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Il comunismo e le bandiere rosse che lo rappresentano, insieme ai simboli della falce e martello, costituiscono insieme un ossimoro, un paradosso impregnato nella sua stessa essenza di falsità e menzogna.
Il comunismo e le bandiere rosse che lo rappresentano, insieme ai simboli della falce e martello, costituiscono insieme un ossimoro, un paradosso impregnato nella sua stessa essenza di falsità e menzogna.
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La falce indica il mondo contadino, mentre il martello
simboleggia la classe operaia, mentre la bandiera rossa ingloba questi due mondi
accostandoli al comunismo.
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Nei primi anni del ‘900 le città russe, e l’intero universo sovietico, hanno potuto sperimentare direttamente questo infausto connubio e questa pseudo simbiosi, il cui risultato è stato la morte di milioni di persone a causa proprio del comunismo.
Nei primi anni del ‘900 le città russe, e l’intero universo sovietico, hanno potuto sperimentare direttamente questo infausto connubio e questa pseudo simbiosi, il cui risultato è stato la morte di milioni di persone a causa proprio del comunismo.
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La N.E.P. (Nuova Politica Economica) che fu instaurata da
Stalin per risollevare le sorti economiche di una Russa disastrata e
barcollante, premette con forza proprio sulle due classi, quella operaia e
quella contadina, che pagarono un prezzo altissimo in termini di vite umane.
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Nelle fabbriche si impose una “norma” di produzione, al di
sotto della quale gli operai rischiavano la deportazione nei gulag sovietici,
per “sabotaggio”, e si impose loro una sorta di passaporto interno, che non
permetteva di spostarsi da un luogo ad un altro, nemmeno all’interno della
Russia stessa.
La rivoluzione bolscevica non produsse alcuna “dittatura
del proletariato” nella sua transizione verso una società senza classi, ma anzi
si rivelò una vera e propria oppressione dittatoriale del potere comunista sul
popolo stesso.
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Tutti i partiti furono dichiarati “fuori legge” e per
meglio fagocitare le masse verso la direzione voluta dai comunisti al potere,
fu istituita la pena di morte.
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Agli
operai fu vietato lo sciopero e fu attuata la militarizzazione del lavoro, con
l’istituzione di turni di lavoro forzato e mediante la soppressione della
libertà d’opinione.
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Nei
Paesi occidentali ed Europei questa realtà è sempre stata nascosta
accuratamente, soprattutto al mondo operaio e produttivo, che ignaro
manifestava le proprie rivendicazioni sindacali inneggiando alla falce e
martello e alle bandiere rosse.
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Il
sangue di cui però queste bandiere era intriso, fa parte di una realtà tragica
che oramai gli Storici e gli studiosi di quel periodo ci hanno consegnato, dopo
l’analisi degli incartamenti dell’epoca successivamente all’apertura degli
archivi segreti sovietici.
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La
penosa realtà storica ci ha trasmesso anche i dati di una immane tragedia che
ha coinvolto milioni di contadini della Russia comunista, sacrificati in nome
dell’arroganza con cui il regime ha stravolto l’esistenza di intere masse
popolari.
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Il
termine “holodomor” è pressochè sconosciuto
nei salotti europei frequentati dagli intellettualoidi della sinistra, o
almeno viene da costoro tenuto segregato in un limbo di segretezza che
impedisce alle persone di capirne il tragico significato.
Questo
termine, in lingua ucraina, significa tradotto :
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“infliggere la morte attraverso la fame”.
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Vittime della carestia in Ucraina |
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“infliggere la morte attraverso la fame”.
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Si
tratta della più grande carestia indotta scientemente nella storia
dell’umanità, che portò alla disperazione e alla morte ben 5 milioni di
persone, in maggior parte contadini.
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Il
contadino divenne infatti, negli anni ’30 della Russia comunista, un vero e proprio nemico per il regime, in
quanto l’agricoltore rappresentava lo stereotipo del proprietario terriero e
del ricco allevatore (anche nel caso possedesse tre sole mucche).
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Gli
appartenenti all’intero apparato agricolo russo furono quindi identificati ed
etichettati con il termine dispregiativo di “kulaki”, ed entrarono a far parte
delle misure coercitive approntate per loro dal regime comunista.
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Il
Partito colpì in maniera particolarmente feroce in Ucraina, considerata il
“granaio” della Russia.
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In
questo vasto territorio (la cui superficie è doppia di quella italiana), iniziò
una metodica collettivizzazione delle proprietà agricole, mediante un esproprio
che sanciva la fine della proprietà privata.
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A
macchia d’olio vennero espropriati i territori dei famigerati “kulaki”, per affidarli a masse di
lavoratori dell’industria, prelevati dalle città e inviati forzatamente dal
regime in Ucraina, al fine di sostituire i contadini in una conduzione agricola
collettiva.
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I
contadini vennero deportati nei gulag, a milioni, e pagarono un altissimo
tributo di sangue, sacrificati come furono dal regime sovietico in nome del
comunismo.
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Il
regime iniziò a requisire i raccolti di grano, per destinarli all’acquisto di
materiali utili all’Industria e necessari per il proseguimento della N.E.P.
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La
tragicità sta nel fatto che fu requisito dai comunisti anche il grano destinato
alla risemina, indispensabile per potersi garantire il raccolto l’anno successivo.
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In
questo modo la criminale politica del regime impedì che ci fosse alcun
raccolto, consegnando così milioni di persone ad una devastante carestia che
produsse, appunto, milioni di morte per fame.
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L’anno
seguente in tutto il vasto territorio ucraino non ci fu più nulla da mangiare,
a causa delle requisizioni del regime, comprese quelle degli animali delle
fattorie dei “kulaki”.
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Le
persone in preda ai morsi della fame si lasciarono andare a fenomeni di
cannibalismo, mentre le famiglie si scambiavano i figli, diventati merce
alimentare di scambio, in un orrore senza fine.
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La
classe operaia e quella contadina dunque costituiscono le prime due realtà
sociali contro cui si scatenò l’odio distruttivo e dilaniante di un comunismo
affamato di potere e di sangue, ma l’immagine che fu trasmessa nel mondo
occidentale fu molto diversa.
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Durante le manifestazioni di piazza nelle città
della civile Europa, infatti, anche oggi, si è sempre identificata la
simbologia relativa alle bandiere rosse come uno stereotipo di libertà e di
equità sociale e non di orrore e di sangue.
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L’ignoranza
e l’accuratezza con cui l’intellighenzia sinistroide ha occultato la verità nei
Paesi occidentali, ha permesso che intere generazioni si rendessero complici
dei misfatti perpetrati dai comunisti, avallandone con lo sventolio delle
bandiere rosse i feroci misfatti.
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Da
anni sfido i comunisti che leggono i miei post a indicare un solo Paese al
mondo in cui il comunismo non sia al potere grazie alla dittatura, o in cui
libere elezioni appunto ne abbiano legittimato l’ascesa al potere.
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Li
sfido a contestare la realtà contestuale, relativamente al fatto che si scappa
e si è scappati per anni dai Paesi comunisti verso l’Occidente, e non il
contrario.
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Gli
unici comunisti scappati dalla propria Nazione per rifugiarsi nel “Paradiso
Marxista” furono quelli italiani nel periodo fascista, esuli in terra di Russia
per aver commesso crimini come l’omicidio o la strage nei confronti degli
avversari politici.
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Anche
in questo caso però, in cui qualcuno è scappato verso il Comunismo e non dal
Comunismo, le cose andarono nel solito modo : anch’essi divennero vittime
designate della tirannide marxista.
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Molti
comunisti italiani trovarono infatti la morte nei gulag staliniani, grazie
anche alla complicità dei dirigenti dell’allora P.C.I., guidato dal criminale
comunista Palmiro Togliatti.
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Le
masse operaie europee, intanto continuavano a cantare “bandiera rossa” durante
le manifestazioni popolari, e a vivere una illusione falsa ed effimera,
destinata solo ad alimentare un falso mito : quello comunista.
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Si
verificò infatti una vera e propria proliferazione dell’iconografia
pubblicitaria legata a questi falsi miti e nacquero, ad esempio, le t-shirt con
l’immagine di Che Guevara, indossate da generazioni di giovani ignoranti (nel
senso che forse ignoravano i misfatti dei regimi comunisti).
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Le
bandiere rosse con la falce e martello purtroppo non hanno mai smesso di
sventolare, nonostante il fatto che oramai la Storia abbia tratto
obiettivamente le sue conclusioni.
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Il
comunismo è stato ed è un male assoluto, come il nazismo.
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Allora
mi chiedo :
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come mai nelle nostre città esistono vie intitolate a Lenin e a
Stalin ?
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Tanto
varrebbe intitolarne alcune anche a Hitler ; il principio di assegnazione non
sarebbe forse il medesimo ?
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Cosa
privilegia Lenin o Stalin rispetto al dittatore nazista ?
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Chi
oserebbe negare che questi due criminali hanno prodotto consapevolmente e
criminalmente milioni di morti innocenti ?
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L’unica
spiegazione è che forse nei posti di potere che prendono queste decisioni ci siano
proprio coloro che hanno sventolato per anni
le bandiere rosse…
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Quando
dovrà ancora proseguire questo ennesimo oltraggio alle vittime del comunismo ?
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Dissenso
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