Articolo 21 della Costituzione Italiana

Articolo 21 della Costituzione Italiana:
"TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, CON LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE. LA STAMPA NON PUO' ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE"

giovedì 31 ottobre 2013

La prossima volta votateli ancora. Votateli voi. (Continua...)

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Inchiesta sui rimborsi, “panico” in Regione: consiglieri indagati fuggono dalle domande.
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Clima teso nella sede in viale Aldo Moro in attesa del momento in cui i capigruppo dei nove partiti eletti, tutti indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle spese dei gruppi consiliari della procura di Bologna saranno ascoltati.
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Nervosismo, sguardi bassi e poca voglia di rispondere alle domande.
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In viale Aldo Moro, sede della Regione Emilia Romagna, ormai si attende il momento in cui i capigruppo dei nove partiti eletti, tutti indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle spese dei gruppi consiliari della procura di Bologna saranno ascoltati, così che si chiariscano le singole responsabilità.
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Perché se c’è chi avrà di che rispondere al procuratore Roberto Alfonso, come il capogruppo del Partito Democratico Marco Monari, recentemente al centro delle polemiche per essersi fatto rimborsare dalla Regione, non solo i 30.000 euro spesi in cene in appena 19 mesi, ma anche la partecipazione a serate di beneficenza organizzate dall’Ant, o come Luigi Giuseppe Villani, ex presidente del Popolo della libertà in consiglio, decaduto per le inchieste sulla giunta Vignali a Parma, che ha speso 43 mila euro per pranzi e cene e si è fatto pagare un gioiello Tiffany, c’è anche chi si sente “tranquillo”. 
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E “fiducioso” aspetta che si facciano i nomi e i cognomi di chi ha trasgredito per prendere le distanze.
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[...] Tra gli indagati anche il capogruppo del Movimento 5 Stelle che però, alle domande del fattoquotidiano.it, risponde chiedendo più trasparenza. 
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“Da tempo”, ha dichiarato Andrea Defranceschi, “chiedo più trasparenza nella pubblicazione di bilanci e rendiconti perché se so che devo pubblicare la ricevuta di un ristorante che è costato 70 euro a testa ci sto più attento”.
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Passeggiando tra gli uffici della Regione travolta dagli scandali, a saltare all’occhio sono i corridoi deserti e le porte che si chiudono in fretta. 
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La litania che si ripete in viale Aldo Moro ad ogni notizia che trapela in seguito alle indagini sulle 39.000 voci di spesa al vaglio degli inquirenti – si va dalle cene ai mazzi di fiori, dalle consulenze multiple all’asciugacapelli, al divano letto, alle bottiglie di vino da oltre 100 euro l’una, alle penne di lusso, alle caramelle, ai gioielli di Tiffany- è quella del “no comment”. 
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E tutt’al più, chi lo fa, come la FdS Monica Donini, parla delle indagini:
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ci si impegna a “collaborare” con la magistratura o si professa “fiducia” nel lavoro “scrupoloso” degli investigatori.
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Non ho nulla da dire”, è il commento frettoloso del leghista Mauro Manfredini, pronunciato poco prima di chiudersi alle spalle la porta della scala antincendio. 
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Parlerò più tardi” rimanda Monari, la cui lista di “spese pazze” si è sensibilmente allungata dopo la notizia relativa ai rimborsi richiesti per aver partecipato a cene di beneficenza dell’Ant, l’associazione che offre assistenza ai malati di tumore.
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Oltre a quelle organizzate, anche più volte la stessa sera, a distanza di poche ore, in ristoranti del calibro di Rodrigo, a Bologna, il San Domenico a Imola, L’Ostrica o La Rosetta a Roma, con conti da 300 o da 600 euro pagati dalla Regione, cioè con i soldi pubblici.
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Il momento per i responsabili dei gruppi Pdl (Luigi Giuseppe Villani), PD (Marco Monari), Lega nord (Mauro Manfredini), Idv (Liana Barbati), M5S (Andrea Defranceschi), Udc (Silvia Noé), Gruppo Misto (Matteo Riva), Fds (Roberto Sconciaforni) e Sel-Verdi (Gianguido Naldi), di rendere conto di quelle spese alle pm Antonella Scandellari e Morena Plazzi, che nel 2012 hanno avviato l’indagine con la supervisione del procuratore Roberto Alfonso e Valter Giovannini, e delega alla Gdf, potrebbe arrivare presto.
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Almeno stando alle parole del procuratore Alfonso, che ha dichiarato di non poter indicare date precise, ma “dobbiamo chiudere al più presto questa parte di indagine“.
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Anche perché resta sempre la legislatura 2005 – 2012 da analizzare, i cui documenti sono stati sequestrati dalla guardia di finanza per poi essere momentaneamente accantonati causa mancanza di risorse a disposizione della procura.
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Entro poche settimane, comunque, la Finanza dovrebbe aver ultimato di conteggiare e verificare le carte acquisite durante l’ultimo blitz in Regione, e a quel punto arriveranno gli inviti a comparire, cioè le convocazioni per gli interrogatori.
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Nel frattempo c’è chi ha colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. 
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Come L’ex sindaco di Bologna Flavio Delbono, che a Repubblica ha ricordato:
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Mi hanno trattato come Al Capone” ma “io per meno mi sono dimesso, senza aspettare il rinvio a giudizio”.
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Christian B.
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mercoledì 30 ottobre 2013

La prossima volta votateli ancora. Votateli voi.

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Regione Emilia-Romagna, tra PD e Pdl 73mila euro per le cene dei capigruppo Monari e Villani.
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Una settimana fa la Guardia di Finanza è tornata nella sede della Regione Emilia-Romagna per acquisire altri documenti nell'ambito dell'inchiesta della procura di Bologna sulle spese dei gruppi consiliari dell'assemblea legislativa di viale Aldo Moro nell'attuale legislatura, iscrivendo poi nel registro degli indagati con l'accusa di peculato i capigruppo di tutte le formazioni politiche rappresentate in quanto firmatari di tutti gli atti contestati, tra cui i rendiconti per chiedere alla Regione l’erogazione dei rimborsi per il gruppo e per i singoli consiglieri.
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In particolare, le posizioni maggiormente a rischio, quelle del capogruppo del Pd Marco Monari e dell'ex capogruppo del Pdl Luigi Giuseppe Villani.
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Il primo, durante le trasferte, non disdegnava pranzi e cene al ristorante La Rosetta, celebre tempio della ristorazione capitolina a due passi dal Pantheon con prezzi anche oltre i 200 euro a persona, oppure vicino Padova al ristorante Le Calandre dello chef pluristellato Max Alajmo, o ancora nei più modesti ristoranti bolognesi da Rodrigo, al Pappagallo o da Biagi, con conti comunque anche fino a 90 euro a persona addebitati alla Regione Emilia-Romagna.
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Tra giugno 2010 e dicembre 2011, secondo la Guardia di finanza, che ha analizzato i rimborsi di quel periodo nel dettaglio, il solo capogruppo avrebbe speso complessivamente circa 30mila euro in ristoranti, quasi 1.600 euro al mese, giustificando le spese in maniera vaga, con una non meglio specificata dicitura riferita a pranzi con amministratori locali, con sindaci o anche semplicemente con "simpatizzanti".
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Villani, invece, non è più capogruppo (è stato sostituto dal collega di partito Gianguido Bazzoni) da quando a gennaio del 2013 finì agli arresti domiciliari per quasi 6 mesi dopo essere stato travolto dall’indagine Public Money della procura di Parma, che costrinse alle dimissioni l'allora sindaco ducale Pietro Vignali dopo che una parte della sua giunta fu coinvolta da accuse di vario genere; ma lo era nel periodo preso in considerazione dalle Fiamme Gialle, che in quei 19 mesi hanno calcolato una richiesta di rimborsi di quasi 43mila euro solo per i ristoranti, pari a una spesa di oltre 2.200 euro al mese, con singoli pranzi o cene che potevano arrivare fino a 35 coperti. Sempre addebitati alla Regione.
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L'indagine della Guardia di Finanza, inoltre, ha messo in luce anche altri aspetti della questione legata ai rimborsi: oltre agli eccessi dei capigruppo per le spese di ristorazione, infatti, i militari hanno messo nel mirino ogni singola richiesta di rimborso, fino ad imbattersi in casi-limite come quello che ha coinvolto il consigliere regionale forlivese del Pd Thomas Casadei, che secondo l'inchiesta si sarebbe fatto rimborsare in almeno due occasioni dalla Regione i ticket di ingresso per i bagni pubblici della stazione di Parma facendo inserire alcuni biglietti da 70 centesimi nella nota spese del gruppo del Partito Democratico.
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Casadei, per difendersi, ha parlato di "una svista", sostenendo che quelle ricevute possano essere finite nel rendiconto "per sbaglio" prima di ammettere che "abbiamo un regolamento interno che prevede l’uso dei fondi e a questo ci siamo attenuti. 
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Certo, se c’è stato un utilizzo scorretto di questi soldi dovrà emergere", ma "c’è un’indagine e va rispettato il lavoro dei pm. 
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La questione fondamentale è capire se il denaro è stato usato per attività di rappresentanza legate alla legislatura".
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Duro lo sfogo del capogruppo di Sel Gian Guido Naldi:
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"Siamo tutti già colpevoli, in questa situazione di crisi il popolo vuole il colpevole. È successo anche agli ebrei. Quando il popolo avrà sbranato il suo colpevole, tutto tornerà come prima".
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Immediata la replica sdegnata di Andrea Defranceschi, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle: 
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"Parole vergognose, quelle provenienti da un esponente di sinistra (di cui fatico sempre più a trovare traccia) e dichiarate con convinzione a un’agenzia stampa. 
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Voglio sperare che Gianguido Naldi, Sinistra e Libertà, si scusi immediatamente.
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Non solo con il popolo ebraico, ma con chiunque nella storia passata e presente sia stato davvero perseguitato.
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Non ci si può permettere di paragonare responsabilità derivanti dalla carica pubblica rivestita e liberamente scelta a ciò che è stato inferto a chi è servito da capro espiatorio e realmente non aveva nessuna colpa”.
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Christian B.
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