Articolo 21 della Costituzione Italiana

Articolo 21 della Costituzione Italiana:
"TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, CON LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE. LA STAMPA NON PUO' ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE"

sabato 30 novembre 2013

9 DICEMBRE 2013 - L'ITALIA SI FERMA.


A partire dal giorno 9 dicembre l'italia si fermerà tutta per dire basta allo scempio quotidiano che ci viene mostrato da anni.
Politici corrotti, collusi con la mafia, sperpero di denaro pubblico, distruzione del territorio, distruzione della grande capacità produttiva e lavorativa, aziende che falliscono o che fuggono in altri paesi dove lavorare non è reato. Si ormai l'italia è il paese adatto solo a chi viene a delinquere o a farsi mantenere dal nostro lavoro.
Questa politica è ormai arrivata al capolinea e questo stato è prossimo al fallimento. Loro lo sanno ma ci vogliono tenere buoni, con false promesse mentre loro si riempiono le tasche con le ultime rapine fatte nei confronti delle famiglie e delle aziende.
La collusione tra stato e mafia ha raggiunto ormai il suo apice e nessuna istituzione è in grado di fermare questo degrado.
Ogni giorno ci mostrano nuovi casi di corruzione e di sperpero del denaro pubblico e secondo loro noi dovremo starcene buoni ad aspettare che loro facciano l'ennesima truffa politica di un finto cambiamento con le primarie. I politici sono sempre quelli e dietro loro ci sono sempre i soliti galoppini paraculati che hanno vissuto e vivono del nostro lavoro e dei nostri sacrifici.
Ebbene noi non siamo più disposti ad accettare tutto questo. Ora fermiamo l'italia. Ora dovranno scendere loro e andare a lavorare come abbiamo fatto noi per anni per mantenere questi parassiti che hanno portato la tassazione a livelli insostenibili e che hanno portato le paghe dei lavoratori a livelli da terzo mondo.
Il 9 Dicembre , tutti uniti, senza nessuna bandiera di partito tutti in strada a fermare questo scempio.
State in contatto con noi attraverso i siti internet e i vari social network.
Il 9 Dicembre non ci sono più scuse, non ci si lamenta più. I ladri sono loro e se ne devono andare via.
E' dovere di tutti fare questo, altrimenti tutti noi, i nostri figli, le nostre aziende non avranno futuro. Non dividiamoci come hanno fatto per anni loro dividendoci in categorie, per meglio controllarci. Il nemico è comune a tutti e si chiama stato --ladro-mafioso italiano.
Sono anni che ci chiedono sacrifici, sono anni che le banche truffano le aziende e le famiglie e nessuna inversione di tendenza è stata fatta. Questo è significativo per dire che lo stato non c'è più ma esiste una sola kasta fatta di politici, banchieri, giudici, industriali, centri di potere che vogliono la nostra morte.
Non possiamo più tollerare la repressione che viene fatta dalle forze di stato che, nascoste da leggi ipocrite non permettono alla gente di lavorare e di produrre. Leggi inapplicabili che fanno fuggire le aziende all'estero o fatte fallire. Leggi fatte apposta per coprire inutili posti di burocrati strapagati mentre la gente non ha un reddito.
Una spesa statale che ha raggiunto livelli scandalosi e che nessuno vuole tagliare perché vorrebbe dire colpire i loro stessi amici, parenti e leccapiedi pagati per produrre nulla , anzi per fare danni ulteriori.
Ora le cose devono cambiare. Non ci facciamo più fregare da questo o quel partito, da falsi nuovi profeti che vivono di politica ormai da vent'anni. Ora il popolo decide da solo e la decisione è che se ne devono andare loro.
Quindi aggregatevi, parlate con la gente, non sperate nei mezzi d'informazione gestiti dal potere che li finanzia per dire solo quello che fa comodo loro.
State in contatto con noi . Esiste un solo volantino ufficiale, e per il 9 dicembre tutti in strada, che si fermino tutte le attività per far vedere loro che non siamo più disposti ad accettare di essere loro sudditi.
Siamo la maggioranza silenziosa che ha detto BASTA, loro invece sono la minoranza parassita che vive del nostro lavoro e delle nostre tasse.
Forza, tutti insieme ce la faremo.

Tratto da (LINK)

Bologna, il Comune secreta tutto. Milioni di derivati da nascondere.

GUARDA IL VIDEO
Tenere tutto segreto. 
Questa la strategia del Comune per non far sapere ai cittadini che Comune e partecipate hanno milioni di derivati. 

La commissione bilancio dei consiglieri sarà secretata e nessuno potrà parlarne. 
E' già deciso dagli uffici tecnici. Il presidente della commissione, il grillino Marco Piazza, ci dice che per regolamento non è possibile. “I giornali locali staranno tutti zitti”, ci ha invece confidato un esponente del Pd in dissenso con la maggioranza. 
Ma le prove di Banca d'Italia sono già tutte on line. (LINK)

Il caso – La strada per coprire tutto ce la suggerisce un esponente del Pd locale che vuole restare anonimo: “Hanno già deciso. Il segretario generale ha detto che la commissione bilancio che parlerà di derivati deve essere secretata al pubblico”.

Venerdì in commissione comunale a Bologna si è affrontato il tema della presenza dei derivati tra i titoli contratti dal Comune e le sue partecipate. Dopo le proteste dei consiglieri di opposizione Federica Salsi e Lorenzo Tomassini, la Vicesindaco e assessore al bilancio Silvia Giannini ha aggiunto alla sua dichiarazione precedente: "Il Comune di Bologna non ha e non ha mai avuto derivati" (la stessa dell'assessore Riccardo Malagoli) un significativo "per quanto mi è stato riferito dai tecnici del settore …".

Subito dopo la passerella dei rappresentanti delle società partecipate: Interporto, Acer (case popolari), Tper (mobilità) e Atc (sosta) che in parte ammettono di aver contratto derivati si. Ma poi si è arrivati ad una sospensione.

Ora però si passa al piano B. “Tenere tutto segreto”, ci confida l'esponente Pd “Io l'ho già detto che non sono d'accordo ma la differenza la fanno i giornali che non ne parleranno”. Del fatto grave è convinto l'esponente che ci ripete più volte: “Se dici il mio nome mi rovini”.

Interpellato il presidente della commissione bilancio il grillino Marco Piazza ha dichiarato: “Per il regolamento non ci sono i termini per la secretazione. Il regolamento non lo prevede. Mi devono portare delle basi giuridiche solide altrimenti non è possibile”.

“In generale quando c'è il timore a parlare c'è sempre qualcosa da nascondere. Se è fatto tutto a norma non dovrebbero esserci questi problemi” commenta il capogruppo di Forza Italia Michele Facci.

I documenti di Banca d'Italia che dimostrano che il Comune e le sue partecipate hanno i derivati sono già on line visionabili su Affaritaliani.

sabato 23 novembre 2013

Tutti i documenti di Banca d'Italia che provano che il Comune ha contratto dei titoli derivati, scommesse al buio con soldi pubblici.

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Derivati, il Comune di Bologna nega. Ma AffariItaliani.it ha i documenti. La verità.
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Esclusivo / Bologna - Tutti i documenti di Banca d'Italia che provano che il Comune ha contratto dei titoli derivati, scommesse al buio con soldi pubblici.
 
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Le istituzioni locali negano di averli mai firmati.
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Ma i documenti di Banca d'Italia attestano che sia il Comune di Bologna che le sue partecipate hanno contratto molti derivati negli anni. 
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Si sta tenendo una commissione molto tesa al Comune di Bologna. 
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Siamo stati invitati con la società Anatos ad esporre il caso che sta agitando le opposizioni. 
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Bologna - Non ci sono soldi. 
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Ma giocarseli in scommesse sembra troppo. 
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E' il caso di molta finanza derivata contratta dagli enti pubblici con le banche. 
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E tra Comune di Bologna e partecipate pubbliche in Emilia la lista di chi ha contratto titoli derivati è lunga. 
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Come tutti sanno i derivati sono delle scommesse, delle potenziali bombe ad orologeria che esplodono sulla finanza di chi li ha contratti causando perdite ingenti. 
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Un po' come scommettere che il Sassuolo-calcio possa vincere 10 a 0 a Madrid contro il Real.
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Titoli quindi che si trasformano in perdite sicure per l'ente pubblico e in incassi d'oro per le banche.
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La vicesindaco del Comune di Bologna Silvia Giannini nega che il Comune abbia mai contratto dei derivati, e lo mette per iscritto, ma i documenti ufficiali di Banca d'Italia, la Centrale dei Rischi (un documento di circa 1000 pagine che mostra l'esposizione bancaria di aziende ed Enti), attestano il contrario. 
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In questo momento si sta tenendo una commissione molto tesa al Comune di Bologna in cui siamo stati invitati con la società di consulanza Anatos ad esporre il caso che sta agitando le opposizioni.
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I consiglieri comunali Federica Salsi e Lorenzo Tomassini hanno portato l'inchiesta giornalistica in Comune chiedendo spiegazioni agli amministratori. 
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Nella centrale dei rischi di Banca d'Italia risulta che il Comune abbia pagato derivati dal 2005 al 2012, contratti stipulati probabilmente tra il 1999 - 2000, ma visibili solo dal 2005.
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Da alcune stime sembra che le cifre siano imponenti ma non è ancora definibile l'ammontare visto che le istituzioni locali negano di averle mai avute.
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Il Comune di Bologna ha anche contratto titoli con l'istituto di credito Dexia Crediop per un ammontare circa di 9 milioni di euro. 
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La Dexia è una banca franco-belga specializzata in titoli derivati. 
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Attualmente ha molti contenziosi con enti pubblici italiani per aver fatto contrarre derivati. 
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Un'accusa di costi occulti per derivati al Comune di Pisa, Firenze, la Regione Piemonte, la città di Prato e tante altre. 
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Tra queste il Comune di Crotone che ha vinto il contenzioso sullo stesso tema proprio contro la società di credito franco-belga. 
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Ma anche buona parte delle partecipate del Comune di Bologna sono piene di titoli derivati. 
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La lista delle municipalizzate bolognesi è lunga a partire da Interporto, il colosso logistico del trasporto merci. 
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Ha un’ esposizione bancaria a medio e lungo termine di 62 milioni, su quello a breve di 9 milioni 700mila e per derivati da 6 milioni 400 mila con BNL, Cassa di Risparmio in Bologna, la Bp di Verona, la Bp di Bergamo, la Bp del commercio e la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza.
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Atc spa, il trasporto pubblico, con un esposizione da 13 milioni e derivati da 1 milione con Unicredit. Acer, azienda case popolari, esposta per 44 milioni e mezzo e derivati da 1 milione con Mps..
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Senza cosiderare che i derivati di legislazione anglosassone che gli enti pubblici hanno potuto contrarre, cioè i contratti stipulati sulla piazza di Londra, non appaiono nella Centrale dei Rischi di Banca d'Italia.
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A nulla serve il monito della Corte dei Conti che da anni ne sottolinea la pericolosità per le ricadute devastanti sui conti e la vita dei cittadini. 
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I giudici, precisa Anatos, società che ha analizzati i documenti annullano facilmente questi contratti "per danno potenziali all’ente sottoscrittore".
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Fonte Articoli: LINK
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Christian B.
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Errani, dieci (buone) ragioni per dimettersi.

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Esiste una serie di buone ragioni per le quali Vasco Errani, governatore al quarto mandato della Regione Emilia Romagna, dovrebbe dimettersi. 
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La prima, su tutte, sarebbe di natura morale: ci sono una lunga serie di inchieste della magistratura che osservano da vicino sia il suo che l’operato dei consiglieri regionali.
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Si è dimesso dall’incarico Marco Monari, capogruppo del Pd e che di Errani era una delle protesi, indagato per la questione delle spese allegre. 
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Monari è iscritto al registro degli indagati, ma sotto inchiesta ci sono tutti i membri dell’assemblea. 
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Non solo: c’è una questione che riguarda da vicino Errani stesso, solito usare due auto blu – una in qualità di consigliere regionale, l’altra in qualità di presidente della Regione – che non torna. 
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Errani non ha chiarito infatti come mai cambiasse ‘ragione sociale’ nel corso di uno stesso viaggio, trasformandosi da governatore a consigliere, arrivando a spendere, in 14 mesi, 20 mila euro
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A cui vanno aggiunti gli oltre 100 mila euro in media spesi ogni anno in autonoleggi con conducente come governatore.
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E poi, perché all’improvviso, nell’agosto 2011, l’amministratore ai vertici di viale Aldo Moro dal 1999, smette di usare la seconda vettura, proprio quando la magistratura iniziava a vedere in quali condizioni stavano i conti dell’ente da lui guidato?
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Altra questione, ancora una volta morale: Errani è il presidente della Conferenza delle regioni. 
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Un incarico politico, ma in un Paese civile, con i consiglieri regionali di mezza Italia sotto inchiesta, la persona che dovrebbe rappresentarli tutti forse si farebbe da parte.
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Forse. 
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Ci sono quelli che sono scappati con le cosce di faraona tra i denti, quelli che hanno nascosto scontrini nei sacchi della spazzatura, quelli che si sono pagati i matrimoni, Rolex, prostitute e molto altro.
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La responsabilità penale è individuale, ma c’è una responsabilità politica dalla quale neanche Errani, fino a prova contraria innocente, non può esimersi. 
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D’altro canto era ancora lui che voleva una sanatoria per tutte le spese non giustificate, come il Fatto ha rivelato? 
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Dunque è la dimostrazione che l’argomento lo riguarda, eccome.
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Potremmo andare avanti con il processo d’appello in arrivo per il milione di finanziamento avuto dal fratello di Errani: in questo caso il governatore è stato assolto in primo grado.
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Una motivazione quella dei giudici, così così: “Non sono riusciti a dimostrare il coinvolgimento del presidente della Regione”.
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Il finanziamento il fratello lo ha avuto. 

Infine, a pesare come un macigno, c’è la vicenda di Flavio Delbono, per anni vice-presidente a fianco a Errani e caduto in disgrazia nello scandalo Cinziagate.
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I viaggi vacanza all’estero rimborsati coi soldi pubblici, per cui ha patteggiato 19 mesi di reclusione, Delbono li fece mentre lavorava col suo ex amico Vasco, che rimase saldo al suo posto dopo lo scandalo, mentre il suo ex braccio destro sprofondava. 
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Tempo dopo Delbono, che fu costretto a dimettersi da sindaco di Bologna dopo appena 7 mesi, in una intervista a un mensile definì Errani, reo di averlo scaricato in un batter di ciglia, “il mio killer politico“, aggiungendo poi “con la copertura del segretario del Pd Pier Luigi Bersani“.
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Ci fermiamo qui, possiamo aggiungere anche che è al quarto mandato, forse è anche il tempo di passare la mano, d’altronde se Bersani avesse vinto le elezioni lui sarebbe stato ministro.
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Era annunciato.
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Dunque se si fa da parte prima, il modello Emilia, o quello che ne resta, è salvo.
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Politicamente sul capo di Errani pesa anche la sconfitta alle elezioni. 
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Lui era il deus ex machina di Bersani, e i due hanno perso. Bersani ne ha preso atto. 
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Con difficoltà, ma l’ha fatto. I dirigenti del Pd in Emilia Romagna sono diventati tutti renziani. 
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E anche su questo, Errani, qualche responsabilità forse ce l’ha.
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Ma è vero, parliamo di un Paese normale, non della politica italiana, dove la sconfitta non esiste, piuttosto i corsi e ricorsi.
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Morto un democristiano, lo trovi resuscitato da un’altra parte, così i vecchi socialisti e comunisti mai stati comunisti.
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Ultimo capitolo, poi davvero basta perché questo è pur sempre un blog: Errani, tra gli incarichi, è anche commissario straordinario per l’emergenza terremoto.
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Non so da quanto tempo non si faccia vedere nei paesi rasi al suolo, so solo che soldi ne sono arrivati pochi. 
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La gente vive nei container e chi ha riaperto un’attività lo ha fatto accendendo un altro mutuo. 
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Forse può bastare per dire: “Non è andata bene, mi faccio da parte”. 
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Non resta sulla poltrona per il bene della sua regione, scordiamocelo.
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Ci resta per il bene suo.
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Fonte articolo: LINK
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Christian B.
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domenica 10 novembre 2013

Social Network, i bambini non ne hanno bisogno.

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Whatsapp, facebook, twitter, line, wechat, sono tutti social network che hanno lo scopo di accorciare le distanze tra le persone.
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App per i nostri “eleganti” telefonini che quotidianamente, ad ogni ora e continuamente ci tengono aggiornati sulle novità che ci accadono attorno, sia che riguardino amici, sia che riguardino eventi di ogni sorta.
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Fino a qui tutto normale, anzi utile direi.
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Ma siamo sicuri che sia veramente così? 
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E soprattutto che lo sia per tutti coloro che li utilizzano?
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Attraverso la rete passano milioni anzi miliardi di informazioni e controllarle tutte è praticamente impossibile.
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Definire, catalogare e scegliere le informazioni giuste è quasi come un lavoro che come adulto è già abbastanza complicato svolgere, cercando di svincolarsi tra ciò che è lecito, vero e moralmente accettabile.
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Si presuppone però che il fatto di essere già “adulti” ci aiuti nello scegliere senza commettere errori.
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Decisioni che prendiamo in frazioni di secondi e attraverso un click vogliamo condividere e divulgare ad altre persone ciò che a nostra volta abbiamo deciso di apprendere, leggendo un allegato, un’ immagine, un testo inviatoci dai ‘cosi detti’ nostri “amici“.
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Il touch di un nostro dito, deciso in brevissimi istanti che vengono elaborati ad una velocità così elevata che solo attraverso la presunta maturità dovuta all’età, può essere probabilmente un gesto vagliato e valutato come giusto.
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Come dire, l’esperienza in questo caso è l’unica difesa che abbiamo per difenderci dalla velocità a cui viaggiano le informazioni attraverso il web.
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Ma quando tutto ciò passa attraverso gli occhi di un bambino?
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Quali decisioni prenderanno i nostri figli, quando impatteranno contro informazioni che la loro giovane età non sarà in grado di permettergli di elaborarle con il giusto e necessario senso critico?
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Non esistono filtri  parent-control che tengano.
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I bambini sono come spugne e assorbono informazioni ad una velocità forse maggiore rispetto a quella a cui viaggiano sul web.
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E nonostante il controllo che un qualsiasi genitore possa fare, qualcosa sfugge, sempre.
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Accade quindi che alcune informazioni, immagini o video possano sfuggire alla necessaria supervisione, facendo così entrare nel mondo del bambino ciò che probabilmente non doveva farlo.
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Spesso, troppo spesso, attraverso il web circolano informazioni che se non giustamente elaborate, rischiano di dipingere una realtà che così non è.
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Falsificando, contorcendo, mistificando immagini, azioni e pensieri che potrebbero fare molto male.
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Creando così un mondo virtuale che potrebbe irrompere irrimediabilmente nella vita reale.
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Il rischio è quello che le giovani menti dei nostri bambini non riescano più a distinguere tra ciò che vero e ciò che è finzione, tra ciò che è giusto o ciò che è sbagliato.
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Il touch di condivisione fatto in brevissimi instanti ed eseguito sicuramente per gioco, diventa così una sorta di bomba che potrebbe esplodere e creare danni ad altre giovani menti non ancora abbastanza formate e forti da riuscire ad elaborare un’informazione passata per scherzo.
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Il reale e la finzione, il vero e il falso, il giusto e lo sbagliato, tutto viene raccolto in quell’enorme contenitore del social network, e nonostante i divieti imposti dagli sviluppatori di queste famose app, purtroppo sempre più bambini ne diventano i maggior utilizzatori ed “esperti navigatori“.
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Ad ogni età dovrebbe corrispondere un giusto percorso di crescita, associato ad esperienze che dovrebbero aiutare a formare il bambino per trasformarlo nell’adulto del futuro.
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Ogni esperienza ha bisogno di essere vissuta ed elaborata, senza interferenze e senza quella drammatica frenesia e contaminazione che i social network purtroppo creano, alterando così la normale costruzione e formazione del futuro individuo.
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Rischiando di trasformarlo nella probabile e futura vittima del qualunquismo forzato e della classificazione di massa, per non parlare del rischio di diventare l’involontaria preda o attore del prossimo branco di turno, pronto a condividere l’incondivisibile attraverso un click.
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Il giusto percorso di crescita credo si debba svolgere il più lontano possibile da ogni forma di social network, consentendo così ai nostri bambini di apprendere e acquisire esperienze che non vengano influenzate da una massa incapace di superare schemi preconfezionati e pronta a giudicarti pubblicamente al primo pensiero o gesto “diverso”.
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I nostri bambini tutti i giorni, vivono un “real social network“, che si chiama scuola, già abbastanza duro e difficile da affrontare, dove i comportamenti sopra descritti - quelli dei social network appunto - si manifestano nel reale e nel quotidiano.
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Dove se non sono uniformi alla massa rischiano di essere isolati, dove se non si vestono come tutti diventano emarginati, dove se non parlano e si atteggiano come i tanti diventano “degli sfigati“, se non si conformano al “gruppo” diventano dei diversi.
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Bè, credo che questo possa già bastare, senza aggiungere per forza un ulteriore carico pesante da sopportare e soprattutto capire, senza aggiungere appunto la social app del momento.
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App che se non scaricata sul telefonino regalato a natale, rischiano di farli sembrare degli emarginati e che allo stesso tempo quindi, li obbligano a diventare come la massa, come il branco.
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Non è concesso tempo alla riflessione, all’ individuale pensiero, non  lasciano libertà di crescere “normalmente”.
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Le esperienze utili alla crescita e la socializzazione sono tutta un’altra cosa.
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Chiacchierare con gli amici, lo sguardo dolce della fidanzatina/o, il prendersi per mano, ridere, parlare, guardarsi, passeggiare, sono tutte azioni che aiutano i nostri figli ad apprendere il significato VERO della parola socializzazione.
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Significato che non corrisponde assolutamente a quello che invece vorrebbero farci credere appunto i social network.
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Il chattare frenetico delle giovani dita che incessantemente cliccano l’elegante video del telefonino creano una sorta di barriera che credo invece contribuisca ad isolare piuttosto che avvicinare.
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Allontanando in realtà i nostri fragili ed indifesi bambini da ciò che invece rappresenta il vero termine socialità.
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Teniamoli lontani da ciò che in verità non appartiene al loro mondo, lasciamogli vivere un’infanzia lontana da contaminazioni forzate e sbagliate, aiutiamoli ad abbattere quelle barriere che rischiano di trasformarli nel prossimo futuro qualunquista di turno, accompagniamoli in un percorso che consenta loro di allontanarsi dal pensiero unico e conforme di una massa stolta e fintamente social, facciamo in modo che imparino a pensare con la propria testa, non facciamogli usare i social network. Non ne hanno bisogno.
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I nostri bambini saranno la generazione del futuro, noi oggi dobbiamo educarli ed abituarli a questa importante responsabilità.
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Christian B.
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L' individuo e la massa.

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Sempre più spesso si tende ad isolare il singolo per lasciare libero spazio al gruppo, alla massa.
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Comportamento che oramai sembra essere diventato la regola di vita, in assoluto, in una società che sempre più spesso sembra essersi arresa davanti alla catalogazione delle masse.
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Questo comportamento si presenta ovunque, sui posti di lavoro, nei luoghi pubblici, nelle scuole, nella politica.
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Accade infatti che il comportamento estroverso di una persona venga interpretato come forma di “pazzia”, come se costui fosse colpito da una malattia incurabile dalla quale bisogna tenersi ben lontani.
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L’ individuo non esiste più, e sempre più persone si sono arrese alla conformità delle masse, senza provare, nemmeno per sbaglio, a comportarsi in maniera autonoma, senza avere più il coraggio di dissociarsi da ciò che gli schemi ormai lo hanno, per propria volontà, obbligato ad accettare.
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Schemi che impongono una sorta di automatismo, trasformando gli individui in robot, capaci solo ad eseguire ordini.
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E proprio per questi motivi che l’estroversità della persona viene oggi considerata come una sorta di malattia, come un male da debellare.
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Coloro che purtroppo tendono a soffrire di più per questo giudizio sono proprio quelle persone che  non hanno ancora tutte le risposte di cui avrebbero invece bisogno, e che cercano in noi “adulti” degli esempi da seguire, a cui fare riferimento.
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I bambini, esseri di una fragilità impressionante, e di una sensibilità disarmante.
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Pagine bianche che devono  essere ancora riempite da nuove sensazioni, delicate emozioni, colorate da infinite sfumature di gioia che la vita gli riserverà.
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Esseri deboli e manipolabili, quindi pronti ad essere inseriti in quella forma di classificazione che si chiama massa, proprio da coloro che dovrebbero invece rappresentare la loro strada maestra attraverso l’insegnamento, la scuola, lo sport, la chiesa.
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Accade infatti che i bambini, gli uomini e le donne del futuro, vengano etichettati  come diversi o non adatti, solo per il loro semplice fatto di vedere le cose a modo loro, in una maniera non convenzionale, non catalogata.
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Sembra infatti che esista un modo di vivere la PROPRIA ESISTENZA in una maniera preconfezionata e precostituita.
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Un sistema creato e condiviso da qualcuno, o meglio da una massa, che probabilmente non sa neppure il motivo di questo schematismo forzato.
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Un sistema che ha portato sempre più persone ad essere inconsapevoli vittime di un classismo cinico e crudele che tende sempre più ad isolare l’ individuo, come essere unico in mezzo agli altri, e a premiare la massa, ormai sempre più stolta ed insensibile.
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Può accadere infatti che un bambino abbia un modo di vedere le cose che lo circondano in una maniera tutta sua, che abbia voglia di vestire in un modo non convenzionale (ad esempio con una bandana, o con colori vivaci o al contrario di nero, ecc…), che abbia voglia di praticare sport o musica, secondo schemi non preconfezionati, diversi dagli standard del maschilismo o del femminismo umano classico, che abbia la carnagione delle pelle molto particolare (ad esempio troppo chiara), che abbia semplicemente una sensibilità più spiccata di altri, o che abbia un sistema di comunicare la propria inconsapevole gioia di vivere in una maniera non convenzionale.
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Ebbene quando tutto ciò accade, la massa, composta anche da coloro che dovrebbero rappresentare i pilastri dell’educazione per i nostri figli, come gli insegnanti, cadono in quello schematismo che li rendono complici di  atteggiamenti discriminatori.
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Atteggiamenti che hanno una doppia disastrosa conseguenza, quella dell’ irreversibile paura di essere continuamente derisi e giudicati, portando quindi “l’individuo bambino” a nascondersi e ad isolarsi, oppure quella di essere costretti ad  uniformarsi alla massa per poter sopravvivere.

Infatti, coloro che invece dovrebbero occuparsi dell’educazione dei nostri figli attraverso la scuola, la chiesa o lo sport, si arrendono sempre più spesso alla massa, auto convincendosi del fatto che sia più giusto e…
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…PIU’ FACILE BLOCCARE IL SINGOLO PIUTTOSTO CHE EDUCARE LA MASSA.
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E’ più facile riprendere il singolo per il proprio particolare atteggiamento, piuttosto che iniziare un percorso condiviso che porti l’intera massa a cercare di ragionare con la propria testa, creando così tanti piccoli individui, che indirizzati nella giusta maniera, possano finalmente capire il valore dell’ educazione e del rispetto.
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La famiglia diventa così l’ unico rifugio per quei “bambini individui” che si trovano isolati da una società non ancora pronta ad accettarli.
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Ma non sempre è così, infatti accade che purtroppo anche la stessa famiglia non sia pronta ad accettare il proprio “figlio individuo”, ignorando sempre più spesso, per paura o per incapacità, le caratteristiche uniche che fanno invece del proprio bambino un individuo unico ed eccezionale.
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Le famiglie decidono così di uniformarsi  ad un sistema che impone anche agli adulti genitori una sorta di regolamento comportamentale che li spinge ad agire e ad educare secondo schemi unidirezionali.
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Arrendendosi ad un sistema che vuole che la massa sia per assurdo, “unica” e obbediente.
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Famiglie fatte di persone che una volta erano anch’ esse bambini.
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Si forma così una spirale infinita.
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Spirale che solo i nostri bambini, attraverso la forza e il coraggio di noi genitori, potranno spezzare ed interrompere, creando così un nuovo e diverso percorso, basato sul rispetto reciproco e sull’accettazione “dell’essere unico” così per com’è fatto.
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Interrompendo così quel modo di pensare e di essere che porta a considerarci come una sorta di giudici insindacabili verso le diverse altrui espressioni.
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Abbandonando una volta per tutte quegli atteggiamenti e quei modi di pensare che tanto male hanno fatto e che ancora producono nelle persone, come le discriminazioni, le incomprensioni, la cattiveria, la paura, l’ignoranza.
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Christian B.
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