E’ giusto che i cittadini di Minerbio sappiano quale sia il reale approccio culturale dell’Amministrazione Comunale nei riguardi delle problematiche ambientali, in particolare su quanto concerne gli aspetti inerenti al rapporto tra territorio locale e verde pubblico.
Vorrei segnalare, a questo proposito, una vicenda che vede protagonisti il gruppo di vivaisti di Cà de Fabbri da un lato, e l’Amministrazione Comunale dall’altro.
Vorrei segnalare, a questo proposito, una vicenda che vede protagonisti il gruppo di vivaisti di Cà de Fabbri da un lato, e l’Amministrazione Comunale dall’altro.
Il Sindaco Simoni, precedente Primo Cittadino, iniziò un discorso di collaborazione con le rappresentative locali del settore vivaistico, che premevano per sviluppare un discorso di ampliamento culturale legato alla diffusione del verde.
In questa ottica ci fu un accordo che prevedeva la messa a dimora di un certo numero di piante autoctone, tra cui aceri campestri, pioppi, tigli, e carpini.
Lo scopo era quello di soddisfare l’esigenza di rappresentare pubblicamente un apporto vivaistico che conducesse in una direzione culturalmente rivolta ad una manifestazione di ricerca evidente di amore per la natura e per il verde.
La sensibilità dei vivaisti si spinse fino a proporre di realizzare una grande aiuola davanti alla scuola di Cà de Fabbri, che contenesse un gruppo di alberi tipici della flora locale, a scopo didattico, per i bambini.
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Fu individuata la zona retrostante via F.lli Cervi, tra l’insediamento abitativo e la zona industriale.
Nelle intenzioni originali, il progetto avrebbe dovuto dividere le due realtà territoriali con un boschetto ampliabile che permettesse di creare uno scudo per i rumori e gli odori provenienti dalla zona produttiva.
Inoltre l’impianto boschivo avrebbe permesso la realizzazione di percorsi ciclo pedonali, di aree per l’installazione di strutture ludiche, e di piazzole con tavolini e panchine.
Le famiglie della zona, ne avrebbero quindi potuto fruire per fare pic nic, per portare i bambini in bicicletta, per avere un polmone di ossigeno praticamente di fianco a casa, e per abituare i bambini all’amore per gli alberi e per la natura.
I vivaisti fornirono quindi 360 piante, al costo di 60,00 euro l’una, per un importo totale di 21.600,00 euro.
Proseguirono con la successiva messa a dimora di ogni singola pianta, provvedendo alla concimazione, alla irrigazione, e al trattamento antiparassitario.
Per tutta la durata del 2007 i vivaisti si sono dedicati a questa opera di manutenzione, necessaria affinchè i giovani impianti arborei potessero consolidare le radici e crescere sani e forti.
Contemporaneamente gli addetti ai lavori hanno provveduto allo sfalcio di tutta l’area, mantenendo il tappeto erboso sempre entro i limiti, compiendo i necessari interventi per varie volte durante il corso dell’anno.
La stessa procedura è stata ripetuta per tutto l’anno 2008.
Questa incombenza rientrava negli accordi tra vivaisti e Amministrazione Comunale, e prevedeva in cambio dei servizi offerti dagli operatori del settore , una sponsorizzazione mirata alla diffusione e alla pubblicizzazione della “cultura del verde”, in un’ottica di espansione di immagine che favorisse ancora una volta l’amore per il verde, per gli alberi, e per la natura.
Infatti, alle cinque aziende intervenute in questo progetto furono erogati complessivamente 27.000,00 euro.
Fin qui tutto bene.
Da una parte un’Amministrazione che investe secondo criteri attenti alle tematiche ambientali, e dall’altra un gruppo di vivaisti grazie ai quali il territorio avrebbe potuto diventare un esempio per tutti gli altri Comuni.
Senonchè, dopo due anni….
… al limite della scadenza temporale degli impegni assunti, i vivaisti informarono il nuovo Sindaco Lorenzo Minganti della necessità di proseguire in ciò che loro avevano iniziato, riferendosi alla manutenzione.
La messa a dimora di alberi giovani, richiede infatti necessariamente una serie di cure, quali la concimazione, il trattamento antiparassitario, e l’irrigazione, per permettere all’apparato radicale di consolidarsi e di rinforzarsi.
Il Primo Cittadino invece, ignorando le precise indicazioni di chi aveva maturato una esperienza pluridecennale nel settore piante, come i vivaisti, preferì associarsi alle dichiarazioni dell’allora Assessore preposto che, rispondendo alla segnalazione della Lista Civica Cittadini di Minerbio per Minerbio, affermò quanto segue :
“Il terreno in cui è avvenuta la messa a dimora delle piante è stato dichiarato insediamento boschivo, e non parco pubblico, per cui non sussistono obblighi di manutenzione da parte dell’Amministrazione, e poi, si sa, nei boschi in natura gli alberi nascono e muoiono, quindi se muoiono anche qui, è normale, è naturale.”
L’agghiacciante dichiarazione rivela una assoluta mancanza di sensibilità del Sindaco Lorenzo Minganti nei confronti dell’ambiente e del verde pubblico.
Infatti, alle cinque aziende intervenute in questo progetto furono erogati complessivamente 27.000,00 euro.
Fin qui tutto bene.
Da una parte un’Amministrazione che investe secondo criteri attenti alle tematiche ambientali, e dall’altra un gruppo di vivaisti grazie ai quali il territorio avrebbe potuto diventare un esempio per tutti gli altri Comuni.
Senonchè, dopo due anni….
… al limite della scadenza temporale degli impegni assunti, i vivaisti informarono il nuovo Sindaco Lorenzo Minganti della necessità di proseguire in ciò che loro avevano iniziato, riferendosi alla manutenzione.
La messa a dimora di alberi giovani, richiede infatti necessariamente una serie di cure, quali la concimazione, il trattamento antiparassitario, e l’irrigazione, per permettere all’apparato radicale di consolidarsi e di rinforzarsi.
Il Primo Cittadino invece, ignorando le precise indicazioni di chi aveva maturato una esperienza pluridecennale nel settore piante, come i vivaisti, preferì associarsi alle dichiarazioni dell’allora Assessore preposto che, rispondendo alla segnalazione della Lista Civica Cittadini di Minerbio per Minerbio, affermò quanto segue :
“Il terreno in cui è avvenuta la messa a dimora delle piante è stato dichiarato insediamento boschivo, e non parco pubblico, per cui non sussistono obblighi di manutenzione da parte dell’Amministrazione, e poi, si sa, nei boschi in natura gli alberi nascono e muoiono, quindi se muoiono anche qui, è normale, è naturale.”
L’agghiacciante dichiarazione rivela una assoluta mancanza di sensibilità del Sindaco Lorenzo Minganti nei confronti dell’ambiente e del verde pubblico.
Per tutto il 2009 infatti, nulla è stato fatto a livello di manutenzione, tranne che per una sfalciatura richiesta a gran voce dalla Lista Civica sopra citata.
Il risultato è che, in un solo anno di completo abbandono sono già morte 72 piante.
Chiunque lo può verificare, non solo dalle foto che pubblico (che il Sindaco forse considererà false, come ha fatto nell’occasione dell’articolo sulla fogna a cielo aperto a Cà de Fabbri), ma anche andando di persona a controllare.
Vorrei sottolineare anche lo stato di degrado e di abbandono in cui versa l’intera area.
Le erbacce infestanti che si sono appropriate del territorio hanno raggiunto l’altezza di più di un metro, mentre parecchi alberi (appunto 72) sono rinsecchiti e morti
L’elaborazione critica di questo stato di cose ci induce a pensare, oltre alla considerazione dei risvolti etici e morali, che ci sia nella fattispecie un notevole spreco di denaro pubblico, visto che le piante sono costate 60,00 euro l’una (nel 2007 ! Ora costano di più !).
Va evidenziato che le considerazioni precedenti si riferiscono al solo al valore intriseco delle piante stesse, mentre se prendiamo in esame il necessario lavoro svolto di progettazione, e le varie verifiche inerenti, si raggiunge un costo effettivo che è di molto superiore.
L’abbandono delle piante a sé stesse, dimostra che sono cinicamente considerate non una risorsa, ma un elemento quasi disturbatore da questa Amministrazione, ed evidenzia nella fattispecie, il modus operandi del Primo Cittadino.
Come possono le nuove generazioni sviluppare una coscienza ecologica se i riferimenti sono questi?
Come si può pensare solamente in termini esclusivamente utilitaristici, escludendo che precise interdipendenze tra le nostre azioni e le relative ripercussioni sull’ambiente coincidano con una appropriata valenza ecologica e culturale di riferimento ?
E’ triste constatare che siano morti 72 alberi su 360 a Cà de Fabbri, e che altri 30 siano stati tagliati a Minerbio, al campo sportivo, e vari altri ancora al Parco II Agosto, a causa dell’infausto risultato prodotto da un’assoluta incuria dell’Amministrazione Comunale.
Certo è che la solerzia e l’interesse dei nostri politici locali si ravviva
allorquando si prospetta l’idea di cementificare, di asfaltare, di costruire.
Allora sì che in un turbinio di delibere e di enfatici proclami si provvede a pubblicizzare una nuova ciclabile, così come un rifacimento del “salotto buono”, o la realizzazione di una rotonda…
Non ci siamo, cari (si fa per dire) Amministratori pubblici.
No, proprio non ci siamo.
Non è questo che vogliamo, né per noi, né per i nostri figli e nipoti.
Ci piacerebbe lasciare loro una parte di mondo, quella in cui abitiamo, migliore di come voi siete riusciti finora a ridurla.
Ci piacerebbe che prendeste atto della vostra stessa incapacità, forse ideologica, a produrre risultati che siano vicini ai desideri dei cittadini, alle esigenze di una società che non puo’ prescindere da priorità ambientali ed ecologiche.
Ma già, dimenticavo… voi non accettate consigli… lo dimostrano le centinaia di segnalazioni e di lamentele puntualmente disattese dalla vostra incredibile arroganza.
State uccidendo Minerbio e le sue frazioni, e di questo dovrete prima o poi, giocoforza, rendere conto.
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