Articolo 21 della Costituzione Italiana

Articolo 21 della Costituzione Italiana:
"TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, CON LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE. LA STAMPA NON PUO' ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE"
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venerdì 7 giugno 2019

PRODUZIONE LETTERARIA SUI CRIMINI COMUNISTI

Sull'onda del successo nazionale e internazionale della Lega e del popolo delle destre, propongo all'attenzione dei lettori del Blog la mia produzione letteraria, che mira a raccontare e a spiegare all'elettorato il perchè si debbano rifiutare con fermezza le proposizioni di una sinistra erede del vecchio PCI e ancora legata a tragici fantasmi e a falsi idoli del passato, come Palmiro Togliatti e lo stesso comunismo.
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La conoscenza e la cultura, acquisite mediante la lettura, ci rendono indipendenti e sensibili, padroni della nostra personalità e liberi dai pregiudizi.
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Per troppo tempo abbiamo permesso all'universo intellettuale (o pseudo tale) delle sinistre di manipolare la verità e la realtà storica, mistificata e nascosta, ma ora possiamo dire basta e riappropriarci di una conoscenza reale e obiettiva.
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Su questi presupposti ho lavorato per dare alle stampe una produzione letteraria che squarciasse il velo di omertà e di disinformazione costruito a tavolino dalle sinistre, e sono quindi a proporvela augurandomi che sia per voi uno stimolo al raggiungimento della libertà.
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Dissenso
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domenica 23 aprile 2017

25 APRILE : IO NON FESTEGGIO


Come accade ogni anno, ripetutamente dal dopoguerra ad oggi, l’enfasi pseudo democratica del Governo al potere ci ripropone di festeggiare la cosiddetta “liberazione”.
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In realtà più che di liberazione possiamo definire tale ricorrenza come un passaggio di potere da quello del fascismo ad un altro, rappresentato dalle banche e dalla corruzione, così come le vicende giudiziarie legate al mondo della politica e dell’economia ci hanno testimoniato nel corso degli ultimi 70 anni.
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La stazione di Bologna bombardata dagli americani

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Personalmente NON festeggio tutto ciò, considerando poi le modalità attraverso cui sono passate le orde dei “liberatori”, mediante l’uso dell’assassinio indiscriminato (bombardamenti a tappeto sulle città), dello stupro diffuso e impunito di fasce di popolazione indifesa (“marocchinate”) e anche di violenze gratuite e di crimini contro l’umanità come nei casi di riconsegna dei prigionieri di guerra a Stalin, pur sapendo che questi sarebbero stati deportati nei gelidi e letali lager siberiani.
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Non festeggio la cosiddetta “liberazione” che ci ha condotto nell’immediato dopoguerra a stragi contro civili, sia uomini che donne, oppure rappresentanti del clero, compiute da bande di criminali partigiani, con l’avallo del partito comunista, e la benevolenza di Presidenti della Repubblica (Giuseppe Saragat, Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, e Giorgio Napolitano) ( LINK ) che hanno successivamente graziato i responsabili condannati per questi crimini.
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Lo dice la Storia, quella con la “esse” maiuscola, che il tempo definirà entro i corretti binari di una informazione oggettiva e non partigiana come ora è invece presentata dagli intellettuali della sinistra.
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Non festeggio la cosidetta “liberazione” avvenuta con l’intervento di Paesi “alleati” che hanno fondato la loro stessa esistenza sul genocidio di intere popolazioni, come quelle dei nativi americani.
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Mappa delle tribù sterminate dagli americani : 100 milioni di vittime
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La grande nazione popolata dagli indiani d’America, è stata scientemente predata con estrema violenza dai “liberatori” , i quali si sono poi sostituiti ad essi appropriandosi dei territori.
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Non festeggio la cosiddetta “liberazione” ottenuta con l’intervento armato dei sovietici, responsabili della morte di cento milioni di persone, attraverso i famigerati crimini contro l’umanità oramai noti al mondo intero.
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Gulag sovietico
I gulag comunisti (l’universo concentrazionario sovietico) e i gulag americani (le riserve indiane) rappresentano una duplice faccia della stessa medaglia, che identifica esattamente l’aspetto devastante della violenza comune.
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Dovrei quindi festeggiare questi “liberatori” ?
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E che dire dei francesi e degli inglesi ?
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Le due potenze coloniali si sono distinte per i loro crimini compiuti contro le popolazioni civili (le famigerate marocchinate) e contro le organizzazioni umanitarie (i bombardamenti sui presidi della Croce Rossa), così come una gestione criminale dei detenuti di guerra imprigionati nei loro lager.
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Tutti questi rappresentanti della cosiddetta “liberazione” hanno concorso tra loro a scaricare bombe per migliaia di tonnellate di potenza esplosiva e distruttiva sui nostri territori, sulle nostre città rase al suolo e devastate impunemente e indiscriminatemente, colpendo le popolazioni civili e inermi.
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Questa è realmente la liberazione, quella vera, che ci viene occultata dai media e dagli organi di informazione dell’attuale regime.
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Dal dopoguerra ad oggi è calato un velo di silenzio e di disinformazione sui crimini commessi in nome di un antifascismo bieco e irrazionale, che ha travolto con le sue ondate di odio tutto ciò che di buono il fascismo aveva prodotto, evidenziando per contro una apoteosi marxista quasi mistica e delirante.
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Io NON festeggio, in ricordo delle vittime dei bombardamenti che a migliaia sono rimaste uccise dalle bombe americane e britanniche, oppure mutilate dalle macerie crollate sopra di loro, come in un tragico ma non casuale terremoto.
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1945 - Ospedale Sant'Orsola bombardato dai "liberatori"
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Io NON festeggio, in ricordo delle vittime degli stupri dei “gourmiersfrancesi commessi in Sicilia e poi su, fino all’alta Toscana, senza che alcuna potenza “alleata” si opponesse allo scempio.
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Migliaia di donne, uomini e bambini, compreso i preti e le suore, furono stuprati o sodomizzati con violenza, spesso costringendo i familiari ad assistervi.
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Dal dopoguerra ad oggi non è MAI stata versata una lacrima o deposto un fiore in ricordo di queste vittime dell’odio che i “liberatori” hanno sfogato irrazionalmente contro le popolazioni civili italiane.
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Dopo decenni di colpevole silenzio oggi sono venute finalmente alla luce le vicende delle “Foibe” in cui la ferocia comunista si è espressa  e rivelata per quello che rappresenta : un universo di odio e di sopraffazione.
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I partigiani comunisti di Togliatti hanno avallato il piano di sterminio ideato dal dittatore comunista Jugoslavo, il famigerato Tito, teso al genocidio sistematico della popolazione di etnia italiana delle zone carsiche.
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E io dovrei festeggiare tutto cio ?
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Emerge dal mio intimo profondo e dai reconditi meandri del mio stesso essere un sentimento di profondo disprezzo verso tutti i partecipanti a questa enorme e tragica farsa che ha preso il nome di “liberazione”.
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Il tempo e la Storia sanciranno in un futuro oggettivo le precise e ineluttabili responsabilità di tutti costoro, rendendo giustizia alle vittime e dimensionando correttamente la visione fino ad oggi distorta della realtà.
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I posteri potranno considerare sui milioni di morti trucidati dal comunismo sovietico di cui non appare traccia sui testi scolastici, e puntare il dito sulle nefandezze americane nel mondo intero.
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Forse allora non si enfatizzeranno più i cosiddetti “liberatori”…
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Dissenso
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sabato 9 agosto 2014

IL BRADIPO PIDDINO NON LO SA, PERCHE’…STAVA FACENDO LA CACCA



Il bradipo è un animale molto simpatico, lento e sonnacchioso. Fa parte dell’ordine degli “sdentati”, anche se in realtà ha i denti, sia pure molto poco sviluppati. Il suo punto forte (si fa per dire) è la sua prodigiosa lentezza. È lento quando cammina, quando mangia, quando gioca, perfino quando fa la cacca (può addirittura addormentarsi mentre sta facendo i suoi bisognini).

Dorme circa 19 ore al giorno, poi gli piace stare appeso agli alberi a testa in giù. Insomma sta spesso a testa in giù, così che vede sempre il mondo al contrario.

Bene il bradipo è come l’italiano medio, l’italico piddino, quello che alle ultime elezioni europee ha dato il 40,8% di consensi al PD, quel partito “di sinistra”, che sta instaurando una dittatura oligarchica “di destra” in Italia, sempre per il solito motivo che il sangue si nota meno su di una camicia “rossa”. Per quale motivo, ci si chiede? Semplicemente perché dorme troppo e vede il mondo al contrario, quindi non riesce a decifrare la realtà nel modo giusto.
Infatti il bradipo piddino si addormenta mentre pensa, perché la monotonia del suo stesso pensiero lo annoia a morte, eternamente puntato sull’ossessivo fuffoso concetto: PD …PD …PD … Ecco perché non si informa, non legge, non studia, quindi non sa.

Per esempio non sa che l’Unione Europea è un organismo sovranazionale antidemocratico e oligarchico nella sua stessa natura, dove il potere legislativo è affidato ad organi non elettivi, non trasparenti, ma solo nominati dalla partitocrazia e dalle lobby finanziarie che lo condizionano. Di conseguenza lo svuotamento del potere degli stati nazionali e la sua successiva concentrazione in organi sovranazionali, determina l’isolamento tecnocratico delle commissioni decidenti e il sequestro della gestione democratica della società civile, a vantaggio dell’autogestione blindata del potere partitocratico. 
Non sa che attraverso il modello economico/finanziario ispirato al neoliberismo di Friedrich Von Hayek, in Eurolandia sono i grandi monopoli finanziari che dettano la politica degli Stati e dell’Unione. Perché la loro autonomia decisionale deve stare “al riparo dal processo elettorale” (Mario Monti). A differenza del modello economico keynesiano, che prevedeva uno Stato che facesse investimenti anticiclici per evitare la recessione, nella quale si è avvitata ora l’Italia, ed assicurare l’occupazione. E quando la politica economica è affidata ad una Banca Centrale, che, per statuto, opera in autonomia autoreferenziale, la democrazia rappresentativa è finita e il processo elettorale è privato del suo senso. Ma questo il bradipo piddino non lo sa, perché sta appeso agli alberi a testa in giù e vede il mondo al contrario.

Non sa per esempio che sulle banconote dell’euro non c’è scritto da nessuna parte “pagabili a vista al portatore”, perché la BCE non ha una riserva aurea (quindi dove le porti?), e non c’è nemmeno scritto “la legge punisce gli spacciatori e i fabbricanti di moneta falsa”, perché questo avrebbe aperto dei contenziosi giuridici complicati. Poi tra la bandierina europea e gli acronimi della BCE nelle varie lingue, c’è un simboletto, è il simbolo del copyright, ma voi avete mai visto un francobollo, una marca da bollo, una banconota col copyright? Il quale è per sua natura un istituto di diritto privato, la moneta invece dovrebbe essere un istituto di diritto pubblico, a corso forzoso, dunque l’euro, secondo questi requisiti, non sarebbe una moneta a corso forzoso.

La BCE è una banca pubblica solo di nome, ma non di fatto, perché sarebbe nata da un accordo di natura privatistica tra banche centrali nazionali, che infatti restano proprietarie della riserva aurea dei loro paesi, infatti nella BCE può entrare anche una Banca che non adotta l’euro, come quella d’Inghilterra (che detiene il 17 % del capitale della BCE), quindi l’euro sarebbe l’equivalente di una cambiale, di un qualsiasi titolo di pagamento di diritto privato. In definitiva la famigerata banconota è una sorta di moneta straniera e dunque gli stati dell’UE sono obbligati ad usare una moneta non propria. Ma la politica monetaria di uno Stato condiziona molto la sua politica economica (ce ne siamo accorti!).

Il bradipo piddino non sa che la Costituzione italiana del 1948 è fondata sul principio economico keynesiano, che pone il lavoro al centro delle dinamiche fondamentali per il buon funzionamento economico di uno stato. Quando negli anni ‘30 numerose file di disoccupati andavano a ritirare il sussidio di disoccupazione, Keynes si preoccupò di formulare una teoria per la piena occupazione: “I difetti lampanti della società economica in cui viviamo sono la sua incapacità di provvedere alla piena occupazione e la sua distribuzione arbitraria e iniqua della ricchezza e dei redditi.” (Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, John Maynard Keynes). Se il Pil e l’occupazione dipendono dalla domanda, per aumentarli occorrerà quindi incrementare la domanda aggregata, cioè la domanda dell’intera Nazione (perché è la domanda che crea l’offerta, non la produzione, non la competitività). In altre parole per uscire da una crisi, è necessario che qualcuno spenda di più, in modo da assorbire la produzione in eccesso ed eventualmente indurre le imprese a produrre di più. Quindi la domanda aggregata deriva da: + consumi + investimenti + spesa pubblica + esportazioni – (meno, meno, meno, meno …) importazioni.

Questo principio keynesiano, che aveva risolto la crisi di disoccupazione del ‘29, venne sostituito dalla teoria neoliberista di Milton Friedman e dei Chicago Boys degli anni’70, che puntava invece sull’eclissi dell’intervento statale e sul liberismo economico autoreferenziale, con particolare riguardo alle liberalizzazioni e privatizzazioni (che avrebbero favorito il capitale privato), con l’imposizione di tagli all’assistenzialismo ed alle spese parassitarie, con l’avvio del risanamento dei conti pubblici, per evitare con l’aumento del costo del debito pubblico (provocato però dagli alti tassi d’interesse finanziari) il default degli Stati, e infine con l’apertura al commercio estero e agli investimenti stranieri.

Quindi una vera e propria inversione di tendenza, diffusa ad arte con la propaganda di regime di ideali europeisti mai attuati, di maggiore solidarietà e integrazione tra i popoli d’Europa. Una tragica dottrina che sul piano economico sta producendo un continuo aumento del debito pubblico, la deindustrializzazione e la strage delle aziende del Paese, l’emigrazione di capitali, imprese e cervelli all’estero, la svendita di beni pubblici, gioielli tecnologici di stato (Finmeccanica, Eni, Enel). Ma questo il bradipo piddino non lo sa, perché mentre stava pensando alle possibili soluzioni della crisi gli è venuto un forte mal di testa.

Non sa che le spudorate pseudoriforme sbandierate ai quattro venti da Renzi, Padoan, Napolitano, rappresentano la costruzione di una società governata da oligarchie del potere finanziario, che poco si interessano di diritti, redditi, lavoro, cultura, previdenza, benessere sociale. Il nuovo modello economico imposto non mira assolutamente all’attuazione della crescita economica, ma alla conquista di un bacino socio-economico da sfruttare con tassi, interessi, mutui, balzelli medievali, che ricordano appunto il sistema verticistico feudale, dove un’oligarchia aristocratica guerriera parassitaria governava su tutta la società con l’aiuto del potere finanziario e usuraio.

A questo punto credo che sia una provocazione quanto afferma Marco Della Luna quando dice: “Diversamente da altri, io non biasimo moralmente i progettisti e gli autori di quanto sopra. Non dico che sono criminali perché sacrificano il 99% della popolazione agli interessi dell’1%. Infatti, il loro modello socioeconomico deflativo-parassitario-autocratico è più adeguato a ciò che i popoli sono, al loro effettivo livello mentale e di consapevolezza, che non è molto diverso da quello del bestiame, come dimostra la bovina docilità con cui si lasciano “riformare”. Il modello democratico, e anche il modello (post)keynesiano, presuppongono che l’uomo mediano e il popolo siano qualcosa che in realtà non sono affatto, quindi semplicemente non possono funzionare. Il modello socioeconomico deflativo ha, inoltre, il vantaggio di riuscire a imporre coercitivamente e dall’alto, di fronte al raggiungimento dei limiti fisici dello sviluppo e alla necessità di ripiegare, la necessaria decrescita ecologica dei consumi e della stessa popolazione, che in regime di democrazie nazionali non si potrebbe ottenere.”

Dunque il livello mentale di consapevolezza dei popoli non sarebbe molto diverso da quello del bestiame, del gregge, dei buoi, o delle pecore, visto che accetta ogni minaccia al proprio benessere in maniera rassegnata e docile, senza alcuna apparente volontà di ribellarsi. E dunque non sarebbe condannabile moralmente la volontà corrotta e parassitaria di questa classe dirigente che cerca di imporre in maniera autoritaria un nuovo ordine socio/economico devastante per il benessere della popolazione. Sarebbe come dire: è legittimo sfruttare i più deboli d’intelletto, perché tanto non capiscono una fuffa; [...] Mi sembrano affermazioni quantomeno bizzarre.

Ma il bradipo piddino non se ne preoccupa, intento com’è a bersi tutte le bufale che i dirigenti del suo partito affaristico liberista gli raccontano. […]

[…] Ecco perché l’autunno quest’anno sarà particolarmente caldo, chiuderanno molte aziende, ci saranno ancora licenziamenti dolorosi, probabilmente anche un prelievo forzoso sui conti correnti, una pesante patrimoniale e il commissariamento da parte della Troika. Ma il bradipo piddino questo non lo sa, perché stava facendo la cacca e … si è addormentato.
Rosanna Spadini
Fonte: LINK - Tratto da: LINK

giovedì 31 luglio 2014

“I STAND WITH ISRAEL”, contro Hamas ci mettiamo la faccia.



“Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. 
Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre“.
 
Anche chi non ha letto “La rabbia e l’orgoglio” conosce queste parole di Oriana Fallaci. 
Non si tratta di un aforisma da appendere in camera o condividere su facebook, ma di una richiesta esplicita da non disattendere.

Oriana Fallaci dopo l’11 settembre 2001 non ha potuto tacere e ha deciso di aprire gli occhi sul pericolo del terrorismo islamico e soprattutto sulla decadenza della civiltà occidentale, in primis europea. Parlare era diventato un obbligo.
L’articolo pubblicato sul Corriere della Sera pochi giorni dopo l’orribile attentato alle “torri gemelle” e la successiva uscita del libro “La rabbia e l’orgoglio” rappresentano una delle rare scosse al torpore occidentale, scarsamente rappresentato e difeso dalla sua stessa élite intellettuale.

Oriana Fallaci non c’è più, ma i suoi appelli non sono stati vani. L’Italia, grazie a lei, s’è svegliata, se non altro l’opinione pubblica ha compreso che non è tempo di dormire sugli allori. 

Ora sappiamo quando “tacere diventa una colpa”. 
E capiamo che questo è uno di quei momenti.

Non si può tacere di fronte ai missili lanciati quotidianamente da Hamas, ai bambini usati come scudi e poi vigliaccamente strumentalizzati, al pericolo del terrorismo islamico che minaccia Israele e l’occidente. 

Non si può neppure tacere di fronte alla pavidità di Usa e Ue, che anziché sostenere apertamente Israele preferiscono stigmatizzare le reazioni, invocare tregue, auspicare ritiri. 

Non c’è l’occidente a combattere contro Hamas e il terrorismo islamico, c’è Israele da solo e a quanto pare contro l’occidente stesso.

Non si può tacere di fronte all’Onu che vota a favore dell’apertura di una commissione d’inchiesta nei confronti di eventuali crimini commessi da Israele nella striscia di Gaza, grazie ad una maggioranza formata perlopiù da Paesi che applicano la shari’a o disconoscono diritti civili e leggi internazionali. 

Tutto questo mentre i social network di tutta Europa danno ampio eco alle bugie propagandistiche, alle bufale e alle menzogne dei filo-Hamas.

Troppi europei non si rendono conto che mentre nelle democrazie occidentali si discute di libertà, democrazia, diritti civili, parità di genere, nel Medio Oriente c’è chi combatte contro chi vorrebbe cancellare tutto questo.
 
Piaccia o no, Tel Aviv è rimasta l’unico baluardo a difesa dei valori occidentali. Ed è costretto a difenderli nonostante lo scetticismo di chi identifica Israele con le lobby ebraiche, i banchieri, gli usurai, i complotti pluto-giudaico-massonici, i protocolli dei savi di Sion. L’élite odiata in nome di un distorto concetto di lotta di classe e invidia sociale.

Possiamo dirlo forte e chiaro: l’antisemitismo/antisionismo non ci appartiene e non è mai appartenuto al popolo italiano. 
Lo dice la storia, pure del Ventennio, caratterizzato sì dalle leggi razziali ma «in uno dei pochi paesi d’Europa dove ogni misura antisemita era decisamente impopolare», per usare le parole dell’ebrea Hannah Arendt sul suo libro “La banalità del male” (da leggere assolutamente, anche per comprendere i rapporti tra Italia fascista ed ebrei).

Se il fascismo e Mussolini sono stati antisemiti, cosa peraltro tutta da dimostrare, gli italiani non lo sono mai stati neppure ai tempi del regime fascista. 
Un’eccellenza tutta italiana, da preservare con gelosia.

Sono parole che rivolgiamo anche a chi oggi si riconosce in Casapound, Forza Nuova e altre formazioni politiche identificate come “neofasciste”: l’antisemitismo/antisionismo non appartiene agli italiani veri né ai fascisti italiani.

Il nostro Piero Torri qualche giorno fa scriveva: “Va bene che gli ebrei sono brutti e cattivi, d’altronde hanno ucciso Gesù ed è dai tempi di Erode che hanno dei problemi con gli infanti, però, se proprio si deve fare il tifo per qualcuno in questi tempi in cui l’offensiva islamista dilaga dalla Siria all’Iraq, dalla Nigeria al Kenya, ci si faccia una domanda: preferireste che i vostri figli, e in particolare le vostre figlie, vivessero in uno stato controllato da Hamas o da un governo israeliano?“.


Parole che rappresentano la nostra stella polare e lo stimolo per l’iniziativa promossa dal giornale. 
QQ-Quotidiano Qelsi ha deciso di ascoltare Oriana Fallaci.
Non è più tempo di tacere. 
Non è più tempo di aver paura di perdere lettori o incrinare la comunità che vogliamo rappresentare, quella dell’elettorato di centro-destra. 
Non è più tempo di adeguarci ai deliri complottisti e anti-ebraici che rappresentano una tentazione nell’area. 

E’ tempo di sostenere Israele incondizionatamente. 
Ecco perché i selfie di “I stand with Israel”, un’iniziativa nata spontaneamente su facebook.
Ci fa piacere che in tanti abbiano aderito, nonostante l’idea non sia stata resa pubblica. 
Oltre ai lettori di QQ-Quotidiano Qelsi, hanno partecipato ai selfie utenti di pagine facebook caratterizzate da un orientamente diverso rispetto al nostro. 
L’album è in movimento e nei prossimi giorni altri potranno unirsi alla nostra campagna di solidarietà.
Anche in Italia c’è chi comprende le ragioni d’Israele. 
E’ un bene. Together we win.

Fonte: LINK


venerdì 25 aprile 2014

25 APRILE - NON TUTTI HANNO VOGLIA DI FESTEGGIARE...

Marocchinate 

Interviste alle donne violentate 

nel 1944 in Ciociaria...



ALTRI VIDEO SULL'ARGOMENTO: 

https://www.youtube.com/results?search_query=marocchinate

 

 

GLI STUPRI DELLE TRUPPE DI LIBERAZIONE IN ITALIA


Durante la campagna di “liberazione” dell’Italia, nell’ultima guerra mondiale, erano presenti come corpi di spedizione armati varie rappresentative nazionali, non solo europee, ognuna delle quali si muoveva con peculiarità differenti e con premi di ingaggio particolari.
 
Ogni strategia era permessa sul nostro territorio, e si andava quindi dai bombardamenti a tappeto compiuti dagli aerei americani sui quartieri popolari delle nostre città, ai raid compiuti da squadracce di nord africani inferociti e istigati dalla promessa di usufruire del cosiddetto “diritto di saccheggio”, una delle pratiche più in uso tra le milizie delle truppe mercenarie.
 
Questi gruppi armati marocchini, algerini, tunisini, e senegalesi, furono arruolati nel corpo di spedizione francese per combattere, appunto, sul fronte italiano nel 1944.
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Il dilagare delle violenze che queste truppe esercitarono nei territori conquistati, fu originato dal “via libera” concesso dal Generale francese Alphonse Juin, che alla vigilia dell’attacco alla Linea Gustav, nei pressi di Cassino, emise il seguente comunicato rivolto alle truppe marocchine :

« Soldati !
Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia.
Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c'è un vino tra i migliori del mondo, c'è dell'oro.
Tutto ciò sarà vostro se vincerete.
Dovrete uccidere i tedeschi fino all'ultimo uomo e passare ad ogni costo.
Quello che vi ho detto e promesso mantengo.
Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico.
Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete.. »

Nonostante il fatto che la Francia non abbia mai ufficialmente ammesso questo grave arbitrio, la realtà tragica dei fatti ha confermato le spaventose conseguenze della bestialità del Generale Juin.
Orde di marocchini, infatti, furono libere per oltre 50 ore di attuare qualsiasi nefandezza venisse loro in mente di compiere, sulla popolazione inerme di una vasta area delle Provincie di Frosinone e di Latina.

Bambine di 8 anni di età, insieme a donne anziane di 85, per un totale di decine di migliaia di persone, vennero stuprate e violentate ripetutamente da una banda di delinquenti composta da truppe marocchine prive di controllo.

Tutte le donne delle località di Patrica, Polfi, Isoletta, Supino, e Morolo, in Provincia di Frosinone, furono violentate, mentre a Lesola i “valorosi” marocchini stuprarono anche i bambini e le persone anziane, come risulta dalla testimonianza dello scrittore Norman Lewis nel libro “Napoli ‘44”.

Le truppe marocchine, denominate “goumier” sfogarono la loro violenza anche in altri territori della Provincia di Frosinone, come ad esempio Esperia, Castro dei Volsci, Vallemaio, Sant’Apollinare, Ausonia, Giuliano di Roma, Ceccano, San Giorgio a Liri, Morolo, e Sgurgola.

La foga brutale dei nordafricani si ripetè anche nei territori della provincia di Latina, e precisamente nelle località di Lenola, Campodimele, Sabaudia, Spigno Saturnia, Formia, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Roccagorga, Priverno, Maenza, e Sezze, a volte con efferatezze quali lo stupro di ragazzine e bambine in presenza dei loro stessi genitori, costretti ad assistere all’infame scempio.

La ferocia e la vigliaccheria dei “prodi combattenti” nordafricani si rivolse anche verso la popolazione maschile, sottoponendo 800 persone a sodomizzazione.

Anche il prete di Santa Maria di Esperia, don Alberto Terrilli fu barbaramente stuprato, subendo una violenta sodomizzazione che gli causò ferite devastanti, e la successiva morte.

Coloro che intervennero in difesa dei propri concittadini vennero impalati…

Era consuetudine comune tra i marocchini evirare gli uomini per appropriarsi di un trofeo, a dimostrazione dell’uccisione del “nemico”.

Molte delle vittime furono contagiate da sifilide, gonorrea, ed altre malattie veneree, e l’epidemia che ne conseguì fu arginata solo grazie alla penicillina degli Americani.

Le vittime furono definite, in termine alquanto rozzo e privo di sensibilità, come “marocchinate”.

Dopo la guerra il Generale Juin fu promosso Capo di Stato Maggiore della Difesa Nazionale francese, e dal 1951 divenne Comandante per il Centro Europa della NATO.

Leggendo tutto ciò, viene spontaneo chiedersi se si trattò quindi di Liberazione, o se invece ci si trovi davanti ad un vero e proprio incubo intriso di violenza.

Certo che è più facile, per i cosiddetti vincitori, esibirsi in canzonette come “Bella ciao” in occasione del 25 aprile, anziché ricordare le tante vittime delle “Forze di liberazione”, comprendendo anche coloro che sono rimasti sepolti dai crolli causati dai bombardamenti americani, oltre a quelli sopra citati, vittime cioè della cieca violenza marocchina.
I crimini di guerra compiuti nel 1944 furono stigmatizzati anche da Alberto Moravia ne “La Ciociara” da cui venne poi tratto anche il famoso film interpretato magistralmente da Sophia Loren.
 
Una nota del 25 giugno del 1944 del Comando dell’Arma dei Carabinieri dell’Italia liberata, rivolta alla Presidenza del Consiglio, indicava le violenze e i furti commessi dai soldati marocchini :

« …infuriarono contro quelle popolazioni terrorizzandole.
Numerosissime donne, ragazze e bambine vennero violentate, spesso ripetutamente, da soldati in preda a sfrenata esaltazione sessuale e sadica, che molte volte costrinsero con la forza i genitori e i mariti ad assistere a tale scempio.
Sempre ad opera dei soldati marocchini vennero rapinati innumerevoli cittadini di tutti i loro averi e del bestiame.
Numerose abitazioni vennero saccheggiate e spesso devastate e incendiate.»

Questo stato di cose indusse il Vaticano, alla vigilia della “presa di Roma”, a chiedere che solo truppe cristiane potessero entrare nella “Città eterna”.

Oggi, a distanza di tanti anni, dobbiamo ancora constatare come l’Italia sia un Paese in cui ci si dimentica di eroi e di martiri, di vittime di olocausti, come nel caso delle Foibe, o delle “marocchinate”, appunto.
 
In Italia, sotto l’alibi della “liberazione” e con i vessilli al vento di una storiografia insufficiente e colpevolmente complice di una disinformazione endemica, sono avvenuti massacri e pulizie etniche, saccheggi, violenze e stupri di ogni genere.
 
Questo capitolo storico della seconda guerra mondiale viene però ignorato e passato sotto silenzio, dando poca o nulla importanza a tutto ciò, incorrendo sempre in strane omissioni o amnesie.

Come mai eminenti giornalisti, come ad esempio Miriam Mafai, fondatrice del quotidiano “La Repubblica” e storico esponente del PCI, autrice del libro “Le donne italiane”, non ha mai neppure accennato ad una sola delle 60.000 donne, incolpevoli vittime della violenza della “liberazione” ?

Eppure perfino alcune parlamentari esponenti del PCI rivolsero una interpellanza al Ministro ad interim del Tesoro, nell’aprile del 1952, come risulta dalla lettura degli Atti Parlamentari.

Si chiedeva, in particolare, come mai non fossero ancora state liquidate le oltre 60.000 pratiche di indennizzo e pensione per le donne che subirono violenza dalle truppe di “liberazione” marocchine.

A questo proposito l’Onorevole Rossi Maria Maddalena fornì alcuni esempi delle violenze innominabili perpetrate su uomini e donne :

Ad Esperia, un paese del cassinate, perfino il Parroco fu legato ad un albero e costretto ad assistere alle sevizie, prima di essere sodomizzato e ucciso.
 
A Vallecorsa non furono risparmiate nemmeno le Suore dell’Ordine del Preziosissimo Sangue.

A Castro dei Volsci morirono per le sevizie ben 42 tra uomini e donne..



In contrada Monte Lupino, il 27 maggio 1944, una ragazza di 17 anni, Molinari Veglia, fu violentata davanti alla mamma, e poi uccisa con un colpo di fucile.

In contrada Farneta un’altra madre, Rossi Elisabetta di 50 anni, venne sgozzata per aver tentato di difendere le sue due figlie, di 17 e 18 anni che verranno poi stuprate.

Stessa tragica sorte toccò a Margherita Molinari di 55 anni, che cercava di salvare la figlia Maria di 21 anni.

Un bambino di 5 anni di età che assisteva impaurito a quanto succedeva intorno a lui diventò uno scomodo testimone, e per questo venne lanciato in aria e lasciato ricadere a terra, procurandogli così ferite che lo portarono a morire di lì a poco.

Più di diecimila donne, spesso anziane, dell’età di 75/80 anni, vennero violentate  e contagiate da malattie veneree trasmesse loro dai marocchini.

E noi Italiani ogni anno, ancora oggi, dovremmo festeggiare la “Liberazione” il giorno 25 Aprile ?



C’è da vergognarsi al solo pensiero, ma soprattutto dovrebbero chiedere scusa tutti coloro che, mistificando la realtà dei fatti, hanno fino ad oggi nascosto e omesso di portare a conoscenza dei Cittadini questi tragici fatti.

La disinformazione che aleggia sotto le note trionfanti di “Bella ciao” è complice di questi misfatti, poiché nascondendoli impedisce alle vittime un giusto e doveroso riconoscimento, insieme ad un affettuoso ricordo.

Anche per questo io NON FESTEGGERO’ la ricorrenza del 25 aprile, ma anzi mi stringerò idealmente in un abbraccio fraterno alle donne italiane che trovarono la morte e le sevizie per mano delle truppe di “Liberazione”.

Il 25 aprile è un giorno di LUTTO per l’Italia intera, e forse un giorno la verità squarcerà il velo di silenzio che ha fino ad oggi ricoperto queste vicende.

Fonti :
Centro Documentazione Studi Cassinati, Digilander.libero.it, InStoria.it, Mario Cervi-Patriottismo.net, StoriaLibera.it, Wikipedia.
 

Dissenso (Italian Samizdat)

domenica 10 febbraio 2013

MARTIRI DELLE FOIBE, NOI NON SCORDIAMO. MAI.



Prendiamo atto del fatto che l’Amministrazione Comunale abbia scritto, sul sito comunale, due righe di commemorazione sui Martiri delle Foibe, ma come al solito si nota una indolenza caratteristica di chi assorbe da questi eventi storici una sorta di palese imbarazzo. 
Infatti, nell’ermetico trafiletto non c’è alcun accenno al fatto che i Titini fossero comunisti e che le stragi etniche siano state compiute proprio dai seguaci della falce e martello. 
Ancor più grave è che gli eredi di coloro che avallarono con il loro silenzio-assenso queste orrende stragi, e cioè i depositari del retaggio pseudo-culturale ereditato dal PCI filosovietico, non prendano ancora oggi le distanze dal comunismo stesso, riconoscendolo come MALE ASSOLUTO, ma anzi inneggino anche a Palmiro Togliatti, N° 2 del Comintern, , (l’organo di diffusione del comunismo nel mondo, di cui Stalin era il N° 1) chiamandolo ancora oggi “il Migliore”. 
COMUNISMO=MORTE
Il trafiletto che appare sul sito del Comune di Minerbio,  non accenna neppure a cosa siano le Foibe, le tristemente famose cavità carsiche, profonde decine e decine di metri, in cui venivano gettate le persone ancora vive, legate le une alle altre con del comune filo di ferro. 
Abbiamo chiesto al Sindaco di intitolare ai Martiri delle Foibe una Via, o un Parco, oppure una Piazza, ma non ci ha nemmeno risposto, dimostrando ancora una volta che l’arroganza  costituisce un carattere distintivo di questa Amministrazione. 
Il PD e gli eredi di Togliatti hanno dimostrato, nuovamente e reiteratamente, di non avere alcun interesse o volontà di tentare di sanare e pacificare gli errori del passato, chiedendo simbolicamente scusa con atti di riconoscimento pubblici e ufficiali, come quelli da noi richiesti, ma si trincerano anzi dietro piccole esibizioni di palese meschinità. 
MORTE
E’ dimostrato infatti che i tentativi di ridurre al minimo l’informazione, attuati omettendo i caratteri principali che contraddistinguono l’essenza del messaggio, oppure fuorviando il fulcro della problematica in oggetto, costituiscono una vera e propria disinformazione. 
La tecnica disinformativa è tipica del mondo comunista ed è ampiamente sfruttata ad ogni livello sociale fin dai tempi, guarda caso, di Togliatti. 
A Minerbio non è ancora stato abbattuto il Muro che divide cittadini liberi da una parte e l’arroganza comunale dall’altra, e la Cittadinanza è in balìa  di una Amministrazione che nulla ha a che fare con la  convivenza democratica e civile. 
Prendiamo quindi le distanze da chi continua imperterrito a perseguire finalità che vanno in una direzione, a senso unico, che privilegia solo gli interessi di un Partito, il PD. 
Abbattiamo il Muro di Minerbio, per ripristinare quei valori di libertà e uguaglianza a cui tutti i Cittadini guardano. 
Diamo ai Martiri delle Foibe il giusto riconoscimento, ricordandoli come fratelli, uccisi dalla barbarie comunista, e oltraggiati ancora oggi da chi non ha il coraggio e il valore morale di disconoscere le nefandezze del passato. 
Ci inchiniamo quindi al ricordo e in onore dei nostri fratelli d’Italia caduti per la libertà, consci del fatto che saranno per sempre nei nostri cuori. 

sabato 2 febbraio 2013

LA GIORNATA DEL RICORDO : COMMEMORAZIONE DEI MARTIRI DELLE FOIBE


Il 10 febbraio di ogni anno ricorre l’appuntamento per dedicare alle vittime dell’odio comunista una giornata  al loro ricordo.
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In particolare si commemorano le migliaia di persone uccise con estrema ferocia, torturate e gettate vive nelle buche profonde delle cavità carsiche, denominate appunto foibe.
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Le stragi, pianificate con fredda determinazione a tavolino dalle perverse autorità comuniste jugoslave del 1945, a guerra finita, avevano lo scopo di epurare i territori dell’Istria e della Dalmazia al fine di poterseli annettere.
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La rivendicazione slava sulle terre italiane poteva in qualche modo avere una parvenza di legittimità solo se si fosse dimostrato che in quei territori non esistevano nuclei di etnia italiana, come gruppi familiari, o qualsiasi altro insediamento di tale nazionalità.
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Ecco perché le truppe Titine si dedicarono con impegnoad una vera e propria opera di genocidio sistematico nei confronti delle popolazioni civili indifese.
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L’apparato comunista italiano, correo di tali nefandezze, ad opera di Palmiro Togliatti, che ne fucomplice silente e condiscendente, ha tentato per interi decenni di nascondere la verità, omettendo di parlarne, e nascondendo con una conscia e colpevole mistificazione la realtà dei fatti.
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Lo stereotipo, è lo stesso che accomuna tutti i crimini contro l’umanità commessi in questo caso, come in molti altri, da un regime comunista che da un lato perpetrava nefandezze di ferocia inaudita, e dall'altra nascondeva le tracce del suo operato, con la complicità di personaggi come, appunto, Togliatti e i suoi compagni di partito.
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Costoro sono stati complici di un silenzio che li ha accomunati così ai responsabili materiali delle stragi, diventandone correi a livello morale e subdoli avallatori di una strategia ideologica che fa del terrore il suo punto focale di forza.
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Abbiamo rivolto al Sindaco di Minerbio e all’Assessore alla cultura la seguente richiesta :
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INTITOLARE UNA VIA, OPPURE UNA PIAZZA, O UN PARCO PUBBLICO A MINERBIO, AI MARTIRI DELLE FOIBE.
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E’ DOVEROSO PER NOI TUTTI RICORDARE LE VITTIME DELLE TRAGEDIE DEL PASSATO, PERCHE’ NON ABBIANO A RIPETERSI EPISODI DI COSI’ GRANDE E FEROCE BRUTALITA’.
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Christian B.
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sabato 7 aprile 2012

LO STATO COME NEMICO

Tratto: da Italian Samizdat
Autore: Dissenso
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Negli ultimi tempi, abbiamo raggiunto in Italia il triste primato di un suicidio al giorno.
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L’insano proposito è stato messo in atto da persone disperate che, strangolate da una oppressione economica insostenibile, hanno risolto drammaticamente la loro esistenza terrena.
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Lontano da qui, nelle terre in cui vive il popolo tibetano, una tragica realtà evidenzia un parallelismo dalle connotazioni inquietanti, che riguarda il sacrificio dei monaci buddisti che si immolano in nome della libertà del loro popolo, dandosi fuoco.
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La contrapposizione delle vittime italiane con il sacrificio dei martiri del Tibet, sottolinea con palese evidenza la reciproca disperazione nei confronti di un mondo che li opprime e che li costringe ad un gesto estremo.
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L’Italia è oramai sopraffatta da una classe politica ladrona, dispotica e arrogante, che si è sostituita al ruolo di “buon padre di famiglia” che istituzionalmente  dovrebbe invece rappresentare il Governo dello Stato nazionale.
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Nel nostro Paese la libertà è oramai un’utopia, una lontana chimera che si perde nel percorso di una conquista inesorabile della società che i nuovi feudatari della politica hanno intrapreso già da tempo, alla ricerca di un potere che assume l’aspetto e la forma di un malcelato e metamorfizzato totalitarismo.
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L’oppressione fiscale, insieme ai numerosi balzelli di tipo medioevale, come i contributi inail, inps, o gli anticipi iva, ecc, ecc, rappresenta il mezzo attraverso cui lo Stato esige dei tributi insopportabili e assurdi per permettere il proseguo dell’attività lavorativa stessa.
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I prelievi economici che lo Stato si arroga il diritto di pretendere, raggiungono percentuali vicine al 60 per cento dell’intera mole finanziaria sviluppata dai lavoratori, i quali guardano allo Stato come ad un parassita che fagocita impunemente il frutto del lavoro svolto.
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In cambio, Lo Stato non dà nulla !
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La sanità, in caso di urgenze, costringe a rivolgersi a prestazioni private, a causa dei tempi lunghissimi di prenotazione..
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Per tutto il resto, siamo costretti a pagare un ticket elevato, sia sui farmaci che per le  prestazioni mediche, nonostante la regolarità con cui mensilmente, per tutta la vita, lo Stato si appropri di quote dei nostri guadagni a scopo contributivo.
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Le rette di Scuole ed asili pesano in maniera considerevole sulle tasche delle famiglie. .
L’iva che presto arriverà al 23 % costituisce una vera e propria usura legalizzata nei confronti dell’intero popolo italiano.
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I rappresentanti dello Stato, nel frattempo hanno costituito una immensa associazione a delinquere, in cui il malaffare, la corruzione, la sopraffazione, il beneficio illecito, e la connivenza con le organizzazioni criminali, rappresentano una costante comune.
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In ogni Partito, infatti, da decenni, proliferano a dismisura gli indagati per reati di ogni tipo, così come i condannati in via definitiva.
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Tutto ciò ci dà la misura del perché i sentimenti popolari siano sempre più rivolti ad un’antipolitica diffusa, e dei motivi per cui gli italiani sentono lo Stato come nemico. .
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Lo Stato come nemico della famiglia stessa, ostile a quei valori che dovrebbero stare alla base della sua stessa esistenza.
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Lo Stato che ti fa chiudere l’attività lavorativa, a causa della pressione fiscale insopportabile, e che ti porta al suicidio, togliendoti anche la più piccola speranza per un futuro sereno e sostenibile.
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Lo Stato che si bea di essere retto da delinquenti, da individui abietti e avidi di denaro, corrotti nel loro stesso animo, e degni solo della galera.
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Lo Stato che, dopo aver dilapidato le risorse dei cittadini, li costringe a rinunciare alla pensione, prolungando l’attività lavorativa fino a 67 anni di età, obbligandoli mediante dictat a subire le conseguenze della loro corsa all’arraffo. .
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Lo Stato che premia la corruzione e il malaffare, regalando ai politici e ai parlamentari degli emolumenti principeschi e delle pensioni d’oro, in spregio a tutti coloro che sopravvivono con 500 euro al mese, o a quei lavoratori che mantengono la famiglia con 1.000 euro mensili.
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Lo Stato di Monti, che stringe accordi con Paesi, come la Cina, che usano la tortura e i lager come normale metodo di Governo. .
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Lo Stato di Prodi, e dei suoi alleati comunisti, che ci hanno regalato l’abisso in cui stiamo cadendo : l’Europa e l’Euro.
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L’Europa delle banche e dei poteri forti, delle massonerie e delle multinazionali che detengono il vero potere, quello per cui si fanno le guerre e si decide della vita o della morte dei popoli.
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L’Europa che, invece di aiutare la Grecia, stato membro dell’Unione, la sottomette mediante imposizioni costrittive e repressive ignobili, alimentando il clima di disperazione polare che regna sovrano.
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Anche in Italia siamo sull’orlo della catastrofe, checchè ne dicano i sostenitori di Monti, a partire dal PD fino al PDL, passando per Casini, Fini o Rutelli, accomunati dal desiderio di inventarsi un nuovo metodo di Governo : la grande ammucchiata. .
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Lo Stato quindi come condivisione di una grande torta, ancora una volta da assaporare ingordamente, fagocitandola, senza lasciare alcuna briciola al popolo affamato.
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Tutto ciò è già successo in passato, ed è sfociato i Rivoluzione … come quella francese..
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Chissà, forse lo Stato dovrà ricorrere, suo malgrado, ad uno strumento che metterà fine alla grande associazione a delinquere che lo sta soffocando.
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La ghigliottina forse riemergerà come un fantasma del passato, e il boia calerà la sua mannaia sui nuovi nemici del popolo …
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Quando avverrà, molti di noi saranno in prima fila ad applaudire il macabro ma necessario spettacolo, preludio di una nuova e forse migliore società civile.
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Dissenso
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Speech by ReadSpeaker