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Pietro
Neri-Baraldi (1826 - 29 Giugno 1902 ) fu
un famoso cantante d'opera
italiano di origini minerbiesi, dove nacque il 1° febbraio del 1826 da famiglia
contadina.
Come tenore cantò in tutta Europa interpretando ruoli principali, fin
dal suo debutto al Teatro Comunale di Bologna nel 1850 .
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Dal 1853 fu impegnato come primo tenore al Teatro del Corso (il Teatro fu poi distrutto dai bombardieri americani il 29 gennaio 1944), dove si esibì nelle sue prime apparizioni bolognesi, cantando e interpretando i personaggi di “Manrico” (nel Trovatore) , del “Duca di Mantova” (nel Rigoletto), e di “Ubaldo” (in Elena da Feltre).
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Dal 1853 fu impegnato come primo tenore al Teatro del Corso (il Teatro fu poi distrutto dai bombardieri americani il 29 gennaio 1944), dove si esibì nelle sue prime apparizioni bolognesi, cantando e interpretando i personaggi di “Manrico” (nel Trovatore) , del “Duca di Mantova” (nel Rigoletto), e di “Ubaldo” (in Elena da Feltre).
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Pietro Baraldi fu poi protagonista a Parigi, nella
stagione teatrale 1854/1855, sia al Théâtre-Italien che all'Opéra di Parigi.
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Cantò poi in una vasta gamma di ruoli a Londra dal 1856 al 1868, prima
al Lyceum Theatre e poi alla Royal Opera House.
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Teatro del Corso bombardato |
In alcune performances interpretò il ruolo di “Gennaro”, come primo tenore, durante il melodramma “Lucrezia Borgia” (da Victor Hugo) al Regio Teatro San Carlos di Lisbona, nel dicembre del 1860.
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Nel 1863 Pietro
Neri Baraldi sposò il soprano di origine austriaca Antonietta Fricci
(1840-1912) con la quale condivise spesso le apparizioni sul palcoscenico.
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Nei suoi ultimi
anni si dedicò all’insegnamento del canto, e tra i suoi migliori allievi spiccò
per eccellenza il soprano sudafricano, Ada Forrest (Cherry Kearton).
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Pietro Baraldi
morì a Bologna il 29 giugno 1902, all’età di 76 anni.
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Successivamente,
nei primi mesi del 1920 nacque a Minerbio la Corale Pietro Neri Baraldi, così
chiamata in onore e in ricordo del grande tenore .
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Il fondatore del primo
stadio embrionale della Corale fu il giovane seminarista Corrado Bortolini, anch’egli minerbiese, di
cui trovate notizie su un nostro precedente post, all’indirizzo :
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Dopo aver radunato un gruppo di
persone amanti del bel canto a Minerbio, Corrado costituì infatti un piccolo
coro, che gradatamente , forte dell’entusiasmo generale dei concittadini, si
costituì appunto come "Corale Pietro Baraldi".
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Troviamo tracce di Don Corrado anche in una delle
tabelle del percorso didattico
realizzato dall’Associazione Amici di Minerbio.
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Nella tabella
11 di tale percorso, infatti, si fa riferimento alla corale “Pietro Neri Baraldi”, fondata proprio da Don Corrado
ed è presente anche una fotografia del 1924, nel giorno della festa
dell’Assunta, il 15 agosto, in cui sono
ritratti i membri della Corale, sullo sfondo del muro e del cancello che
limitavano via Larga Castello a Minerbio.
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In precedenza, durante il 1° decennio del 1900, in paese, esistevano
alcuni raggruppamenti di persone che nel tempo
libero si dedicavano
ad esprimere il
loro amore per la musica, esibendosi in due formazioni musicali
denominate “Bénde d’in zò” (detta anche “Bènde di puvrètt”) e “Bénde
d’in sò”.
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La prima, detta anche “del
Canaletto” (dalla denominazione della strada) si era costituita attorno alla
figura di un certo Scanabissi Fernando, un giovane musicista autodidatta,
suonatore di tromba, mentre la seconda trasse le proprie origini dal gruppo dei
“Settembrini”, a sua volta originato da una associazione patriottica
minerbiese, denominata XX settembre.
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Entrambi i “gruppi” di paesani
erano composti da gente semplice, genuina, come i “canapini”, i falegnami, o i
contadini, perlopiù analfabeti e privi di una cultura musicale paragonabile a
quella delle moderne “bande” musicali cittadine.
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I componenti suonavano “ad
orecchio”, senza spartito, ed esprimevano la loro voglia di aggregazione e il
loro desiderio di contrastare, con la musica, la miseria e la mancanza di
benessere economico che a quell’epoca imperava nei paesi e nelle città
italiane.
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Si narra che a volte Scanabissi,
l’elemento di maggior spicco degli “insò” andasse di nascosto ad ascoltare le
prove degli “inzò” (i “Settembrini”) e poi, furbescamente, preparasse con i
suoi l’esecuzione delle musiche appena acoltate, per suonarle inaspettatamente
in piazza prima dell’altro gruppo, lasciandoli con un “palmo di naso”.
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Queste parodie scherzose
animavano una Minerbio, in cui comunque era sempre presente, in ogni locale
pubblico, o bettola, o bar, o trattoria, qualcuno che suonava il mandolino
oppure l’ocarina, così come la fisarmonica, caratterizzando il paese con il suo clima musicale e festoso.
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Dopo l’ultima guerra, e
precisamente il 1° marzo 1945, il fondatore della corale Pietro Baraldi, Don
Bortolini, che nel frattempo era divenuto parroco a S.Maria Induno
(Bentivoglio), fu prelevato nella sua Parrocchia da due partigiani comunisti
armati, dopo le 20, e portato via.
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Il clima di guerra civile e
fratricida che ha insanguinato le città e i paesi italiani dopo la fine del
conflitto mondiale, è stato piuttosto intenso nelle nostre zone, e le vittime
hanno spesso pagato con la vita il loro tributo alla sete di sangue e di
vendetta che ha spesso animato le intenzioni di parte dei vincitori.
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Della sorte del Parroco Don Bortolini non si seppe più
nulla, tranne quanto risulta dalle parole del suo successore, Don Silvano
Stanzani, il quale affermò di aver scoperto che i partigiani si abbandonarono
ad episodi di tortura e di efferatezze.
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Addirittura “una donna che comandava un manipolo di assassini
comunisti, partigiani, lo evirò personalmente e poi lo fece legare ad un
camioncino, al fine di trascinarlo per circa un chilometro, per impiccarlo poi
al ramo di un albero”.
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Gli sopravvisse la “Corale Pietro Baraldi”, ma solo fino
al 1947, poi si sciolse
silenziosamente.
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Durante il suo percorso la corale partecipò al Concorso
Internazionale di Venezia nel luglio 1924, organizzò rappresentazioni come
operette e concerti fino al 1925, concorse a Roma tra le corali associate
all’Ente Nazionale “Dopo Lavoro” classificandosi al quarto posto, e organizzò
veglioni di carnevale e cori natalizi negli anni ’30.
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La musica è sempre stata presente a Minerbio, fino ad oggi, come filo
conduttore di ricerca istintiva e spontanea dell’espressione musicale in quanto
tale, simbiotica di un amore tra le persone, tra il musicista di strada e
l’ascoltatore occasionale, che nasce dal desiderio di esprimere una assonanza di
intenti quale può essere la ricerca del benessere interiore, della fratellanza.
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Nacquero le fanfare, il “Concerto ocarinistico”, la
“Società del Clinto”, le serenate e i “Maggi”, i gruppi musicali, i
complessini, e il Corpo Bandistico.
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Minerbio ha purtroppo perso per sempre gli “insò” e gli
“inzò”, gli Scanabissi, e i canapini o i contadini che animavano il paese con
la loro musica, ma nonostante ciò
rimane la loro memoria, il loro spirito vitale, la loro spinta iniziale verso
il futuro, ripresa e continuata da coloro che ne riproposero gli intenti.
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Il paese a quei tempi era sopraffatto da una povertà
materiale dilagante, ma esisteva in contrapposizione una forma di ricchezza
esclusivamente intangibile, ma altrettanto significativa, da cui possiamo trarre
una preziosa lezione esistenziale.
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Si tratta di quell’espressione di vita rappresentata e composta dallo
spirito e dall’anima stessa di tutti coloro che, come i musicisti, esprimevano
anche inconsciamente l’affermazione di valori universali legati alla musica e
alla voglia di vivere.
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Ecco perché diventa molto importante, addirittura
prioritario, a nostro avviso, ricercare nella conoscenza del passato quegli
elementi di vita da cui proveniamo, conservandone la memoria e riconoscendo
loro un giusto tributo di riconoscenza e di affetto.
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Le fanfare, gli “insò” e gli “inzò”, così come la corale
Pietro Baraldi, devono essere ricordate e considerate come un valore aggiunto
lungo il percorso di una civiltà verso cui siamo tutti proiettati, ma a cui non
si può tendere senza prescindere dagli insegnamenti e dagli esempi di vita
trascorsi.
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N.d.A.
Alcune delle informazioni che hanno permesso la
realizzazione di questo post sono state desunte dalla lettura del libro di
Cesare Fantazzini e Oscar Mischiati :
"Tradizioni musicali minerbiesi II vol."
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Un grazie agli autori di questo libro, esauriente e molto interessante,
di cui consiglio la lettura.
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E.B.
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