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venerdì 13 luglio 2018

L'indipendenza della Magistratura


Sono personalmente contrario alla Indipendenza della Magistratura, poiché attualmente ricopre un ruolo di potere pressochè illimitato all’interno del sistema sociale italiano.
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In linea di principio non sarebbe sbagliato agitare il vessillo dell’indipendenza per chi ha l’onere e il dovere di applicare la Legge e la Giustizia al Popolo italiano, senza per questo dover subire pressioni di ogni tipo.
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Il fatto è però che ciò sarebbe eticamente proponibile se la Magistratura stessa non fosse divisa in fazioni, sfacciatamente votate ad interpretare precisi ruoli politici, e a gestire l’iter giudiziario subordinatamente ad una giustizia politica di parte.
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In questo caso non siamo quindi di fronte ad una Giustizia super partes, equidistante da paradigmi di partito, ma anzi si riscontrano precisi elementi di connessione tra molti giudici e le prerogative ideologiche di riferimento.
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Viene quindi a mancare l’obiettività dell’indagine giudiziaria, che assume le sembianze di una sorta di inquisizione, finalizzata ad un vero e proprio stupro della Giustizia, non più equa ed uguale per tutti, ma indicizzata e personalizzata, canalizzata e adattata all’uopo, alla circostanza contingente, al desiderio intrinseco di soddisfare un ego politico, anzi partitico.
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In un quadro di soverchianti prepotenze messe in atto da Giudici come ad esempio quelli delle famigerate toghe rosse l’individuo è sempre e costantemente in pericolo, soggetto com’è alla sete inestinguibile  di chi usa la Giustizia per i propri fini politici.
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La Storia dell’Italia del dopoguerra ci racconta di Magistrati che dopo aver devastato la vita delle persone, in preda ad un delirio di onnipotenza per il quale si consideravano i soggetti inquisiti come rei di misfatti da colpire con pene inestinguibili, proseguivano il loro iter entrando in politica, in Parlamento, sugli scranni parlamentari riservati alle sinistre.
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Purtroppo questi personaggi, di cui è piena sia a Magistratura che la politica, possono vantare  un retaggio di continuità ideologica fra il precedente mestiere di Magistrato e quello successivo di parlamentare.
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Tutto ciò è molto triste e ci riporta agli anni più bui della civiltà e della società umana, in cui l’onestà intellettuale e l’etica erano misconosciute.
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E’ sufficiente osservare con occhio obiettivo la lunga serie di inquisizioni operate dalla Bocassini nel suo iter di accanimento verso Silvio Berlusconi per capire cosa effettivamente sia una toga rossa.
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Trentatrè processi !  Credo che una qualsiasi valutazione non possa prescindere dalla consapevolezza che si tratti di una vera e propria persecuzione, operata per motivi politici e sfruttando una posizione di potere.
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In questo caso, data la palese prepotenza e la carica di odio sociale espresso senza mezzi termini,  è vergognoso che la Magistratura non possa essere fermata e riportata ad un giusto equilibrio.
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Solo le dittature più feroci, come quella sovietica o cinese, usano i tribunali per annichilire gli avversari politici, ancora oggi, e pare che la civile Italia ne sia un degno emulatore.
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Parallelamente la sinistra esprime anche le sue preferenze attraverso i magistrati per quanto riguarda il buonismo, e cioè l’applicazione di una benevola accondiscendenza verso coloro che appartengono all’aura delle sinistre.
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Ed è per questo che in Italia i facinorosi delinquenti dei centri sociali, dediti alla guerriglia urbana, alla violenza e alla devastazione, non vengono mai condannati nei tribunali.
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E’ per questo che si passano sotto silenzio comportamenti a dir poco imbarazzanti di personaggi che godono della benevolenza delle toghe rosse, mentre altri vengono messi alla berlina e inquisiti spietatamente.
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La Giustizia in Italia sta lentamente morendo, soffocata dai seguaci di Togliatti e da quelle toghe rosse che sputano sul senso stesso della Giustizia e della libertà.
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Il loro potere è troppo grande e incontrollabile, e si manifesta con oltraggi alla democrazia che rendono necessario porvi rimedio.
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Lo chiede il popolo, in nome della libertà.
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Dissenso
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