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Mariano Bignami è un ex partigiano socialdemocratico, ora
89 enne, abitante ad Altedo, un comune della rossa provincia di Bologna.
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Riconosciuto universalmente come patriota, Bignami
ha combattuto contro i nazisti nel lontano 1944, come partigiano della quarta
brigata “Venturoli Garibaldi”, ed è considerato una voce moralmente superiore,
al di sopra di qualsiasi elaborazione storica e politica fatta su quel periodo.
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Bignami ha ammesso pubblicamente in questi giorni di
Maggio del 2016 che nel periodo bellico furono commessi misfatti ovunque non
solo per mano dei fascisti, ma anche dei partigiani, i quali uccisero persone
inermi e innocenti.
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Con la scusa del fascismo, dichiara Bignami, a
guerra finita furono assassinate molte vittime per meri interessi economici,
oppure per soddisfare un modus operandi che anelava al raggiungimento dello
stereotipo imposto dal comunismo sovietico.
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Il lato oscuro della Resistenza, negli anni compresi
tra il 1945 e il 1948, emerge oggi prepotentemente, nonostante sia stato tenuto
accuratamente nascosto e negato per interi decenni dall’Anpi, che ha fatto del
servilismo ideologico verso il comunismo sovietico una vera e propria barriera
e uno strumento contro l’affermazione della verità.
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Mariano Bignami offre la sua obiettività e la sua
onestà intellettuale a favore di una pacificazione che permetta ai giovani di
avvicinarsi senza pregiudizi agli eventi più importanti che attraversarono
l’Italia e il mondo intero nel secolo
scorso.
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Bignami e la nipote del Duce |
Mariano Bignami ha compiuto questo non facile passo,
di rilevanza storica, abbracciando Edda
Negri Mussolini, la nipote del Duce, in occasione della recente presentazione
del libro su sua nonna, Donna Rachele, la moglie di Mussolini, e offrendole al
contempo il libro scritto da Paolo Bedeschi, che raccoglie le sue memorie di
partigiano imolese.
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L’immediata reazione dell’Anpi, per bocca dell’ex
deputato Bruno Solaroli, il pensionato d’oro che percepisce 8.455,00 euro di
pensione per i suoi 20 anni di militanza nel PCI - DS, ora Presidente dell’ANPI
di Imola, ha evidenziato come l’odio sia ancora oggi il filo conduttore dei
partigiani comunisti, nonostante sia già ormai storicamente accertato che nel
dopoguerra questi abbiano commesso una lunga serie di nefandezze e di atrocità,
spesso impunite, complice la benevolenza delle alte cariche dello Stato.
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Ricordiamo a questo proposito che i componenti della
famigerata “Volante rossa” , autori di efferati omicidi nell’immediato
dopoguerra, furono sì condannati dal Tribunale per i loro delitti, ma furono
poi graziati da due Presidenti della Repubblica :
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Sandro Pertini, e Giuseppe Saragat.
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L’opinione pubblica è stata messa in condizione di
apprendere solo ciò che faceva comodo che si sapesse, manovrata dagli intellettuali
del PCI prima, e dai suoi eredi metamorfizzati poi, fino all’odierno PD,
l’ultimo camaleontico risultato dell’evoluzione comunista.
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La manipolazione e la disinformazione sono i cardini
su cui si regge l’intero apparato della sinistra internazionale, senza di cui
non sarebbe stato possibile presentare il comunismo così come appare e non come
è veramente.
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Dalla Rivoluzione russa dell’Ottobre 1917 in poi, la
macchina disinformatrice bolscevica ha operato ininterrottamente nel mondo
intero per “cambiare le carte in tavola”, in modo tale da stravolgere il senso
reale degli accadimenti e degli immensi crimini contro l’Umanità compiuti in
nome di Marx e del comunismo.
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I partiti comunisti, non solo europei, hanno fatto
calare il sipario sulle aberranti e tragiche malvagità che nel corso delle
tirannide simboleggiate dalla “falce e martello” rappresentarono la scena
principale di un vero dramma, in cui le vittime sacrificate e sterminate furono
decine e decine di milioni, per volontà di Vladimir Lenin, Iosif Stalin, Enver
Hoxha, Nicolae Ceausescu, Josip Tito, Pol Pot, e Mao Tse Tung, solo per citare
alcuni dei più famosi leader comunisti nel mondo.
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Questi criminali comunisti hanno concorso tra loro a
raggiungere in totale l’allucinante cifra di cento milioni di vittime nel
secolo scorso.
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Tutto ciò però non impedisce, ancora oggi, che siano
intitolate vie o piazze a criminali del calibro di Lenin o Stalin, poiché
nell’immaginario collettivo, costruito pazientemente dagli intellettuali
mistificatori comunisti, si identificano gli orrori compiuti in nome del
marxismo come “diversi” da quelli attuati dai nazisti di “Hitler”.
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Le nefandezze come le deportazioni nei lager, le
stragi etniche, sociali, o religiose, trovano una diversa focalizzazione da
parte del mondo occidentale, a seconda che queste siano state compiute dai
comunisti, oppure no.
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L’accondiscendenza della “civile” Europa verso i crimini comunisti è a dir poco disarmante, ma ciò è il risultato dell’assenza dei tanti “Mariano Bignami” nel corso dell’incedere temporale dal dopo guerra ad oggi.
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Chiunque abbia tentato, in passato, di far luce sui quei “periodi oscuri” così scomodi per il Partito Comunista, è stato prontamente isolato e tacitato.
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Se Mariano Bignami avesse fatto le sue dichiarazioni nel dopoguerra, anziché oggi, avrebbe sicuramente subìto un diretto e duro attacco, teso alla sua delegittimazione e al suo isolamento.
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L’accondiscendenza della “civile” Europa verso i crimini comunisti è a dir poco disarmante, ma ciò è il risultato dell’assenza dei tanti “Mariano Bignami” nel corso dell’incedere temporale dal dopo guerra ad oggi.
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Chiunque abbia tentato, in passato, di far luce sui quei “periodi oscuri” così scomodi per il Partito Comunista, è stato prontamente isolato e tacitato.
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Se Mariano Bignami avesse fatto le sue dichiarazioni nel dopoguerra, anziché oggi, avrebbe sicuramente subìto un diretto e duro attacco, teso alla sua delegittimazione e al suo isolamento.
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Gli esempi non mancano poiché tale modus operandi,
tipico dei disinformatori comunisti, fu applicato varie volte, a cominciare da
Dante Corneli.
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Costui era un fervente e convinto comunista
italiano, segretario di una Sezione del partito, che dovette emigrare in terra
di Russia nel 1922, per sfuggire alla cattura, dopo essere stato convolto in un
conflitto a fuoco in cui perse la vita il segretario del Fascio di Tivoli.
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Nel 1935 in Russia fu accusato di aver fatto parte
della dissidenza trozkista e conseguentemente arrestato e deportato nel
famigerato lager di Vorkuta, in Siberia.
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La sua prigionia durò ben 24 lunghi anni, nel 1960.
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Tornato in Italia dopo la sua liberazione, Corneli
tentò di far conoscere la vera realtà del cosiddetto “paradiso comunista”,
contattando editori ed ex compagni di partito al fine di pubblicare il racconto
della sua tragica epopea, ma l’intero sistema comunista gli fece terra bruciata
intorno, infamandolo e cercando in ogni modo di screditarlo, per impedire che
si venisse a sapere cosa effettivamente accadeva nella Russia marxista.
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Infine Corneli pubblicò in proprio la sua opera, che
intitolò “Il redivivo tiburtino”.
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Anche Aleksandr Solzenicyn fu sottoposto ad un vero
e proprio linciaggio morale e denigratorio quando presentò le sue opere in
Occidente.
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La sua presentazione dell’universo dei gulag spinse
gli intellettuali comunisti a dipingerlo come ubriacone, pazzo, ed antisemita.
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Anche i media hanno avuto ed hanno ancora una
pesante responsabilità nei confronti della realtà storica : quella di aver
quasi ignorato le pur evidenti nefandezze dei regimi comunisti nei confronti
della popolazione, in totale dispregio dei milioni di vittime che questi
causarono.
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Il cinema ha prodotto film di spessore come
“Schindler’s list”, o “La scelta di Sophie”, oppure “La vita è bella”, tutti
orbitanti attorno ai crimini nazisti, ma diversamente non si riscontrano opere
che sviluppino e trattino degli orrori comunisti.
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Neanche l’istruzione scolastica è stata al passo con
una coerenza obiettiva, inflazionando le menti dei giovani scolari con
canzonette alla “Bella ciao” o con letture tipo “Il diario di Anna Frank”, guardandosi
bene però dal far conoscere i nomi e i cognomi dei gerarchi comunisti più
feroci, o le opere della dissidenza anticomunista.
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Lavrentij Berija |
Sfido qualunque studente, anche universitario, a
dirmi chi siano personaggi come Lavrentij Berija, oppure Nikolaj Ezov, così
come a dirmi quali siano i lager più famosi dell’universo concentrazionario
sovietico, come ad esempio la Kolyma o le isole Solovki.
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Il comunismo sovietico ha deportato, ucciso,
stuprato, torturato, e annichilito l’essenza stessa della popolazione, non solo
russa, usando gli strumenti del terrore e della ferocia come modus operandi
abituale, dal 1917 al 1953 (anno i cui morì Stalin) e oltre.
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I comunisti Titini hanno compiuto una vera e propria
strage etnica, nei territori carsici italiani, allo scopo di appropriarsi dei
territori, infoibando migliaia di vittime innocenti, colpevoli solo di essere
di etnia italiana.
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Nell’applicare con estrema ferocia la pulizia etnica
in Venezia Giulia e in Dalmazia, i comunisti titini si sono avvalsi del
benestare dei comunisti e dei partigiani italiani, che con il loro silenzio non
hanno prodotto la benchè minima opposizione.
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In questo caso emergono oggi chiaramente le precise
responsabilità del criminale comunista Palmiro Togliatti, che anziché opporsi al
genocidio invitava gli italiani ad unirsi ai partigiani jugoslavi.
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Il territorio perimetrale compreso tra le zone di Bologna,
Modena e Reggio Emilia, delimita una vasta area in cui i partigiani comunisti
si abbandonarono a compiere omicidi, stupri, torture, saccheggi, e rapine, al
punto che fu chiamata il Triangolo della Morte.
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L’evidenza della sottomissione politica del PCI a
Mosca e al comunismo sovietico appare in tutta la sua chiarezza, mentre il
servilismo dei quadri direttivi di partito era simbiotico con l’esclusione
della pietà, il ricorso alla violenza cieca, alla tortura, all’assassinio, e
alle più efferate nefandezze nei confronti delle donne, come ad esempio
l’orrore dello stupro di gruppo.
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Nel 2006
perfino il Presidente Napolitano, che pur militò per decenni nel Partito
Comunista, ha pronunciato un atto d’accusa in tre parole, che descrivono in
sintesi l’operato dei partigiani comunisti :
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“Zone d’ombra, eccessi,
aberrazioni”.
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In definitiva, l’attuale Repubblica non si può
definire soltanto come “nata dalla Resistenza” ma anche come nata dalla
menzogna dei vincitori ed è altrettanto vero che si
possa dire :
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"Non tutti i partigiani furono
delinquenti, ma tutti i delinquenti furono partigiani".
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Dissenso
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Dissenso
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