Articolo 21 della Costituzione Italiana

Articolo 21 della Costituzione Italiana:
"TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, CON LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE. LA STAMPA NON PUO' ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE"

domenica 26 giugno 2016

NON C’E’ LIMITE AL PEGGIO : rinasce il PCI

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Da ieri esiste in Italia un nuovo partito, nato dalle ceneri del comunismo : il PCI bis.
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Nella nuova formazione confluisce l’ex Partito Comunista d’Italia insieme a parte di Rifondazione comunista.
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Il Segretario sarà Mauro Alboresi, 61 enne ex operaio ed ex sindacalista della Cgil.
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Hanno salutato il nuovo partito le delegazioni di Siria, Cuba, Brasile, e Palestina, oltre che gli ambasciatori di Cina e Vietnam.
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Gli stereotipi cerimoniali sono quelli che da sempre hanno accompagnato gli adoratori della falce e martello : l’inno dell’Internazionale socialista, il simbolismo della bandiera, il saluto a pugno chiuso, e i canti come quello dell’immancabile “Bella ciao”.
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La collaudata liturgia si avvale di simbolismi di riferimento come Che Guevara, Marx, e Lenin, sprezzante della devastazione che tutto ciò ha causato nel corso della Storia.
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I milioni di morti causati dal comunismo, insieme al sangue delle vittime innocenti versato in nome di Marx, e i tentativi di annichilire le popolazioni sottoposte al dominio del delirio comunista, come l’ex Unione Sovietica, la Cina, la Corea del Nord, la Cambogia, Cuba, solo per citarne alcuni, non bastano ai redivivi fanatici bolognesi per prendere le distanze dal comunismo stesso.
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L’ignoranza in questi casi è la componente essenziale dell’intero percorso, quando non tracimi in smaccata malafede.
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E’ quasi impensabile infatti che i nostalgici comunisti bolognesi non siano a conoscenza delle nefandezze perpetrate in nome della “bandiera rossa”.
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Fra le tante ricordiamo le stragi di civili attuate dalle formazioni partigiane del dopoguerra (vedi la “Volante Rossa”) , oppure  le privazioni della libertà e dei diritti civili subìte dalle vittime dell’odio comunista di Lenin, Stalin, Mao Tse Tung, Pol Pot, ecc, ecc, in un lungo e sconfortante elenco senza fine.
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Lenin, Stalin, e Mao Tse Tung : 100 milioni di morti

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I nuovi comunisti dovrebbero sapere che le masse operaie della Russia comunista di Stalin furono sottoposte a cicli di lavoro estenuanti, al cottimo, alla privazione della libertà, all’obbligo di ottemperare alle quote di produzione previste dal regime (pena la deportazione) , al passaporto interno, e a tutte quelle restrizioni per cui oggi il nuovo capo bolognese Mauro Alboresi, ex sindacalista, dovrebbe inorridire.
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La violenza come metodo di lotta, scritto e divulgato con ogni mezzo da Marx stesso, costituisce l’elemento prodromico all’evoluzione stessa della politica comunista, che si identifica quindi come antidemocratica e dittatoriale.
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I visi estasiati dei nuovi adepti, immortalati nelle istantanee relative alla cerimonia della costituente nazionale a San lazzaro, così come il caratteristico saluto a “pugno chiuso” sono un vero e proprio paradosso storico.
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Il nuovo millennio ha infatti sancito senza ombra di dubbio, basandosi sulla Storia effettiva e sulle prove desunte dall’esame di milioni di documenti precedentemente non accessibili degli archivi sovietici, e non solo, che la presenza stessa di un qualsiasi movimento comunista nel mondo ha causato solo morte e distruzione, dolore e violenza.
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Non esiste al mondo un solo luogo in cui gli operai o i contadini abbiano minimamente tratto un purchè minimo beneficio dal sistema comunista.
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Al contrario, il comunismo ha scientemente provocato devastanti carestie nel mondo contadino sia in Unione sovietica che in Cina, ad opera dei massimi leader mondiali del comunismo stesso, provocando direttamente la morte di decine di milioni di vittime per fame.
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Ancora oggi i regimi comunisti come quello coreano, cinese, russo, cubano, ecc, ricorrono alla dittatura per imporsi sulle popolazioni, usando la violenza come metodo di costrizione.
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I personaggi che oggi si esibiscono in lodi sperticate del nuovo PCI, come ad esempio Stefano Fassina (Sinistra Italiana) o Giorgio Cremaschi (Rete anticapitalistica “Ross@”), così come lo stesso Mauro Alboresi, appaiono come i nuovi interpreti di una colpevole e dilaniante falsificazione storica e culturale, che poggia su retrospettive dal sapore amaro, impregnate dal sangue di vittime innocenti.
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Questi mistificatori di professione tentano di far credere che il loro Partito si erga a difesa dei lavoratori, degli operai e dei contadini, come simboleggiato dai simboli della bandiera, la falce e il martello, mentre in realtà ciò non solo non corrisponde a verità, ma anzi è esattamente il contrario.
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La Storia lo dimostra.
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Il comunismo è il male assoluto, insieme ad un nazismo che pur nella sua devastante ferocia ha prodotto un numero di vittime di molto inferiore.
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Allora mi chiedo come mai il nazismo sia stato bandito a livello internazionale mentre il comunismo invece si permetta di avere nelle nostre città alcune vie intitolate ai suoi leader massimi (es : via Lenin).
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Come mai ancora oggi il comunismo cinese, fondato sullo stesso marxismo da cui attinge linfa vitale anche il PCI, continua imperterrito ad esercitare un despotismo efferato e crudele sulle popolazioni ?
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Quali scopi si prefigge il nuovo PCI in Italia ?
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Forse quello di essere l’estensione dei comunismi maggiori come quello russo o cinese ?
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Ciò è già successo e la Storia ce lo conferma , testimoniandoci della accertata dipendenza patologica intercorsa tra i vecchi rappresentanti della falce e martello italiana, come ad esempio Longo e Cossutta, e i massimi esponenti comunisti dell’est europeo.
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Per decenni un vero e proprio flusso di denaro proveniente da Mosca e da Pechino ha ricoperto le casse di ogni formazione politica che si dichiarasse di sinistra, compreso giornali e sindacati.
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Lo scopo ? Quello di creare satelliti comunisti ed espandere un universo di potere di cui i leader massimi non erano mai sazi.
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Questa simbiosi, questo dualismo avvenuto tra Partiti politici di nazionalità diversa ha però un nome, una connotazione che si delinea come tradimento, come asservimento degli interessi nazionali a quelli di un altro Stato, quello comunista. s
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E' questo il programma ?
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Si sa che il lupo perde il pelo ma non il vizio…
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Dissenso
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giovedì 2 giugno 2016

BOLOGNA OSTAGGIO DELLA VIOLENZA COMUNISTA


Ancora una volta la violenza comunista trionfa a Bologna.
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Lo fa usando le oramai consuete armi della violenza, del ricatto e della sopraffazione, negando a chi non si allinea ai suoi dictat l’accesso al più elementare diritto costituzionale, quello della libertà di parola.
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E’ proprio ciò che sta succedendo sotto i nostri occhi in questi giorni.
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I collettivi comunisti bolognesi, capitanati dai gruppi cosiddetti “antagonisti”, hanno ribadito a più riprese che se Matteo Salvini si fosse presentato a parlare in Piazza Verdi, loro avrebbero messo a ferro e fuoco la città.
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La violenza quindi come mezzo di scambio, di contrattazione :
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o fate come vogliamo noi o bruciamo tutto.
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Un sistema molto simile, se non uguale, a quello messo in atto da camorra, mafie, cartelli della droga colombiani, dittatori cambogiani, partigiani comunisti dell’immediato dopoguerra, o da qualunque altro prevaricatore che voglia imporre la sua volontà con ogni mezzo, soprattutto con quello illegittimo della violenza.
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Lo Stato, nella figura del Questore di Bologna Ignazio Coccia, anziché tutelare la lbertà di quei cittadini che avrebbero voluto ascoltare quanto Salvini avrebbe detto, ha pensato bene di chinare la testa e di negare a Salvini stesso il permesso di tenere il suo legittimo e democratico comizio elettorale.
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Ciò equivale dire che le istituzioni che dovrebbero garantire la democrazia nel nostro paese, sono invece in balia totale delle frange più estreme e violente dei comunisti felsinei, e delle bande di criminali che essi stessi rappresentano.
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Nel giorno della Repubblica, mentre a Roma i vari personaggi politici celebrano l’anniversario di ciò che viene dipinto come un Paese libero e migliore, riempendosi la bocca con frasi stereotipate e demagogiche, qui a Bologna invece si assiste a ciò che veramente è l’Italia di oggi :
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una sottomissione totale al risultato di un sottoprodotto “culturale” nato e cresciuto all’ombra e sotto la tutela del Partito Comunista, rappresentato dalle frange violente della sinistra extraparlamentare.
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Ribadisco ancora una volta che tutto ciò fa estremamente comodo al PD poiché permette di impedire alle opposizioni di esprimere pubblicamente un leggittimo dissenso, permettendo cioè che si ricorra alla guerriglia urbana come arma di ricatto.
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L’evidenza dei fatti lo dimostra.
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Gruppi organizzati di violenti dei centri sociali (manovrati da qualcuno che ne ha tutto l’interesse), si arrogano il diritto di decidere chi può parlare e chi invece non può nemmeno esistere.
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Costoro si riempiono la bocca con i soliti slogan che si rifanno ad un antifascismo che nemmeno conoscono, interpretando un ruolo che, nei metodi, appare molto simile a quello delle squadracce comuniste e partigiane del dopoguerra.
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La verità storica però, che trapela sempre di più con l’incalzare del tempo che passa, si ripropone di riscrivere in chiave obiettiva molte delle nefandezze nascoste compiute dalle bande assassine e partigiane in passato, e proprio per bocca di alcuni di coloro che ne fecero parte.
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Questo purtroppo non impedisce ancora però che la Democrazia a Bologna sia solo una utopia, e che l’intera città debba soggiacere alla ferocia di un centinaio di balordi e facinorosi comunisti, liberi di imperversare a loro piacimento, con la tacita tolleranza espressa dai politicanti della sinistra da oltre sessant’anni.
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D’altronde siamo abituati al modus operandi della sinistra :
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Hitler uccise sei milioni di ebrei, mentre Stalin sterminò varie decine di milioni di innocenti, ma le due cose sono viste con occhio differente, come se le atrocità comuniste fossero identificate con benevolenza, così come quelle di Pol Pot, altro leader comunista che in Cambogia sterminò metà della polazione dell’intero paese : due milioni di vittime.
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E che dire di Mao, chiamato “il Grande Timoniere” dalle masse esultanti dei comunisti occidentali, che nelle manifestazioni di Piazza inneggiavano a lui come guida politica e faro del comunismo ?
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Ottanta milioni di morti costituiscono il bilancio del suo regime comunista.

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Potrei andare avanti così per molto, ma ciò che comunque balza all’evidenza odierna dei fatti è quanto viene ancora permesso oggi agli eredi del comunismo.
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Bologna ne è il caposaldo, ed è il territorio in cui tutto è loro permesso, come occupare impunemente un’aula universitaria per più di vent’anni, e come occupare una piazza senza che il Questore si opponga, oltre a decidere chi e dove possa parlare in un comizio politico, tutto nel disprezzo più totale della democrazia.
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La democrazia a Bologna è morta e sepolta, e i fatti lo comprovano.
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L’arroganza del Sindaco e delle istituzioni sono pari solo alla loro incapacità e inettitudine di fronte ad un dissenso sempre più crescente, e si difendono impedendo di parlare a chi, alla fine, li manderà comunque tutti a casa.
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Allora forse si faranno i conti con questi gruppi di delinquenti, che privati del protezionismo di cui godono oggi e di cui hanno goduto per decine di anni, saranno processati e condannati, come è giusto che sia.
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Il Governo Renzi si arrampica su montagne di falsità e di menzogne, come quelle paradossali recitate spesso in televisione, per nascondere il fatto che l’Italia è sul ciglio di un baratro, preda di banchieri e di massoni che speculano sull’intera popolazione, come dimostra il caso della Banca dell’Etruria.
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La disoccupazione è alle stelle, mentre la pensione è divenatata un miraggio iraggiungibile, a causa della politica di ladrocinio continuato perpetrata dalla classe politica da svariati decenni fino ad oggi.
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Piazza Verdi oggi è il simbolo di una Italia che non funziona, in cui le regole non contano, e in cui il degrado e la violenza la fanno da padroni.
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Lo Stato è assente, mentre il Sindaco e il Questore se ne lavano le mani.
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Il risultato è che una forza politica democratica e di popolo come quella della Lega di Salvini oggi non può parlare in Piazza Verdi.
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Come se non bastasse, il diffuso degrado si propone sotto altre forme :
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lo spaccio di ogni genere di droghe, l’impossibilità di vivere una vita da studente normale, a causa delle occupazioni che impediscono ai docenti universitari di tenere le loro lezioni, la Piazza che appare ogni mattina completamente ricoperta di bottiglie vuote e di cocci di vetro, la cosiddetta movida selvaggia incontrollata e incontrollabile, con l’alcol che scorre a fiumi.
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Tutto ciò sembra accadere in un’area del terzo mondo, oppure in qualche remota area del territorio colombiano, in cui le regole non esistono perché appannaggio delle decisioni dei cartelli della droga, mentre invece succede nella “civile” Bologna.

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Democrazia morta e sepolta a Bologna :

l’Amministrazione comunale non manca però di accanirsi contro chi non può sfuggire ai dictat emessi dai vari Assessori di turno, come in occasione della vicenda “dehors”, elaborata con tanto di regole e balzelli di tipo medioevale.
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Democrazia morta e sepolta a Bologna :

L’imposizione di pagare un balzello ogni qualvolta si parheggia l’automobile entro le famigerate “righe blu”, indicando così che il territorio non è del popolo ma di un Comune che se arroga la proprietà, sguinzagliando i suoi gabellieri per esigere il tributo richiesto.
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Democrazia morta e sepolta a Bologna :

la Democrazia, e cioè il sistema di governo in cui la sovranità è esercitata dai cittadini, è scomparsa ed è stata sostituita dall’asservimento ai gruppi violenti e comunisti che regolano l’incedere quotidiano.
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Una Amministrazione comunale senza ritegno, senza nerbo, e senza la minima volontà di tutelare i diritti dei cittadini è ciò che i Bolognesi hanno oggi.
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Chiunque abbia il coraggio e la determinazione di opporsi a tutto ciò rappresenta un valore aggiunto indispensabile per riappropriarsi della democrazia perduta, ed è per questo motivo che il mio grazie va a colui che in prima persona si è esposto proprio per queste motivazioni :

Matteo Salvini


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Dissenso

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