Articolo 21 della Costituzione Italiana

Articolo 21 della Costituzione Italiana:
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domenica 5 giugno 2011

CENTRALI NUCLEARI ITALIANE E SCORIE RADIOATTIVE

Ecco un elenco delle centrali nucleari presenti sul territorio nazionale.
Da questa breve panoramica si può facilmente vedere quali e quanti problemi diano in riferimento alla sicurezza, nonostante siano dismesse o in via di dismissione.
Questi problemi ( fughe radioattive, incidenti, smaltimento delle scorie, ecc) sono enormi anche ora che le centrali non sono in funzione...stiamo ancora pagando lo scotto per l'attività che hanno svolto quando erano funzionanti.
Lascio a voi, immaginare come sarebbe se fossero in attività...
Pensateci, quando andrete a votare per i referendum...
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Centrale di Trino Vercellese (Vercelli)

I lavori per la centrale nucleare “Enrico Fermi” (Edison – poi ENEL), ad acqua in pressione (Pwr) ed uranio arricchito, iniziarono nel 1961 e si conclusero tre anni dopo.

Nel 1967 il reattore fu fermato per una fessurazione in una delle guaine d’acciaio di una barra di combustibile, e restò inattivo per tre anni.

Nel frattempo però scaricò Torio radioattivo (radionuclide che si sostituisce all’idrogeno dell’acqua) nelle acque della Dora e del Po.

Nel 1979 l’impianto venne nuovamente fermato per i necessari adeguamenti tecnici.
Il reattore ritornò in funzione nel 1983, per fermarsi definitivamente quattro anni dopo.
Attualmente conserva al suo interno 780 metri cubi di scorie radioattive e 47 elementi (barre) di combustibile irraggiato per circa 14,3 tonnellate.
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Saluggia (Vercelli) : Impianto nucleare EUREX e deposito di AVOGADRO
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Saluggia ospita l'impianto Eurex e il deposito Avogadro.
Eurex fu realizzato nel 1965 per il riprocessamento dei combustibili dei reattori di ricerca, e fu poi trasformato in deposito di rifiuti radioattivi.
Avogadro, invece, costruito negli anni '50, è uno dei primi reattori di ricerca italiani, e fu trasformato anch'esso in deposito.
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Nell'articolo dell'”Espresso” del 21 aprile 2011 si legge che nella vecchia piscina di Avogadro sono immersi gli elementi di combustibile irraggiato provenienti dalle centrali di Trino Vercellese, Latina, e Garigliano, mentre in nel deposito Eurex stazionano i fusti di rifiuti liquidi ad altissima radioattività.
Tutto ciò a soli 20 metri dalla Dora Baltea e a i 1,600 metri dall'acquedotto del Monferrato.
Da notare che l'alluvione del 2000 lambì il centro e che non si è verificò una catastrofe solamente per pochi metri.
Il premio Nobel Carlo Rubbia dichiarò in quell'occasione :
Abbiamo corso un rischio planetario”, con miliardi di bequerel di radioattività sparsi dal Po in tutta la pianura padana.
EUREX e’ fermo dal 1984 ed é al momento utilizzato come deposito di rifiuti radioattivi :
ne conserva 1.600 metri cubi assieme a 53 elementi di combustibile irraggiato (poco più di 2 tonnellate).
Si é parlato (maggio ’06) di perdite di acqua irraggiata dalla piscina di stoccaggio, notizia smentita da fonti ufficiali Sogin che hanno negato la contaminazione esterna all’impianto, ma che ha comunque preoccupato la popolazione locale.
Avogadro conserva 25 metri cubi di rifiuti radioattivi e 371 elementi di combustibile irraggiato (circa 80 tonnellate).
E' stato predisposto un piano per trasportare in Francia le scorie nucleari del deposito “Avogadro” di Saluggia e quelle della ex centrale “Enrico Fermi” di Trino.
Le destinazioni sono l'impianto di Areva e quello di La Hague, mentre lo scopo è quello di “riprocessare” le scorie, un’operazione che permette di recuperare materiale utile dagli scarti.
Sono dieci i viaggi da compiere entro la fine del 2012, e due sono già stati effettuati, da Vercelli verso la Francia.
Mentre il governo blocca il referendum sull’energia atomica e i progetti per le nuove centrali, le scorie nucleari accumulate dall’Italia prima del 1987, continuano quindi a viaggiare, sui treni, dirette all’estero.
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Impianto nucleare di Bosco Marengo (Alessandria)
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 L’impianto FN- Fabbricazioni Nucleari (Ex ENEA), destinato alla fabbricazione di combustibile per i reattori, é in fase di disattivazione.
Conserva 250 metri cubi circa di scorie radioattive.
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  Centro nucleare CCR-ISPRA (Varese)
Impianto per la ricerca nucleare, con un reattore di ricerca Ispra 1 in corso di disattivazione, un reattore nucleare di ricerca ESSOR in corso di disattivazione, un deposito di materiale radioattivo in esercizio, un laboratorio per la misurazione di Uranio e Plutonio, un laboratorio per la ricerca di Trizio.
Conserva circa 2.600 metri cubi di materiale radioattivo e alcune decine di elementi di combustibile irraggiato.
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Impianto nucleare di Legnano (Milano)

Destinato alla ricerca universitaria, é al momento in esercizio e
conserva poche decine di metri cubi di rifiuti radioattivi e alcune decine di elementi di combustibile irraggiato.
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Reattori per la ricerca (Pavia e Milano)

I reattori nucleari LENA dell’Università di Pavia e CESNEF di Milano sono destinati anch’essi ad attività di ricerca.
Sono tutti e due in funzione e conservano poche decine di metri cubi di materiale radioattivo e alcuni elementi di combustibile irraggiato.

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Centrale di Caorso (Piacenza)

È la più giovane e la più grande centrale nucleare italiana (ex ENEL), con reattore ad acqua bollente e uranio arricchito (Bwr).
E’ in condizioni di arresto a freddo dall’ottobre 1986.
Non ha avuto vita facile.
Basti pensare che il 26 maggio 1978, il giorno del collegamento della centrale alla rete elettrica, si sono avute limitate fughe di radioattività nel reparto turbine.
E poi valvole che non tengono, tiranti che sostengono i tubi del gas radioattivo mal progettati, calcoli errati… eppure tra alti e bassi é rimasta attiva per quasi 8 anni.
Nel perimetro della centrale è ancora stoccato il combustibile utilizzato in fase di esercizio, trasferito nelle piscine di decadimento. 
Vi sono immagazzinati anche i rifiuti radioattivi che derivano per lo più dal periodo di esercizio e, in misura minore, dalle attività di smantellamento :
più o meno 6.800 fusti da 220 litri ciascuno, per un totale di 1.800 metri cubi circa, più 186,5 tonnellate circa di combustibile.
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Reattore nucleare RB-3 di Montecuccolino (Bologna)
Ben tre sono stati i reattori nucleari di ricerca operative nel Centro per vent'anni ciascuno.
Il primo di questi, denominato RB1 (Reattore Bologna Uno) è entrato in funzione nei primi mesi del 1962.
Il CNEN, nel 1967, ha acquistato dal CEA il reattore Aquilone 11, di seguito denominate RB3 (Reattore Bologna Tre).
La costruzione del reattore è iniziata nel settembre del 1969 ed è stata portata a termine nell'estate del 1970.
Per quanto riguarda il reattore RB2 (Reattore Bologna Due) entrato in funzione nel 1964, è stato utilizzato direttamente dall'Agip Nucleare fino alla fine degli anni '60, ed in comune dal 1972 al 1981 nell'ambito del programma comune di ricerca ENEA-Agip-Nucleare-EURATOM.
I primi due reattori, RB1 e RB2, hanno concluso la propria attività di sperimentazione e ricerca all'inizio degli anni '80 e sono stati definitivamente smantellati nel 1985 restituendo i rispettivi edifici di alloggiamento ad altri impieghi.
L'ultimo dei tre impianti, il reattore RB3, entrato in funzione l'8 agosto del 1971, ha anch'esso concluso la propria attività nel dicembre 1989,e attualmente, dopo le operazioni di allontanamento del combustibile e dell'acqua pesante, è in avanzata fase preliminare di decommissioning.
Le 76 barre d'uranio contenute nel vascone sono state riportate in Germania nel 1990, dov'erano state assemblate, mentre i 24 mila litri d'acqua pesante, sono stati smaltiti a Latina.

Rimane quindi solamente la "gabbia" di RB3, il terzo "Reattore Bologna", il guscio protettivo, e cioè la vasca d'alluminio rivestita di grafite e cemento, un "monumento" alla ricerca che non c'è più, alto sei metri e largo tre e sessanta, che per 18 anni è stato bombardato dalle radiazioni, ma che ora, assicurano gli addetti ai lavori, hanno bassissimi livelli di radioattività.
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Reattore nucleare CISAM di Pisa
E’ un impianto destinato alla ricerca militare.
E’ in fase di disattivazione e conserva pochi metri cubi di scorie radioattive e alcuni elementi di combustibile irraggiato.
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Deposito della Casaccia (Roma)
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Si tratta di una struttura di ricerca, presso Anguillara Sabazia, a nord di Roma, che vede coinvolta l’ENEA, con al suo interno tra l’altro :
- l’impianto NUCLEO per il trattamento e la conservazione di rifiuti radioattivi a bassa radioattività ;

- il laboratorio di ricerca Ethel e il laboratorio per la per la misurazione di uranio/plutonio ;

- l’impianto pilota per la fabbricazione appunto di plutonio, attualmente fermo e destinato alla gestione di rifiuti radioattivi ;
- sono 60 all'incirca i metri cubi di rifiuti stoccati ;
- l’impianto , utilizzato per esami post irraggiamento, é stato fermato e destinato allo stoccaggio di rifiuti nucleari e di 100 chilogrammi di combustibile irraggiato ;

- il reattore nucleare TRIGA, in funzione, destinato ad attività di ricerca ;
- conserva 147 elementi di combustibile irraggiato ;
- il reattore nucleare TAPIRO, anch'esso in funzione e destinato ad attività di ricerca.

Nel 1974 un contenitore di plutonio conservato all'interno del perimetro della struttura si spaccò, ma non si è mai saputo altro.
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Centrale di Latina (Borgo Sabotino – Latina)
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E’ stata la prima centrale nucleare (ex ENEL) ad entrare in funzione in Italia, con un reattore a gas grafite e uranio naturale (GCR - Magnox): all’epoca della sua inaugurazione era la più grande centrale d’Europa destinata alla produzione di energia elettrica civile.
Progettata a partire dal 1957, collegata nel 1963, arrestata più volte (due arresti per mancata alimentazione tra il febbraio ed il marzo 1969), é inattiva dal 1986 e
ospita circa 900 metri cubi di scorie radioattive.
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.Centrale del Garigliano (Sessa Aurunca – Caserta)

A trecento chilometri più a nord di Rotondella fu costruita, a Sessa Auronca (Caserta), un'altra centrale nucleare.
Entrò in funzione nel 1964 e nel corso della sua esistenza si sfiorò la catastrofe per un guasto al sistema di spegnimento d’emergenza del reattore.
Nel 1969 subì sette arresti per guasti.
Nel 1978 un guasto tecnico a un generatore di vapore secondario spinse l’ENEL a disattivare l’impianto per l’elevato costo di sostituzione.

Il programma di smantellamento e il completo ripristino ambientale dell'area, posta tra i fiumi Volturno e garigliano, è previsto entro il 2016.

Nel 1980 il fiume in piena raggiunse alcuni locali sotterranei della centrale, poi, ritirandosi inquinò l'ambiente liberando cesio-137 e cobalto-60.
La contaminazione interessò circa 1.700 chilometri di costa e mare, tra Ischia e il Circeo.
Sono circa 1.900 metri cubi le scorie radioattive attualmente stoccate nella centrale.
Lo smantellamento, che avverrà per mezzo della Sogin, si presenterà particolarmente pericoloso in quanto a Gariglianoci sono ben 72 barre di Plutonio.
Infatti dal 1968 al 1975 l'Enel aveva sostituito 72 delle 208 barre di uranio con quelle, appunto, di plutonio (tempo di dimezzamento 24 mila anni, dose letale 1/10 di milligrammo).
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Impianto ITREC di Rotondella (Matera)

Ex impianto pilota dell’ENEA, costruito a fine anni sessanta, fu destinato al trattamento del combustibile del ciclo Uranio/Torio, é inattivo dal 1978.
Ad oggi é utilizzato come impianto per la gestione di rifiuti radioattivi e conserva 2.700 metri cubi di scorie e 64 elementi di combustibile irraggiato (sono 64 barre ad alta radioattività, per circa 1,7 tonnellate), provenienti dalla centrale nucleare americana di Elk River.
Le barre, che non si sa bene come trattare, sono immerse dagli anni sessanta in una piscina, e non sono mai più ripartite alla volta degli Stati Uniti, che di fatto, non le rivuole più indietro.
Giorgio Ferrari, ex lavoratore dell'Ufficio Reattore dell'Enel, che dal 1964 al 1987 si occupava di combustibile nucleare afferma :
La piscina di Trisaia è un problema, così come sono un problema i rifiuti liquidi derivanti dal trattamento di altre 20 barre di Elk River e che ora stanno in fusti, in attesa di essere cementificati”.
Roberto Rossi, autore di “Bidone nucleare” (editore Bur) evidenzia nel suo libro le inchieste aperte dalla Procura di Potenza su presunti trafugamenti di combustibile e scorie dal centro, in cui sarebbe coinvolta la malavita organizzata.
Vi sono poi alcuni depositi destinati alla raccolta di materiale a bassa radioattività e sorgenti radioattive dimesse provenienti per lo più da impieghi medici e industriali : si tratta dei depositi di Compoverde (Mi), della Controlsonic (Al), del CRAD (Ud), di Gammatom (Co), della Protex (Fo), della Sorin (Vc) e del Cemerad (Ta).
Complessivamente il volume dei rifiuti conservati ammonta a circa 5.600 tonnellate.
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Cisam (Centro per l’Applicazione Militare dell’Energia Nucleare)
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Nel CISAM di Pisa (allora CAMEN) è stato attivo negli anni settanta un reattore di ricerca militare (Galilei), e le sue scorie venivano accantonate nella pineta, come si poteva vedere allora in un filmato presentato ai visitatori.
Oggi sappiamo che la stessa struttura è autorizzata a “smaltire” rifiuti speciali radioattivi.
La parola smaltire è però ingannevole :
infatti non esiste alcun processo fisico o chimico che possa far perdere ai radionuclidi la proprietà di emettere quelle particelle ionizzanti che ne costituiscono il pericolo per la salute e per l’ambiente.
Si tratta quindi di un immagazzinamento, ma secondo il Cisam sono stoccati solo pochi mc. di rifiuti radioattivi, e pochi elementi di combustibile irraggiato.
Viene però spontaneo chiedersi :”Dove sono gli elementi di combustibile irraggiato per 20 anni, le sorgenti dismesse e le scorie radioattive di prima, seconda e terza categoria ?
Attualmente il centro è in fase di disattivazione.
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E.B.

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