattro arrestati e restituiti i loro missili, ricordando gli accordi presi dallo Stato italiano. 
Nulla da fare i quattro vengono condannati e incomincia il conto alla rovescia della ritorsione. Probabilmente non doveva accadere a Bologna, ma sicuramente quella bomba che scoppio' il 2 agosto 1980 doveva servire con ogni probabilità proprio alla ritorsione annunciata il 2 luglio 1980 con una circolare dal prefetto De Francisci che dichiara esplicitamente che era partito l'ultimatum da parte dei palestinesi e di vigilare su alcune città probabili oggetto dell'attentato fra cui anche Bologna.

Questi in sintesi i fatti che ho raccontato più ampiamente nel libro che ho scritto su questa vicenda "Bomba o non bomba alla ricerca ossessiva della verità" che contiene un cd con quasi mille pagine di documenti per la maggior parte secretati all'epoca della pubblicazione del libro. 
Ma torniamo alla richiesta di archiviazione che poggia su due questioni più importanti: non c'è prova dell'esistenza del Lodo Moro e non e' certo che Krham facesse parte dell'organizzazione Separat.

Sul lodo Moro c'è una sentenza emessa dal tribunale di Venezia alla fine degli anni ottanta sul traffico di armi palestinesi / Br che ne certifica l'esistenza peraltro confermato da un alto ufficiale del Sismi proprio in quel processo. 
Cossiga e' uno di quelli che confermo' l'esistenza del Lodo Moro ma i giudici di Bologna dicono che hanno udito Cossiga che avrebbe dichiarato loro che e' solo una sua congettura. Peccato che ci siano almeno sei o sette libri scritti da Cossiga in cui spiega cos'è il Lodo Moro e come ne scoprì l'esistenza. 
Non solo c'è una sua lettera autografa inviata all'on Fragala', in occasione di una conferenza stampa tenuta nel 2005 e alla quale Cossiga non poté partecipare, in cui il defunto ex Presidente della Repubblica dichiara nero su bianco l'esistenza del Lodo Moro. 

Di questo patto ne parlano e ne ammettono l'esistenza anche i vertici dell'Olp e dell Fplp in diverse interviste. Ma per i giudici di Bologna non e' sufficiente, forse cercavano il documento ufficiale come se un patto del genere possa essere scritto. 
Non ci sono prove che Krham facesse parte del gruppo Separat? 
C'è un documento della Stasi, il servizio segreto che controllava per conto del KGB, il gruppo di Carlos agli atti della commissione Mitrokhin e inviatoci dal giudice Bruguiere con l'elenco degli appartenenti a Separat. 
C'è ovviamente Krham e anche la Froelich nome di battaglia Heidi. 
Non solo. 
C'è un altro documento dei servizi segreti ungheresi che testimonia che Krham, la Frolich e Carlos si incontrarono a Budapest poche settimane dopo l'attentato a Bologna. Niente, per i giudici di Bologna tutto ciò non e' sufficiente.

Quasi 10 anni di inchiesta non per cercare la verità, ma per giustificare una archiviazione. 
Li paghiamo anche troppo questi magistrati, per quello che fanno. 

Di E. Raisi 

Tratto da: LINK