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giovedì 17 maggio 2018

La sinistra a Bologna


La galassia di movimenti anarco-comunisti che compongono il panorama politico dell’estrema sinistra extraparlamentare, a Bologna, racchiude al suo interno il retaggio pseudo culturale desunto dalle strategie del vecchio Partico Comunista Italiano.
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E’ sufficiente esaminare come tali strategie fossero allora finalizzate alla creazione di “risorse negoziabili” all’interno del sistema, tenendolo in ostaggio anche con lotte al di fuori della legalità, e come oggi si siano evolute mantenendo le prerogative iniziali.
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"Antagonisti" armati di spranghe e bastoni aggrediscono i poliziotti a Bologna
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L’idea dei gruppi comunisti, sia di quelli di allora, che di quelli di oggi, in particolare dei facinorosi appartenenti ai cosiddetti Centri sociali (che di sociale proprio non hanno nulla) è quella di fare del disordine il proprio cavallo di battaglia, in nome di un non bene identificato antimperialismo, oppure per ribadire stucchevoli solidarietà ai terroristi palestinesi, sempre e rigorosamente in una chiave tanto antifascista quanto anacronistica.
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Togliatti, nella sua enfasi di pseudo rivoluzionario asservito e prostrato ai dictat di Mosca, proclamava e sentenziava veri e propri appelli all’odio sociale, verso la Polizia, le istituzioni, e i sionisti-americani, asserendo :
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Ci sono momenti in cui è necessario prendere mille compagni e mandarli a battersi, sapendo che forse cento saranno messi in prigione”…
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Il Partito Comunista Italiano alimentava ad arte la percezione, durante gli scontri di piazza, di trovarsi su un campo di battaglia, in una contesa militare per il possesso di un territorio, per ottenere il controllo del quale si manifestava una palese carica d’odio ideologico, ricorrendo a tattiche di guerriglia urbana, a barricate e a violente rappresaglie.
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Durante tutto il periodo attraverso cui il Partito Comunista italiano si è metamorfizzato ed ha assunto le sembianze dell’attuale PD, le frange più estremiste dei comunisti extraparlamentari hanno proseguito nel loro percorso di ortodossia ideologica, mantenendo il modus operandi originario.
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I gruppi dei centri sociali oggi costituiscono una vera spina nel fianco per la democrazia, ma in città come la rossa Bologna sono da sempre tollerati, se non coccolati, sia dal PD che dalle sinistre in genere.
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Al PD fa molto comodo avere un braccio armato che gli dia modo di impedire ad avversari politici di tenere comizi o manifestazioni di piazza, così come è avvenuto per Matteo Salvini, leader della Lega, a cui è stato impedito di parlare ai cittadini di Bologna.
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L'auto di Matteo Salvini danneggiata dagli aggressori dei centri sociali
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I centri sociali  hanno messo a ferro e fuoco la città, nella totale indifferenza delle istituzioni, Prefetto e Sindaco in testa.
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Nelle rare occasioni in cui la Magistratura è stata chiamata a giudicare l’operato criminale di alcuni dei facinorosi e violenti appartenenti ai centri sociali, colpevoli di numerosi reati, immancabilmente le “toghe rosse” hanno benevolmente steso la loro mano protettrice su di loro, assolvendoli da qualsiasi accusa.
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La democrazia a Bologna NON esiste da decenni, ostaggio ormai di una cricca anarco comunista delinquenziale che gode di appoggi della politica, a cui interessa solo coprire le tracce delle malefatte e del malaffare in cui è sprofondata.
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Sembra di essere a Mosca in era staliniana, dove la violenza era la caratteristica di fondo, insieme ad una burocrazia asfissiante e ad una miriade di imposizioni, di balzelli, e di prepotenze che impedivano alle persone di vivere normalmente.
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Il Partito comunista rivive a Bologna quotidianamente, risorgendo ogni qualvolta dei manipoli di partigiani assassini si ritrovano per intonare le note di “bella ciao”, oppure quando la democrazia viene tenuta in ostaggio dalla violenza dei centri sociali che decidono chi  può parlare e chi invece non ha diritto di parola, oppure quando la sera, in alcune vie e piazze del centro cittadino iniziano a suonare i bongo e i tam tam, in un crescendo ritmico e ossessionante, che perdura fino al mattino seguente, impedendo ai residenti di dormire, oppure quando si permette ai gruppi anarchici e comunisti di occupare l’aula C della facoltà di Scienze politiche dell’Università per l’incredibile durata di ben 26 anni.
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Quando accadono queste cose ci si chiede in che razza di società sia sprofondata Bologna, e quali personaggi detengano il potere decisionale e politico, come ad esempio il Prefetto e il Sindaco …
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La guerriglia urbana è un fenomeno criminale che andrebbe represso contestualmente ogni qualvolta ce ne fosse bisogno, ma occorrerebbe anche prevenirne l’insorgenza, mediante una sistematica metodica di analisi dei gruppi che compongono i centri sociali, per conoscerne le finalità e i programmi, ed eventualmente provvedere a disincentivare eventuali radicalizzazioni.
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Purtroppo a Bologna si vive in una situazione paradossale, che vede da un lato un sindaco inetto e incapace di affrontare le esigenze della popolazione, e dall’altro una ragnatela di collusioni, di bonaria accondiscendenza, di malafede, di deviazione ideologica che ci consente di definire l’attuale situazione come uno stupro della democrazia.
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Il Prefetto dovrebbe, come minimo, dare le dimissioni, stante la sua palese incapacità a inibire comportamenti antidemocratici di frange violente dell’ultra sinistra.
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A ciò si aggiunge il fatto che alcuni settori della città sono ostaggio di bande di magrebini che dirigono lo spaccio della droga.
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Se ci fosse ancora Togliatti sarebbe molto contento di tutto ciò, poiché si troverebbe di fronte ad un quadro destabilizzante a cui Mosca avrebbe guardato con sincero apprezzamento, finanziando i suoi sforzi, come in effetti è accaduto per decenni, quando Stalin inviava ingenti somme di denaro al Partito Comunista Italiano.
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Ai gruppi dei centri sociali, viene consentito di occupare (illegalmente) edifici e aree non di loro proprietà, permettendo così una continuità temporale di lotta politica basata sulla guerriglia (illegale).
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Il PD che governa Bologna NON cerca quindi di smantellare queste organizzazioni che hanno un carattere delinquenziale, ma cerca bonariamente di offrire loro assistenza per il proseguo delle loro attività.
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Ecco, per somme linee, il demenziale panorama degli anarco-comunisti bolognesi :
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Il “Crash” è stato sgombrato sia dalla sede storica che dalla ex stazione veneta, che erano stati occupati illegalmente,  ma sono in corso incontri per ridare loro nuovi spazi, dietro la minaccia del collettivo di dare battaglia in strada e di rioccupare nuovi edifici.
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Nel mese di Aprile i facinorosi paladini dell’illegalità hanno compiuto la loro undicesima occupazione, appropriandosi (illegalmente e impuniti) dei locali di proprietà della Ubi Banca in via Fiammelli.
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La violenza è l’elemento caratteristico che guida le azioni di questo manipolo di delinquenti comunisti, o anarco-tali, che si fregiano del titolo di “antagonisti”.
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Gli imputati del colletivo Crash finora sottoposti a processo per atti criminosi sono stati tutti assolti dalle “toghe rosse” cittadine, una vera e propria vergogna che infanga le istituzioni.
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Il “Cua” (acronimo di Collettivo Universitario Autonomo) ha imbrattato per anni i muri dell’Università, in particolare della facoltà di Lettere e di Filosofia, appropriandosi di spazi murali non di loro proprietà, allo scopo di imporre il loro unico punto di vista con il linguaggio dei murales.
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Quando l’ateneo è intervenuto per imbiancare i muri e ridare dignità ad un territorio degradato e oggetto di prevaricazione, il Cua ha ribadito che provvederà a riprendersi tali spazi, in perfetto stile anarco-comunista (assenza totale di democrazia)
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Delinquenza anarco-comunista dei centri sociali
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Il “Labas”, sgombrato dalla ex caserma Masini di via Orfeo, ora ha “traslocato” in vicolo Bolognetti, dove ha immediatamente affisso nel portico all’esterno della nuova sede uno striscione che riporta scritte contro la polizia.
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La loro attività preferità è quella di lanciare fumogeni, petardi, bombe carta e oggetti contundenti vari contro le Forze dell’ordine.
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La loro azione delittuosa è corroborata dalla vigliaccheria, poiché gli attivisti celano la loro identità coprendo il viso con caschi e passamontagna.
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Hobo” è un altro dei cosiddetti collettivi che credono di essere i depositari del potere, a prescindere dal fatto che alcun cittadino li abbia mai votati.
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La loro arroganza e il loro continuo blaterare di antifascismo, in realtà nascondono  metodi tipici dei regimi totalitari, avulsi da qualsiasi tipo di democrazia.
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L’odio espresso da questi parassiti della società politica è arrivato ad esprimersi perfino irrompendo in una sede del PD e contestando ai presenti il fatto che si fosse concesso lo spazio pubblico per un banchetto di Casa Pound.
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Hobo crede di poter decidere (con la violenza) chi è autorizzato a parlare e chi invece no, ed è sfuggito al guinzaglio del PD, rivoltandoglisi contro.
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Un vecchio detto (non molto elegante, ma efficace) recita :
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E’ la merda che si rivolta al badile !
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Il “Livello 57” è nato dalle ceneri del centro sociale “pellerossa” e dalla collaborazione di due strutture, “Radio K centrale” e “Grafton 9”.
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Dalla sede inziale in via dello Scalo al civico 21 il collettivo si è poi trasferito nella nuova sede in via Muggia, sotto il ponte di via Stalingrado, chiusa in seguito per attività criminosa.
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Combattono i diritti d’autore insieme al collettivo “InfoShock NoCopyright”, vomitando odio e sputando sul lavoro compiuto da chi poi giustamente deve godere i frutti del proprio lavoro.
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Organizza “street rave” antiproibizionisti, sfilando con camion attraverso le vie del centro città, e imponendo la loro musica (a decibel altissimi) ai cittadini.
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Il sindaco del PD bolognese, l'inutile (e dannoso) Virginio Merola
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Il “Tpo” (acronimo di Teatro Polivalente Occupato) nella presentazione sul sito del collettivo dichiara il suo antifascismo, il suo antisessismo, e ribadisce la volontà di creare comunicazione e cultura, ma la sua storia reale è invece costellata di appropriazioni e di occupazioni di spazi non di sua proprietà.
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L’illegalità è quindi il motivo di fondo che caratterizza questo “collettivo”  accomunandolo a Labas e ai “pasionari” pseudo-rivoluzionari anarco-comunisti.
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Gli “antagonisti” del “Vag61” si dichiarano nemici di Israele, schierandosi con i palestinesi, nonostante questi siano votati al terrorismo e all’odio.
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Non manca il richiamo, trito e ritrito, ad uno stucchevole antifascismo, sbandierato con ossessione maniacale.
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Per contro, questi professionisti della destabilizzazione hanno intitolato il loro cosiddetto “centro di documentazione” a Francesco Lorusso e a Paolo Giuliani, i due delinquenti anarco comunisti che morirono durante le azioni violente da loro stessi innescate mentre mettevano a ferro e fuoco le città in cui vivevano, Bologna e Genova.
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Xm24” rappresenta i patetici “tupamaros” che, in pieno delirio di onnipotenza, si sono autonominati gestori di una proclamata “resistenza” ad oltranza, ridicola e anacronistica.
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Gli adepti a questa “setta” della politica, che si richiama al marxismo, tenta di assumere sembianze umanoidi simulando la gestione di spazi aggregativi in chiave qualunquista, alimentando le aspettative degli immigrati illegali e imputando alle destre la responsabilità di fomentare la guerra tra poveri.
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A questo proposito va detto che l’Amministrazione bolognese a guida PD si è resa responsabile di aver fortemente voluto incrementare l’afflusso di ogni genere di disadattati ed emarginati, come gli zingari e i clandestini, a discapito della sicurezza dei cittadini.
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Campo Rom, per gentile concessione del Sindaco Merola
E’ risaputo che gli zingari siano parassiti infestanti della società civile, a cui arrecano solo danni e fastidi.
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Gli zingari di etnia Rom e Sinti rubano per tradizione familiare, costringono i bambini all’accattonaggio, rovistano nei cassonetti dell’immondizia, buttando a terra il contenuto e lasciandolo in strada (impuniti), mentre i cittadini devono subirne il degrado (pur pagando tasse elevate per questo servizio).
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I furti nelle case e nelle attività commerciali sono quotidiani e il disagio sociale correlato alla delinquenza rom è costante, ma pare che  il PD non se ne curi, ma anzi trovi sempre nuovi incentivi per l’accoglienza di questi mentecatti, come riservare loro posti gratuiti negli asili (che i residenti pagano a caro prezzo) o nelle scuole.
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Si sono moltiplicate nel tempo le cosiddette aree attrezzate, in cui le carovane dei parassiti possono usufruire di corrente elettrica e acqua corrente.
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Il costo di queste “opere” dell’ingegno post comunista ricadono sulla popolazione, che pur scontenta, continua però testardamente a votare per i seguaci di Togliatti.
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La sicurezza è inesistente a Bologna, ostaggio di un numero indefinito di clandestini extracomunitari, a cui si consente (illegalmente) di permanere sul territorio bolognese,  nonostante essi siano dediti a spaccio di droghe e a stupri.
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La prefettura ha attuato, ormai da tempo immemore, una politica di buonismo, per mezzo della quale si è trasformato in senso peggiorativo il panorama sociale di molte zone della città, in cui ora la sicurezza dei cittadini è prevaricata da bande di nord africani dediti ad attività illecite.
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La violenza è solo una delle componenti che aleggiano su questo misero panorama, consentito dalla inettitudine e dalla colpevole  idiozia di interi strati politici delle sinistre locali.
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Ultimamente molti dei disadattati clandestini sono stati visti fare fronte comune con i centri socilai durante le guerriglie e le devastazioni tipiche delle loro “battaglie” di piazza, in perfetto stile comunista.
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La scarsa attenzione alle problematiche  ambientali fa da corollario a questo panorama di degrado.
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I cittadini sono costretti a pagare balzelli di tipo medioevale per la raccolta dei rifiuti, che vengono poi bruciati  nell’inceneritore del “frullo” a Quarto Inferiore, producendo diossina che viene liberata nell’ambiente.
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Tutta Bologna inoltre è stata divisa in zone, allo scopo di tassare la sosta delle automobili, mediante la realizzazione delle famigerate strisce blu, in cui parcheggiare costa caro !
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Le famigerate righe blu a pagamento : un balzello di tipo medioevale !
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Ovunque ci si sposti, in auto, per potersi fermare e parcheggiare bisogna pagare, pena alte sanzioni pecuniarie.
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Questa è la democrazia che esiste a Bologna, o meglio, che NON esiste !
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Una “democrazia” di stampo staliniano, che premia il malaffare, la violenza, la disobbedienza civile e la prevaricazione, e che penalizza fortemente i lavoratori, le famiglie, e la convivenza civile e democratica.
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Grazie all’alibi dell’antifascismo gli aggressori seriali anarco comunisti tengono per le palle l’intera città, favoriti dalla colpevole ignavia della Prefettura e dalla inettitudine dell’Amministrazione comunale, che da decenni ha steso la sua mano protettrice sull’universo della sinistra extraparlamentare.
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I “fenomeni del PD” e i personaggi della sinistra che detiene il potere politico cittadino gridano “al fascista !” nel caso ci sia un innocuo “banchetto informativo” in cui Forza Nuova distribuisce democraticamente dei volantini, scandalizzandosi per l’ardire e la violenza che sarebbe insita in tale comportamento, e per contro si blandiscono bonariamente gli episodi di guerriglia cittadina in cui le bande anarco comuniste scorrazzano per la città, devastando e mettendo in pericolo l’incolumità dei bolognesi.
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I bolognesi servono alla classe politica del PD solo perché deputati al versamento di tasse e di balzelli (di tipo medioevale),  ma non hanno alcuna voce in capitolo sul modus operandi dell’Amministrazione pubblica, che manifesta una arroganza quotidiana riconducibile allo stalinismo.
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Un capitolo a parte, che riprenderò in seguito, riguarda il clientelismo, imperante nei “Palazzi” del potere della Regione Emilia Romagna.
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Sono state create appositamente strutture piramidali di potere, che inglobano un universo di attività commerciali che possono lavorare per le amministrazioni pubbliche, a patto che siano in odore di PD.
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La struttura denominata "Intercent-ER" è la punta di diamante di questo sistema di malaffare, che si nasconde dietro proposizioni ufficiali di semplificazione, di razionalizzazione, di competitività, e di risparmio.
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Il requisito fondamentale è quello di essere asserviti all’egemonia che trova nei seguaci di Togliatti i valori di riferimento politici e ideali, respingendo chiunque possa, democraticamente,  dissentirne.
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La cassaforte dell’ex PCI, ovverossia l’Unipol, chiude un cerchio di clientelismo, disseminato (retaggio del passato comunista) di “affari” con i Paesi dell’Est, sotto la sapiente guida del Cremlino.
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La Bulgaria è il punto di passaggio, il crocevia, attraverso cui il Gotha delle politiche economiche post comuniste provvede ad arricchire il Partito e i confratelli che sono in odore di marxismo, pena l’esclusione totale dal mercato di riferimento.
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Chiudono definitivamente il ricco quadro di nefandezze fin qui descritte, le molteplici denunce della Magistratura, gli scandali, le corruzioni, gli arresti e i processi, in cui il PD è pienamente immerso.
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Non pago di tutto ciò e avido di risorse, come una sanguisuga parassita, il PD chiede soldi anche ai suoi iscritti, tramite le primarie, che sono diventate, non più una occasione di democrazia popolare, ma un effettivo incremento economico, un gettito immediato di milioni di euro, pronta cassa.
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La casta è tutto ciò : parassitismo, malaffare, inciucio, incompetenza, malafede, e pare che il PD ne sia proprio un degno rappresentante.
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Peccato però che i bolognesi rappresentino l’agnello sacrificale di questo Dio del Male, chiamato PD, e che ne paghino le conseguenze.
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Fino a quando ?
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Dissenso
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