Articolo 21 della Costituzione Italiana

Articolo 21 della Costituzione Italiana:
"TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, CON LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE. LA STAMPA NON PUO' ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE"
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domenica 28 gennaio 2018

La "DOPPIEZZA" del MOVIMENTO 5 STELLE


Pare proprio che l’ambiguità sia l’elemento caratteristico fondamentale che distingue il Movimento 5 Stelle dagli altri appartenenti al mondo della politica italiana.
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Con ciò non dico che altri movimenti o partiti ne siano privi ma sicuramente la doppiezza con cui i grillini sbandierano una loro presunta lealtà di intenti e la loro serietà politica cozza decisamente contro il loro modus operandi quotidiano.
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Da molte parti si pensa che in realtà i grillini siano, per così dire, “tinti di rosso”, in quanto la loro ansia di ricerca di voti presso l’elettorato delle sinistre li caratterizza e li identifica.
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I grillini “rossi” non mancano occasione per proclamare il loro enfatico “antifascismo” (di comodo) con il quale sorridono compiacenti e ammiccanti al popolo dei sinistrorsi, ma dimostrano una latitanza colpevole e arrogante verso l’anticomunismo.
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I grillini NON hanno mai preso posizione sui crimini commessi in nome del comunismo, né sui criminali che ne sono stati artefici, come Stalin,  Lenin, oppure Palmiro Togliatti, il feroce criminale correo delle stragi delle Foibe e dei massacri degli italiani esuli in Russia e deportati nei gulag siberiani.
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Non una parola sulla caduta del “Muro di Berlino” , oppure dei famigerati Laogai cinesi, simbolo odierno dell’orrore comunista.
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La doppiezza dei grillini consiste proprio in questo, e cioè nel dichiararsi antifascisti e poi chiudere gli occhi di fronte alle atrocità del comunismo.
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Grillo non ha mai nascosto le sue simpatie per il comunismo, e pare che imponga le sue scelte politiche anche alla "base” del movimento, facendo poi credere che questo sia il risultato di una sbandierata “democrazia dal basso”.
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Dal punto di vista politico e ideale gli altri partiti politici sono più coerenti del Movimento 5 Stelle, poiché non rinnegano le eredità culturali o pseudo tali da cui traggono il retaggio che li contraddistingue, pur metamorfizzati e diversificati.
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Allora mi chiedo : “Perché prendere le distanze SOLO dal fascismo ?
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Nessuno ha chiesto ai grillini di dimostrare il loro antifascismo, ma loro hanno sentito la necessità di avvolgersi in un’aura di verginità a senso unico, senza sentire il bisogno di dimostrarsi anche anticomunisti.
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Forse reputano che i milioni di morti prodotti dai seguaci della “falce e martello” siano meno importanti di quelli prodotti da Hitler.
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Forse guardano con benevolenza a Stalin, a Lenin, e a tutti gli altri gerarchi assassini comunisti che hanno annichilito interi strati sociali, deportandoli nei gelidi lager della siberia.
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Mi chiedo di nuovo :
Perché antifascista SI,  e anticomunista NO ?
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L’ambiguità e la doppiezza del Movimento 5 Stelle è evidentemente intrinseca e innata, simbiotica con il loro stesso modus operandi, del quale quindi non possiamo proprio fidarci.
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Grillini tinti di rosso, ecco la verità, palese e inconfutabile.
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Sono i fatti a dimostrarlo, e lo stesso comportament tenuto da Grillo, e dai suoi fedelisimi, come Massimo Bugani, o Di Maio.
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Dicono ambiguamente di non volersi far coinvolgere da emotività legate alla destra o alla sinistra, come se la loro verginità ne risultasse altrimenti violata, contaminata, ma si producono apertamente in dichiarazioni  con cui si proclamano apertamente antifascisti.
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Opportunismo ? Idiozia ? Mancanza di coerenza ? Stupidità ? Doppiezza ? Ambiguità ? Faziosità ?
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Quale di queste caratteristiche rappresenta l’anima del Movimento 5 Stelle ?
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Inoltre, se l’ambiguità pervade il Movimento a tutti i livelli, quale affidabilità si può dunque riscontrare nelle sue politiche ?
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Due metri e due misure ?
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Un giudizio storico unilaterale e falsato da pregiudizi ideologici ?
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A mio parere tutto ciò può essere considerato come una mina vagante, pronta ad esplodere con conseguenze imprevedibili, ma se c’è una cosa di cui l’Italia oggi non ha bisogno, è proprio questo !
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Lasciamo la doppiezza e l’ambiguità a coloro che evidentemente sono professionisti dell’inganno e della mistificazione, proprio come, guarda caso, le sinistre e i post comunisti.
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Dissenso
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domenica 10 novembre 2013

Social Network, i bambini non ne hanno bisogno.

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Whatsapp, facebook, twitter, line, wechat, sono tutti social network che hanno lo scopo di accorciare le distanze tra le persone.
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App per i nostri “eleganti” telefonini che quotidianamente, ad ogni ora e continuamente ci tengono aggiornati sulle novità che ci accadono attorno, sia che riguardino amici, sia che riguardino eventi di ogni sorta.
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Fino a qui tutto normale, anzi utile direi.
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Ma siamo sicuri che sia veramente così? 
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E soprattutto che lo sia per tutti coloro che li utilizzano?
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Attraverso la rete passano milioni anzi miliardi di informazioni e controllarle tutte è praticamente impossibile.
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Definire, catalogare e scegliere le informazioni giuste è quasi come un lavoro che come adulto è già abbastanza complicato svolgere, cercando di svincolarsi tra ciò che è lecito, vero e moralmente accettabile.
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Si presuppone però che il fatto di essere già “adulti” ci aiuti nello scegliere senza commettere errori.
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Decisioni che prendiamo in frazioni di secondi e attraverso un click vogliamo condividere e divulgare ad altre persone ciò che a nostra volta abbiamo deciso di apprendere, leggendo un allegato, un’ immagine, un testo inviatoci dai ‘cosi detti’ nostri “amici“.
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Il touch di un nostro dito, deciso in brevissimi istanti che vengono elaborati ad una velocità così elevata che solo attraverso la presunta maturità dovuta all’età, può essere probabilmente un gesto vagliato e valutato come giusto.
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Come dire, l’esperienza in questo caso è l’unica difesa che abbiamo per difenderci dalla velocità a cui viaggiano le informazioni attraverso il web.
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Ma quando tutto ciò passa attraverso gli occhi di un bambino?
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Quali decisioni prenderanno i nostri figli, quando impatteranno contro informazioni che la loro giovane età non sarà in grado di permettergli di elaborarle con il giusto e necessario senso critico?
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Non esistono filtri  parent-control che tengano.
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I bambini sono come spugne e assorbono informazioni ad una velocità forse maggiore rispetto a quella a cui viaggiano sul web.
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E nonostante il controllo che un qualsiasi genitore possa fare, qualcosa sfugge, sempre.
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Accade quindi che alcune informazioni, immagini o video possano sfuggire alla necessaria supervisione, facendo così entrare nel mondo del bambino ciò che probabilmente non doveva farlo.
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Spesso, troppo spesso, attraverso il web circolano informazioni che se non giustamente elaborate, rischiano di dipingere una realtà che così non è.
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Falsificando, contorcendo, mistificando immagini, azioni e pensieri che potrebbero fare molto male.
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Creando così un mondo virtuale che potrebbe irrompere irrimediabilmente nella vita reale.
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Il rischio è quello che le giovani menti dei nostri bambini non riescano più a distinguere tra ciò che vero e ciò che è finzione, tra ciò che è giusto o ciò che è sbagliato.
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Il touch di condivisione fatto in brevissimi instanti ed eseguito sicuramente per gioco, diventa così una sorta di bomba che potrebbe esplodere e creare danni ad altre giovani menti non ancora abbastanza formate e forti da riuscire ad elaborare un’informazione passata per scherzo.
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Il reale e la finzione, il vero e il falso, il giusto e lo sbagliato, tutto viene raccolto in quell’enorme contenitore del social network, e nonostante i divieti imposti dagli sviluppatori di queste famose app, purtroppo sempre più bambini ne diventano i maggior utilizzatori ed “esperti navigatori“.
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Ad ogni età dovrebbe corrispondere un giusto percorso di crescita, associato ad esperienze che dovrebbero aiutare a formare il bambino per trasformarlo nell’adulto del futuro.
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Ogni esperienza ha bisogno di essere vissuta ed elaborata, senza interferenze e senza quella drammatica frenesia e contaminazione che i social network purtroppo creano, alterando così la normale costruzione e formazione del futuro individuo.
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Rischiando di trasformarlo nella probabile e futura vittima del qualunquismo forzato e della classificazione di massa, per non parlare del rischio di diventare l’involontaria preda o attore del prossimo branco di turno, pronto a condividere l’incondivisibile attraverso un click.
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Il giusto percorso di crescita credo si debba svolgere il più lontano possibile da ogni forma di social network, consentendo così ai nostri bambini di apprendere e acquisire esperienze che non vengano influenzate da una massa incapace di superare schemi preconfezionati e pronta a giudicarti pubblicamente al primo pensiero o gesto “diverso”.
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I nostri bambini tutti i giorni, vivono un “real social network“, che si chiama scuola, già abbastanza duro e difficile da affrontare, dove i comportamenti sopra descritti - quelli dei social network appunto - si manifestano nel reale e nel quotidiano.
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Dove se non sono uniformi alla massa rischiano di essere isolati, dove se non si vestono come tutti diventano emarginati, dove se non parlano e si atteggiano come i tanti diventano “degli sfigati“, se non si conformano al “gruppo” diventano dei diversi.
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Bè, credo che questo possa già bastare, senza aggiungere per forza un ulteriore carico pesante da sopportare e soprattutto capire, senza aggiungere appunto la social app del momento.
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App che se non scaricata sul telefonino regalato a natale, rischiano di farli sembrare degli emarginati e che allo stesso tempo quindi, li obbligano a diventare come la massa, come il branco.
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Non è concesso tempo alla riflessione, all’ individuale pensiero, non  lasciano libertà di crescere “normalmente”.
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Le esperienze utili alla crescita e la socializzazione sono tutta un’altra cosa.
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Chiacchierare con gli amici, lo sguardo dolce della fidanzatina/o, il prendersi per mano, ridere, parlare, guardarsi, passeggiare, sono tutte azioni che aiutano i nostri figli ad apprendere il significato VERO della parola socializzazione.
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Significato che non corrisponde assolutamente a quello che invece vorrebbero farci credere appunto i social network.
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Il chattare frenetico delle giovani dita che incessantemente cliccano l’elegante video del telefonino creano una sorta di barriera che credo invece contribuisca ad isolare piuttosto che avvicinare.
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Allontanando in realtà i nostri fragili ed indifesi bambini da ciò che invece rappresenta il vero termine socialità.
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Teniamoli lontani da ciò che in verità non appartiene al loro mondo, lasciamogli vivere un’infanzia lontana da contaminazioni forzate e sbagliate, aiutiamoli ad abbattere quelle barriere che rischiano di trasformarli nel prossimo futuro qualunquista di turno, accompagniamoli in un percorso che consenta loro di allontanarsi dal pensiero unico e conforme di una massa stolta e fintamente social, facciamo in modo che imparino a pensare con la propria testa, non facciamogli usare i social network. Non ne hanno bisogno.
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I nostri bambini saranno la generazione del futuro, noi oggi dobbiamo educarli ed abituarli a questa importante responsabilità.
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Christian B.
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L' individuo e la massa.

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Sempre più spesso si tende ad isolare il singolo per lasciare libero spazio al gruppo, alla massa.
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Comportamento che oramai sembra essere diventato la regola di vita, in assoluto, in una società che sempre più spesso sembra essersi arresa davanti alla catalogazione delle masse.
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Questo comportamento si presenta ovunque, sui posti di lavoro, nei luoghi pubblici, nelle scuole, nella politica.
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Accade infatti che il comportamento estroverso di una persona venga interpretato come forma di “pazzia”, come se costui fosse colpito da una malattia incurabile dalla quale bisogna tenersi ben lontani.
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L’ individuo non esiste più, e sempre più persone si sono arrese alla conformità delle masse, senza provare, nemmeno per sbaglio, a comportarsi in maniera autonoma, senza avere più il coraggio di dissociarsi da ciò che gli schemi ormai lo hanno, per propria volontà, obbligato ad accettare.
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Schemi che impongono una sorta di automatismo, trasformando gli individui in robot, capaci solo ad eseguire ordini.
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E proprio per questi motivi che l’estroversità della persona viene oggi considerata come una sorta di malattia, come un male da debellare.
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Coloro che purtroppo tendono a soffrire di più per questo giudizio sono proprio quelle persone che  non hanno ancora tutte le risposte di cui avrebbero invece bisogno, e che cercano in noi “adulti” degli esempi da seguire, a cui fare riferimento.
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I bambini, esseri di una fragilità impressionante, e di una sensibilità disarmante.
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Pagine bianche che devono  essere ancora riempite da nuove sensazioni, delicate emozioni, colorate da infinite sfumature di gioia che la vita gli riserverà.
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Esseri deboli e manipolabili, quindi pronti ad essere inseriti in quella forma di classificazione che si chiama massa, proprio da coloro che dovrebbero invece rappresentare la loro strada maestra attraverso l’insegnamento, la scuola, lo sport, la chiesa.
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Accade infatti che i bambini, gli uomini e le donne del futuro, vengano etichettati  come diversi o non adatti, solo per il loro semplice fatto di vedere le cose a modo loro, in una maniera non convenzionale, non catalogata.
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Sembra infatti che esista un modo di vivere la PROPRIA ESISTENZA in una maniera preconfezionata e precostituita.
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Un sistema creato e condiviso da qualcuno, o meglio da una massa, che probabilmente non sa neppure il motivo di questo schematismo forzato.
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Un sistema che ha portato sempre più persone ad essere inconsapevoli vittime di un classismo cinico e crudele che tende sempre più ad isolare l’ individuo, come essere unico in mezzo agli altri, e a premiare la massa, ormai sempre più stolta ed insensibile.
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Può accadere infatti che un bambino abbia un modo di vedere le cose che lo circondano in una maniera tutta sua, che abbia voglia di vestire in un modo non convenzionale (ad esempio con una bandana, o con colori vivaci o al contrario di nero, ecc…), che abbia voglia di praticare sport o musica, secondo schemi non preconfezionati, diversi dagli standard del maschilismo o del femminismo umano classico, che abbia la carnagione delle pelle molto particolare (ad esempio troppo chiara), che abbia semplicemente una sensibilità più spiccata di altri, o che abbia un sistema di comunicare la propria inconsapevole gioia di vivere in una maniera non convenzionale.
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Ebbene quando tutto ciò accade, la massa, composta anche da coloro che dovrebbero rappresentare i pilastri dell’educazione per i nostri figli, come gli insegnanti, cadono in quello schematismo che li rendono complici di  atteggiamenti discriminatori.
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Atteggiamenti che hanno una doppia disastrosa conseguenza, quella dell’ irreversibile paura di essere continuamente derisi e giudicati, portando quindi “l’individuo bambino” a nascondersi e ad isolarsi, oppure quella di essere costretti ad  uniformarsi alla massa per poter sopravvivere.

Infatti, coloro che invece dovrebbero occuparsi dell’educazione dei nostri figli attraverso la scuola, la chiesa o lo sport, si arrendono sempre più spesso alla massa, auto convincendosi del fatto che sia più giusto e…
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…PIU’ FACILE BLOCCARE IL SINGOLO PIUTTOSTO CHE EDUCARE LA MASSA.
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E’ più facile riprendere il singolo per il proprio particolare atteggiamento, piuttosto che iniziare un percorso condiviso che porti l’intera massa a cercare di ragionare con la propria testa, creando così tanti piccoli individui, che indirizzati nella giusta maniera, possano finalmente capire il valore dell’ educazione e del rispetto.
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La famiglia diventa così l’ unico rifugio per quei “bambini individui” che si trovano isolati da una società non ancora pronta ad accettarli.
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Ma non sempre è così, infatti accade che purtroppo anche la stessa famiglia non sia pronta ad accettare il proprio “figlio individuo”, ignorando sempre più spesso, per paura o per incapacità, le caratteristiche uniche che fanno invece del proprio bambino un individuo unico ed eccezionale.
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Le famiglie decidono così di uniformarsi  ad un sistema che impone anche agli adulti genitori una sorta di regolamento comportamentale che li spinge ad agire e ad educare secondo schemi unidirezionali.
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Arrendendosi ad un sistema che vuole che la massa sia per assurdo, “unica” e obbediente.
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Famiglie fatte di persone che una volta erano anch’ esse bambini.
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Si forma così una spirale infinita.
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Spirale che solo i nostri bambini, attraverso la forza e il coraggio di noi genitori, potranno spezzare ed interrompere, creando così un nuovo e diverso percorso, basato sul rispetto reciproco e sull’accettazione “dell’essere unico” così per com’è fatto.
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Interrompendo così quel modo di pensare e di essere che porta a considerarci come una sorta di giudici insindacabili verso le diverse altrui espressioni.
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Abbandonando una volta per tutte quegli atteggiamenti e quei modi di pensare che tanto male hanno fatto e che ancora producono nelle persone, come le discriminazioni, le incomprensioni, la cattiveria, la paura, l’ignoranza.
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Christian B.
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domenica 25 agosto 2013

Lo sport per i nostri bambini è diventato un’attività elitaria?


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Lo sport è sinonimo di salute, divertimento, socializzazione.
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E’ uno strumento per far imparare un’attività fisica ai nostri bambini, utile ad impegnarli al di fuori dello studio, che potrà tenerli lontano dalla “strada” e dalle, diciamo così, cattive compagnie.
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Lo sport aiuta i nostri bambini a rapportarsi con gli altri, serve per imparare il valore delle vittorie ma anche delle sconfitte.
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Insegna il valore del rispetto reciproco e l’autorità verso le regole e il proprio insegnante.
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Aiuta a comprendere attraverso il gioco, regole che potranno essere rapportate anche alla vita reale.
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E’ occasione per conoscere nuovi amici e per avvicinare famiglie ad altre famiglie, rendendo così una comunità sempre più compatta e affiatata.
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Lo sport è come una sorta di metafora della vita che aiuterà ogni bambino che lo pratica ad affrontare i futuri problemi che gli si prospetteranno davanti, con grinta e dignità, consentendogli di risolverli con il  sorriso nel cuore e moralmente preparati.
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Partiamo dal presupposto che lo sport per i nostri figli, per tutti i bambini, dovrebbe essere in ogni modo garantito. 
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Dovrebbe essere materia scolastica  trattata con la stessa serietà e metodicità che la matematica o l’italiano hanno.
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Detto questo e considerato che, il più delle volte, così non è, dovrebbe sopperire a questa evidente carenza il Comune (come istituzione) che attraverso servizi, concessioni di spazi, e attività ludiche e ricreative concede la possibilità a tutti i bambini, e ripeto A TUTTI, di praticare sport in piena libertà, ma soprattutto senza nessun tipo di costo.
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Purtroppo sempre più spesso invece accade  che il comune diventi parte di un sistema che ha come unico scopo quello di fare da intermediario tra le proprie strutture e i propri spazi con organizzazioni esterne che ne usufruiscono attraverso canoni mensili, semestrali o annuali da corrispondergli.
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Accade quindi che queste organizzazioni sportive applichino delle rette per le iscrizioni ai propri corsi, che sempre più spesso diventano troppo elevate, e quindi non più accessibili a tutti, dando il via così ad una sorta di nascosta discriminazione.
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Queste stesse organizzazioni o società sportive riescono a sopravvivere solo grazie alle rette e con l’aiuto di tanti volontari che attraverso la loro opera garantiscono la fattibilità dei corsi.
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Quindi verrebbe spontaneo domandarsi: “oltre il danno, anche la beffa?”
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Già, perché se per poter fare giocare un figlio, il genitore deve sborsare cifre sempre più onerose ad una società che oltretutto è costretta ad avvalersi dell’aiuto di volontari, viene quindi spontaneo porsi un’altra domanda: “chi è colui che alla fine di tutto il giro ci guadagna veramente..?!”
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Il comune? 
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Attraverso l’affitto dei propri spazi?
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I diretti responsabili delle società sportive? Che però devono districarsi nel difficile compito di fare quadrare i conti?
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Inoltre, il Comune non potrebbe offrire i propri spazi e le proprie strutture (che poi sarebbero le nostre!!) a tutti i bambini in forma completamente gratuita, o per lo meno con prezzi fortemente scontati, attraverso rette agevolate e coperte in parte dalle nostre già esose tasse? 
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Domande che sempre più spesso molti genitori si pongono quando un anno dopo l’altro si ripresenta la solita occasione di iscrivere il proprio figlio a un qualche corso sportivo.
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Questa dannata crisi economica non ci sta di certo aiutando, leggiamo infatti ogni giorno, sui quotidiani locali e nazionali, di centinaia e centinaia di aziende che chiudono, artigiani e commercianti che falliscono, industrie che licenziano in massa, portando così le tristi statistiche sulla disoccupazione a livelli che definire allarmanti è un eufemismo.
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Nonostante tutto ognuno di noi vuole e cerca con ogni forza di garantire ai propri figli una vita lontana da ogni triste pensiero legato a questa maledetta crisi economica.
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E alla solita, rituale, annuale domanda dei nostri bambini: “posso giocare anche quest’anno?” rispondiamo con toni sempre più timidi e a volte imbarazzati, cercando di accontentarli attraverso sacrifici che oggi non sono più possibili.
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Nonostante tutto ci presentiamo alle riunioni delle varie società sportive per apprendere orari, giorni, MA SOPRATTUTTO I COSTI.
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E con estremo rammarico, questi ultimi AUMENTANO SEMPRE.
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Non basta che dietro a qualche società sportiva ci sia un qualche benedetto marchio o sponsor famoso, che a rigor di logica dovrebbe alleggerire il peso delle rette che i genitori dovranno pagare, infatti in barba a qualsiasi sano pensiero i costi continuano ad aumentare, di anno in anno.
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Perchè?
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Per fortuna tutto ciò non accade ovunque.
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Basta infatti allontanarsi dai confini del proprio paese che subito si apre un mondo che ai più sembra sconosciuto. 
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Facendo qualche chilometro in più verso i paesi vicini, pochi minuti di macchina, ci si accorge subito che le cose funzionano diversamente.
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Sembra infatti che alcuni comuni e società sportive applichino prezzi che in alcuni casi arrivano ad essere più bassi di oltre la metà. Già, avete capito bene, una differenza di costi di OLTRE LA META’ dei prezzi che ci vengono prospettati a casa nostra.
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Come se questi comuni applicassero i concetti da me fin’ora espressi.
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Detto ciò voglio precisare che questo mio post non vuole essere polemico, infatti ho evitato volutamente di fare nomi di qualsiasi tipo, bensì vuole spingervi a guardare oltre i vostri piccoli confini di paese, vuole aiutarvi  a non rinunciare rassegnati a far praticare attività sportive ai vostri figli.
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Non fermatevi alle uniche e a volte offensive soluzioni che alcune società sportive vi prospettano, quasi a volervi “concedere” di pagare rette, secondo me, ingiustamente esose, e in qualsiasi modo.
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Accade infatti che, in alcuni casi, certe società sportive, quasi a voler giustificare le proprie elevate rette, propongano ai genitori di rivolgersi alle banche, aprendo una sorta di debito che vi consenta di coprire i costi delle rette per l’ iscrizione. 
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Non è giusto. 
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Né etico né umanamente dignitoso.
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False soluzioni a problemi che potrebbero essere risolti in altro modo, e che vi pongono davanti a situazioni direi in oltre modo oltraggiose.
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Evidentemente vogliono passarvi come umana concessione, una prassi bancaria che a mio avviso potrebbe essere evitata se solo qualcuno cambiasse modo di concepire lo sport per i nostri figli.
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Credo infatti che tutti coloro che orbitano intorno all’ambiente sportivo dei nostri bambini e che usufruiscono di spazi comunali, dovrebbero impegnarsi a fornire un servizio che sia accessibile a TUTTI, senza pesare in oltre modo, sulle già svuotate tasche dei Cittadini/Genitori.
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Christian B.
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sabato 3 novembre 2012

PRIMA IL SUD.

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Nei manifesti di propaganda della Lega troneggia da tempo una frase che non ci trova per nulla consenzienti, e che recita: prima il Nord !
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Considerare il Sud dell’Italia come obiettivo da relegare in secondo piano, subordinandone le esigenze a scelte che privilegino il Nord, mi sembra quanto meno oltraggioso, oltre che poco intelligente.
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E’ una forma di vergognoso razzismo diretto a tutti coloro che appartengono alla nostra stessa etnia, ma che dimorano più a sud di noi, come se ciò fosse motivo sufficiente a discriminarli.
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Faccio notare che se invece ci fossimo preoccupati di distribuire ricchezza anche al sud, oggi ne trarremmo tutti quanti maggiori benefici, in termini di lavoro, di equità sociale, di cultura, di benessere, e anche di civiltà.
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Abbiamo lasciato per anni i nostri confratelli meridionali in balia della mafia e della ‘ndrangheta, o della camorra, complici tutti quei politici che si sono arricchiti grazie alla loro collusione con il malaffare e la malavita organizzata.
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Ora la Lega vorrebbe privilegiare il Nord, come se facendolo, ignorando quindi le necessità del sud dell’Italia, si facesse un’opera di giustizia doverosa e necessaria.
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E’ proprio grazie a ragionamenti perversi come questi che il divario nord - sud è cresciuto in maniera
esponenziale nel corso del tempo, obbligando chiunque volesse avvalersi del diritto di lavorare e di “mettere su famiglia”, al sud, ad emigrare verso i territori del nord.
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Lo Stato è assente al sud da troppi decenni, e ora, invece di porvi rimedio si continua a proclamare : “prima il nord”.
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Evidentemente la miopia politica di chi propugna questa tesi è pari solo alla smisurata arroganza con cui tenta di arrogarsi il diritto di precedenza per quanto riguarda l’assegnazione di benefici o di risorse in Italia.
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Motivo?
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Forse costoro pensano che al nord dell’Italia la gestione pubblica e privata della società si sviluppi entro percorsi di indubbia onestà ?
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Forse che chi nasce al nord ha diritto che gli sia riconosciuta una superiorità di stampo quasi divino, soprannaturale, come si usava al tempo dei re e degli imperatori ?
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Le nostalgie secessioniste appaiono chiaramente sterili e fini a se stesse, offensive e da rifiutare, e controproducenti per la civiltà dello stesso nord.
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I politici del Nord pare non siano stati esenti da scandali, interpretando ruoli in cui il malaffare ha regnato sovrano, e ingrossando le schiere degli indagati dalla magistratura.
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Anzi, è proprio grazie a costoro che i delicati equilibri che dovrebbero reggere i cardini dell’incedere civile sono stati compromessi, a volte in maniera irrimediabile.
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L’immigrazione interna che per decenni ha movimentato schiere di lavoratori e di famiglie dal sud al nord, ha costituito invece una vera e propria risorsa per le aziende del settentrione e un bene collettivo per l’intera società, contribuendo però a impoverire sempre di più l’Italia meridionale.
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Prima il Nord” …
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Ricordo a tutti che noi italiani siamo il sud dell’Europa… e allora chiedo a coloro che si sentono superiori ad altri per il solo motivo di essere nati a Milano o a Torino :
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Prima il nord ?
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Prima la Germania, la Francia, il Belgio, ecc…?
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O ci devono essere due pesi e due misure, considerando valida la proposizione solo per l’Italia ?
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Noi del blog ci schieriamo decisamente e con spirito di fratellanza con tutte quelle persone che costituiscono il popolo meridionale italiano, compresi coloro che per sopravvivere sono stati costretti a lasciare i loro territori per cercare lavoro e fortuna qua da noi.
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Ribadiamo con forza che l’Italia è una e indivisibile, e che per la sua unità si sono immolati da eroi i nostri progenitori, in nome del tricolore.
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Grande rispetto, dunque, per la nostra Bandiera e per l’Italia, senza distinzioni tra nord e sud, e un doveroso plauso ai martiri grazie ai quali possiamo oggi definirci una vera Nazione : l’Italia.
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Dissenso
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Christian B.
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domenica 17 giugno 2012

LOGICHE DI PENSIERO ...

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Da più parti mi viene chiesto quale sia la motivazione, forse inconscia, che spinge un amministratore comunale a prendere in considerazione, piuttosto che ad ignorare, eventuali problematiche di interesse pubblico.
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Probabilmente le sfaccettature che delimitano la geometria della struttura psicologica dei personaggi politici dipendono non solo dalla formazione culturale, o dal retaggio ancestrale indotto da un imprinting acquisito nella fase evolutiva adolescenziale, ma anche da sollecitazioni contingenti o da pressioni occulte che gravano sulle scelte e sulla volontà decisionale.
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A volte pare quasi che pur consapevoli dell’universo che li circonda, i politici risultino estraniati dalla realtà contingente e dal contesto quotidiano, rivelando una persistente idiosincrasia verso la società, avulsa da qualsiasi esigenza di priorità o rilevanza.
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Ecco così che la psiche del politico sfugge a logiche razionali, deviando verso percorsi che privilegiano decisioni di inspiegabile fattura, e che lasciano i cittadini allibiti e increduli.
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I recessi mentali di taluni amministratori rappresentano un vero e proprio labirinto in cui si perdono i risultati dei rispettivi laboratori ideologici e intellettuali, metamorfizzati dalla dipendenza simbiotica con i partiti di riferimento.
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Parafrasando un modo di dire, si può benissimo affermare che non ci sia peggior sordo di chi non voglia sentire, sia a livello inconscio che interpretando un ruolo di stolida consapevolezza.
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La coscienza dei politici di mestiere spesso è attraversata da conflitti che spaziano dal desiderio di esibire proposizioni di carattere costruttivo e socialmente necessarie, fino alla necessità di soddisfare i parametri stereotipati delle lobbies legate al partito politico di appartenenza.
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Solo così si spiega coma mai a volte costoro neghino realtà evidenti e palesi, oppure perché si esibiscano in realizzazioni di opere inutili, costose, e non prioritarie rispetto alle esigenze territoriali.
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Gli esempi si sprecano, a livello globale, universale.
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L’unica cosa che accomuna l’intero universo geo-politico è la perfetta condiscendenza con cui si rivolgono alla perpetua ridefinizione di sempre maggiori privilegi e vantaggi per sé stessi.
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Da qui nasce, ed è stato coniato, il termine di CASTA, che identifica l’appartenenza ad una elite privilegiata.
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I suoi componenti sembrano essere autorizzati a fagocitare tutto ciò che può recare loro vantaggio.
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La casta ha però superato i suoi stessi limiti, navigando in un oceano sconfinato di esosità e di arroganza inaffrontabili e senza limiti.
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Rimanendo in ambito locale, a Minerbio, ci si chiede da tempo, e da più parti, come mai l’Amministrazione pubblica sia talmente autoreferenzialista ed arrogante da negare perfino l’esistenza stessa dell’amianto, nonostante l’evidenza palese della sua assillante presenza sul territorio, testimoniato dalle nostre numerose segnalazioni.
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Ci si chiede come mai le elucubrazioni mentali e le divagazioni intellettuali delle menti eccelse che ci governano a livello locale non riescano o non vogliano prendere in considerazione nemmeno le altre segnalazioni che facciamo da molto tempo, come ad esempio quelle sulle barriere architettoniche.
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Il modus operandi del Sindaco di Minerbio nei nostri confronti è sotto gli occhi di tutti, oramai da anni.
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Noi facciamo le segnalazioni necessarie a risolvere situazioni di degrado, di spreco, di rischio per la sicurezza stradale, o di allarme, proponendo anche le soluzioni e le alternative, ma siamo sistematicamente disattesi e inascoltati.
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Spesso l’Amministrazione si profonde in sterili scusanti, oppure si nasconde dietro presunti ostacoli a cui attribuisce la certezza di una impossibilità operativa, mentre in altre occasioni NEGA sfacciatamente che il problema stesso esista.
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Successivamente è però capitato che le stesse problematiche che in precedenza non avevano riscosso l’interesse del Primo Cittadino, venissero poi affrontate, seguendo le nostre indicazioni.
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Forse la coscienza civica degli amministratori pubblici ha subito un improvviso risveglio dalla profonda letargia in cui era sprofondata ?
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Forse, invece, hanno lasciato trascorrere un po’ di tempo dalle nostre segnalazioni per timore di apparire come se fossero stati colti in fallo ?
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Se così fosse denoterebbero di avere la cosiddetta “coda di paglia” poiché quotidianamente sbandierano ipocritamente la loro disponibilità al dialogo con i cittadini, invece inesistente.
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O forse si tratta di mera arroganza ?
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Pura, semplice, e devastante arroganza, per mezzo della quale l’Amministrazione comunale governa Minerbio, appoggiata da chi risulta essere maestro della disinformazione e della manipolazione, e cioè il PD.
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Non a caso si celebrano ricorrenze al suono di “Bella ciao”, le cui note vengono diffuse enfaticamente dalla banda cittadina, mentre se ne ignorano totalmente altre, come ad esempio quella dei martiri delle Foibe.
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La corte del Re di Minerbio si affaccenda invece in attività di compiacenza verso il proprio sovrano, ed esprime il meglio di sé dilapidando le risorse locali, infischiandosene dei veri problemi del territorio.
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La vittoria della psiche e dell’intelligenza individuale, mai come in questo caso, è vanificata da una forma di vassallaggio tesa e rivolta a compiacere la Corona locale, a discapito di noi sudditi, ridotti ad interpretare nostro malgrado il ruolo di servi della gleba.
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Ricordo ancora l’ultimo incontro con Sua Maestà, l’anno addietro, a proposito dell’amianto da noi segnalatogli.
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In quella occasione erano presenti i dirigenti sanitari Asl, oltre a noi, nonché un consigliere comunale del Comune di San Lazzaro (attivo nella lotta all’amianto), e vari Assessori, ma ciò non impedì al Re di abbandonare il consesso ivi riunito, e di rimanere assente per lungo tempo.
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Al suo ritorno, nemmeno una parola di scuse …
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La sua arroganza raggiunse l’apoteosi quando, dopo essersi seduto, all’oscuro di quanto noi tutti ci eravamo detti nel frattempo, esordì con la frase :
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A Minerbio il problema amianto NON esiste !
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Di fronte a tale manifestazione di protervia non ci rimase che alzarci in piedi e abbandonare la sala in segno di protesta, seguiti dal suo sorrisino beffardo e arrogante.
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Questo comportamento, da parte di un Sindaco, è frutto del retaggio culturale da lui assorbito da una qualche scuola di partito, oppure deriva da una forma di maleducazione congenita ?
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Il suo evidente intento di auto-referenziarsi, e di togliere all’interlocutore una qualsiasi velleità di contrapposizione, attinge forse da esigenze di carattere ancestrale, quali ad esempio una infanzia infelice o qualche trauma fanciullesco mai superato ?
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Non si capisce altrimenti perché colui che DEVE fare gli interessi della cittadinanza, essendo pagato per questo motivo da noi tutti, si esibisca invece in vergognose rappresentazioni di stampo staliniano, del tutto paragonabili ai dictat dei gerarchi comunisti del Kgb sovietico.
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La domanda con la quale ho iniziato questo post trova quindi risposta solo attraversando territori in cui l’esame delle prerogative socio-caratteriali dei personaggi presenta caratteristiche molto variegate, e la cui analisi va ben oltre le mie capacità.
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Lascio quindi a voi tutti l’onere di interpretarne non tanto le intime motivazioni, per le quali non sarebbero sufficienti nemmeno parecchie “sedute” di psicanalisi, bensì le risultanze materiali, alla prova dei fatti.
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Limitiamoci quindi ad esaminare la realtà locale e quotidiana, e potremo ottenere un quadro chiaro e aggiornato della situazione.
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I fatti parlano da soli …
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Dissenso
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giovedì 2 febbraio 2012

PARALISI ISTITUZIONALE E INTELLETTUALE

Voglio segnalare un articolo pubblicato oggi, giovedì 2 febbraio, nella prima pagina del fascicolo locale del Resto del Carlino, intitolato "E' inverno, che sorpresa", firmato da Marco Girella.
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Una delle vie principali di Minerbio
Leggendo tra le righe, salta subito all'attenzione un deciso riferimento al qualunquismo della classe politica, rispetto alla realtà contrapposta, eviscerando nel contesto attuale le situazioni di disagio della popolazione a causa delle forti nevicate di questi giorni.
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Il menefreghismo della classe politica dirigente bolognese, unito all'incapacità totale di rapportarsi con esito positivo di fronte alle difficoltà, è pari solo alla smisurata arroganza con cui i vari Sindaci o Assessori blaterano una miriade di scusanti o di alibi, dietro cui continuano a imperversare.
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Alla luce dei fatti, molti tra i Sindaci dei vari Comuni della "Bassa Bolognese" risultano non esenti da questo stato di cose, permeati di un autoreferenzialismo che li vede vegetare in un limbo in cui l'inconsistenza costituisce la regola, e in cui la mediocrità e la mancanza di stimoli neuronici appaiono come la caratteristica fondante del loro stesso universo.

Le conseguenze ...
Dietro a tutto c'è il partito.
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Un partito che, in queste terre, diciamolo pure, è sempre lo stesso : il PD.
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Questo dinosauro della politica, stantio e metamorfizzato, alieno alla realtà, distante dai cittadini, chiuso in un retaggio pseudo culturale che trova le sue origini nel totalitarismo di stampo marxista, assiste passivamente all'inedia con cui le loro stesse creature devastano il territorio che governano.
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I danni sono visibili a tutti, anche se loro, i Comunisti, li negano o tentano di nasconderli.
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Proporrei a costoro, Sindaci e Assessori, di organizzarsi in delegazione per intraprendere un viaggio di studio in Siberia, dove di neve ce n'è a bizzeffe, e dove la popolazione, oltre che essere abituata, giocoforza, ai campi di sterminio del regime comunista ( i gulag ), è anche esperta nelle tecniche di sopravvivenza con i climi polari.
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GULAG SIBERIANO
Sono sicuro che lì, in Siberia, tra uno studio sulle atrocità di Stalin e un approfondimento sulle devastazioni del comunismo verso il suo stesso popolo, i nostri amministratori locali troverebbero anche il modo di capire, finalmente, come si fa non soccombere in caso di nevicate.
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Se lo hanno capito loro, e cioè i popoli deportati in quelle terre ghiacciate e desolate, che hanno poi lasciato in eredità ai posteri la loro conoscenza, forse, chissà, anche i nostri politici potrebbero trarre un insegnamento che consenta loro di evitare le solite figure di merda che ciclicamente ripropongono annualmente in occasione delle nevicate.
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GULAG SIBERIANO
Potrebbero capire come si puliscono le strade, come si evita l'isolamento del territorio assediato dalla furia delle nevicate, e come si reagisce alle avversità naturali.
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Può anche darsi, però, che la nostra delegazione di ferventi comunisti, sia oramai assuefatta ad un manierismo di comodo, che non solo a livello ideologico, ma anche nei risvolti pratici e quotidani, rifugga la palese realtà dei fatti.
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Forse è proprio così che distaccandosi dall'evidenza negano le problematiche causate dalla loro incompetenza, abbandonando, di fatto, la popolazione alla morsa dell'Inverno.
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Forse è proprio così, distanziandosi cioè dalla palese verità storica, che rifiutano di fare ammenda e di dissociarsi dalle crudeltà di un regime a cui hanno guardato con amorevole riferimento per decenni.
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Tutto sommato, forse sarebbe meglio che la delegazione locale, dopo aver raggiunto le località siberiane, rimanesse là, a meditare su tutto ciò, conscia del fatto che noi non proveremmo la minima nostalgia per la loro assenza.
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Ma non voglio dilungarmi oltre ... ecco quindi l'articolo del "Carlino" cui accennavo all'inizio :
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