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martedì 22 maggio 2018

Il parco Pier Paolo Pasolini


Vorrei spendere due parole a proposito di un Parco pubblico bolognese,  il “Parco Pier Paolo Pasolini”, che costeggia l’insediamento abitativo cosiddetto del “virgolone” al Pilastro, per tutta la sua lunghezza, nel quartiere San Donato.
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Ogni giorno è fonte di gioia per chi, come me, ama la natura, gli alberi, e gli animali.
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Mia moglie ed io, quotidianamente, abbiamo la fortuna di poter passeggiare nel parco e di godere delle sue prerogative.
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Stamattina abbiamo avuto un incontro curioso e molto gradito, del quale allego immagine.
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Si tratta di una graziosa lucertolina che, mentre passavamo di fianco alla siepe che lei ha eletto a propria dimora, ha fatto capolino e si è messa ad osservarci.
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Il parco offre momenti di vera comunione con la natura, grazie alla presenza di numerose specie di volatili, come il picchio, la cinciallegra, il fringuello, la ghiandaia, la gazza, lo storno, la cornacchia, oppure come l’assiolo, che dall’imbrunire fino a notte inoltrata fa udire il suo caratteristico chiu’, il suono dal quale ha preso il soprannome con cui è anche chiamato.
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Gli alberi sono distribuiti in tutto l’areale, alternando file di ippocastani ad altrettante di profumatissimi tigli, oltre ad aceri, querce gigantesche, pioppi cipressini e pioppi bianchi, noci, frassini, ma anche ciliegi selvatici, abeti, cedri, e molti altri.
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Ieri ho scritto al Coordinatore della Commissione Ambiente, Sostenibilità, Verde Pubblico ed Energia del Quartiere,  signor Pier Luigi Giacomoni, per proporre una iniziativa (nella speranza che mi risponda).
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In pratica ho lanciato l’idea di apporre su ogni pianta un cartellino plastificato in cui sia riportato il nome della stessa (sia quello scientifico, in latino, che quello “volgare” in italiano), come è già stato fatto nelle aree dell’Ospedale Sant’Orsola.
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La contestuale mappatura consentirebbe un monitoraggio delle risorse arboree, e non solo, ma potrebbe essere il punto di partenza per lo sviluppo e l’implemento di un piano didattico organizzato, come la messa in opera di “bacheche” informative da posizionare lungo i sentieri del Parco.
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Il volontariato e la sussidiarietà che deve essere, giocoforza, alla base di questa iniziativa, costituiscono due anelli della lunga catena che unisce la cittadinanza al territorio, e costituiscono il mezzo attraverso cui l’Amministrazione di quartiere può evolvere in senso positivo le politiche ambientali.
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... uno scorcio del parco ...

Secondo il mio parere ciò avrebbe un impatto positivo sui cittadini che frequentano il parco, e avrebbe una importante valenza didattica soprattutto nei riguardi dei bambini e dei giovani.
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Sono infatti convinto che la conoscenza della natura sia simbionte con l’amore per la stessa, in modo esponenziale, ed è per questo che bisognerebbe ampliare ed approfondire la cultura ambientale, che passa anche attraverso queste iniziative.
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La contestualità della conoscenza e del contatto, in una full immersion nella natura, permette un afflato completo e consapevole, che fa bene al corpo ma anche allo spirito.
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Il canto degli uccelli e le loro continue evoluzioni aeree, i prati erbosi che si intervallano alle presenze arboree, le coccinelle, i ricci, le farfalle, i funghi e le erbe, di cui molte commestibili, come il tarassaco, la piantaggine, la malva, o lachillea,  permettono di godere di un ambiente particolare, vero e proprio polmone all’interno di una zona densamente popolata.
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... l'upupa ...
Da qui i volatili, pattugliando il territorio, ci regalano presenze in luoghi dove meno ci si aspetterebbe di vederli, come nel caso in cui mia moglie si è ritrovata una meravigliosa upupa, posatasi sul davanzale del suo ufficio, nei palazzi della Regione Emilia Romagna.
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Nel Parco Pasolini sono presenti anche le installazioni di Nicola Zamboni, l’artista scultore che ha creato circa 200 figure umane a grandezza naturale, disponendole poi lungo un percorso che attraversa il parco stesso fino all’Arena Pasolini, lo spazio destinato a spettacoli e ad eventi culturali.
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L’unico elemente che, a mio parere, stride violentmente con l’immagine bucolica e positiva del parco, è il nome che gli è stato dato, e cioè quello di Pier Paolo Pasolini.
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La mia affermazione si basa sulla convinzione che la figura dello scomparso  regista non sia propriamente da prendere ad esempio e da modello.
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E’ noto infatti che alla sua morte, filtrò la notizia che in seguito all’autopsia cui fu sottoposto, gli trovarono tracce di sperma nello stomaco.
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Il suo assassino, Pino Pelosi, era minorenne all’epoca dei fatti, e si intratteneva in prestazioni sessuali mecenarie con Pasolini, che era omosessuale e prediligeva i rapporti orali con i ragazzini.
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A prescindere dall’orientamento sessuale, non mi sembra che Pasolini fosse, e sia oggi,  un modello da proporre come esempio, essendo un pedofilo.
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Non mi pare che l’idea di intitolargli un Parco sia frutto di una riflessione meditata, bensì dell’ennesima riscoperta di proposizioni con cui la sinistra continua a sbandierare  i suoi idoli,  nonostante le meschinità e le nefandezze che rappresentano.
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Se così non fosse, non ci sarebbero via Lenin e viale Marx …
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Dissenso
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