Questa prassi, che continua durante tutta l’esistenza, riveste un carattere di necessità, e di priorità, insieme a quella del bere, per poter mantenersi nella forma migliore.
In questo articolo, non voglio parlare di come l’argomento, di per sé, sia strettamente legato anche al fatto che vari strati della popolazione mondiale siano privi delle forme di sostentamento più elementari, come il cibo, o che l’indigenza alimentare la faccia da padrona nei paesi poveri, e che lo spettro della fame attanagli tanti bambini nel mondo.
Non voglio neppure sottolineare il fatto che un’alimentazione sbagliata, troppo ricca, tipica dei paesi occidentali, produca danni fisici che possono portare anche ad estreme conseguenze.
Per una volta, voglio sottolineare solamente gli aspetti positivi, e il piacere, che possono derivare da una cenetta tra partners, magari in un ristorantino tipico, in un’atmosfera soft, accompagnando il consumo dei cibi con la presenza dei vini adatti alle scelte fatte.
In questo caso, lo stereotipo dell’alimentazione, così come viene interpretato solitamente da coloro che ne subiscono il carattere di obbligatorietà, o di fastidiosa necessità, da evadere con malavoglia, viene meno, trasformandosi nella sua antitesi, dai caratteri decisamente improntati a schemi che ripercorrono ogni volta la piacevole strada che porta alla ricerca del piacere.
E’ di questo, infatti, che si tratta : piacere puro.
L’essenza primaria che sta alla base di un desiderio, è il suo stesso ottenimento, per raggiungere il quale spesso si accettano compromessi, spese accessorie, sacrifici, e quant’altro.
Non si spiegherebbe il perché, altrimenti, ci si vogliano accollare oneri importanti per raggiungere mete a cui, solitamente, la quotidianità non richiede.
Ecco che allora l’essere umano, nella sua infinita ricerca, tende ad accettare le prerogative che costituiscono il percorso di raggiungimento di questi piaceri, che possono essere di tipo materiale e fisico, palpabile, direttamente fruibile appagante per i nostri cinque sensi, così come di tipo intellettuale, spirituale, anelito di un retaggio individuale inconscio, intrinseco, personale.
Uno non esclude l’altro : ci si può immergere in una ridda di sensazioni in entrambi i modi, come per esempio regalandosi una cenetta a base di tartufo e funghi nel primo caso, e visitare una mostra di opere d’arte di qualche artista per apprezzarne i capolavori nell’altro.
Gli esempi possono variare nella loro molteplice forma, a seconda delle infinite possibilità, che vanno dalla osservazione di un airone bianco che vola ad ali spiegate in un cielo azzurro, fino alla contemplazione di un paesaggio autunnale, ricco di cromatismi suggestivi, passando per il perdersi nella profondità degli occhi della propria compagna…
La simbiosi che intercorre tra la nostra mente e i valori di riferimento del piacere si autoalimenta, alla ricerca perenne, in situazioni ottimali, di una esaltazione del gusto, del bello, e di tutto ciò che scatena in noi le emozioni ancestrali tipiche dell’essere umano.
Capita anche che si incappi in qualche delusione, causata dal fatto che, non sempre, le prerogative e i risultati raggiungano l’intensità richiesta nelle aspettative.
Facendo un esempio pratico, relativo ai piaceri della buona tavola, ci si può immaginare, come sarà già capitato a molti nella realtà, di essere in un promettente ristorantino, e che ci si appresti ad apprezzare il proprio piatto preferito : un bel filetto al pepe verde, rigorosamente al sangue.
Le persone sviluppano, durante la formazione individuale, culturale, sociale, emotiva, caratteriale, religiosa, sportiva, e politica, una particolare scala di riferimento che permette, all’uopo, di comporre abbinamenti pre registrati a livello psichico, a cui fare riferimento ogni qualvolta si ripresenti uno stereotipo già affrontato in precedenza.
Nel caso in esame, se il desiderio di un filetto al pepe verde, deve corrispondere ad uno di questi abbinamenti, come costituente di una simbiosi tra l’essenza del piacere e la nostra aspettativa di tale raggiungimento, si deve verificare la certezza che i parametri di riferimento siano quelli che il nostro subconscio riconosce come tali.
In termini elementari, possiamo affermare che se a noi il filetto piace tenerissimo, al sangue, senza un filo di nervetti, non tanto grande, con i grani di pepe verde distesi sopra la carne, e ci troviamo di fronte a una bella presentazione, a cui però, al primo taglio si evidenziano carne dura, filamentosa, con nervi che l’attraversano, magari troppo cotta, ecco che una sorta di furore ci attraversa, come se fossimo stati ingannati, come se la nostra ricerca del piacere avesse subito una brusca battuta d’arresto.
A tutti è capitato di vivere una esperienza analoga, anche a me…e, per questo motivo, quando ho voglia di mangiare bene, mi rivolgo alla mia personalissima lista di ristoranti, selezionata nel tempo, a cui fare affidamento con certezza, senza timore di traumatiche delusioni.
Uno di questi rifugi, olimpo di una cucina mai ambigua, sempre consona alle aspettative, in un contesto elegante, raffinato e sobrio, in cui la pulizia e la cortesia sono prerogative di primo piano, è il Ristorante “La Nuova Pesa” di Minerbio.
L’indirizzo è : Via Garibaldi, 80/A a Minerbio, quasi di fronte alla Tabaccheria Lulù.
Da quando abbiamo la fortuna di frequentarlo, mia moglie ed io, possiamo raggiungere alti livelli di piacere gastronomico, in maniera totale, mai disattesa, sopra le righe, in un proseguo di sapori e di sensazioni reali, mai uguali, ma legati strettamente alle caratteristiche tradizionali di ogni piatto, in cui si riesce a trovare facilmente l’oggetto della ricerca.
L’apoteosi regna sovrana, simbiotica tra il nostro personalissimo gusto, esigente, attento, avido di sensazioni già registrate, e le presentazioni dello chef, magnifiche, abili, sincere, reali, a cui non si sottrae una evidente padronanza delle tradizioni di cucina.
Anfitrione del locale, che accoglie la clientela, è Lucia, sorridente, elegante nella sua gentilezza, disarmante, quasi timida, ma solare e competente.
Pochi giorni addietro abbiamo potuto apprezzare un menù a base di funghi e tartufo, per il quale esprimere il nostro apprezzamento a tutto lo staff del ristorante, è quantomeno doveroso.
Se iniziassi ad esprimermi in termini di complimenti dovrei fare una lunga lista per ringraziarli della loro professionalità, della cortesia, e di averci regalato il frutto del loro loro impegno in questo settore, quello della buona tavola, non facile, e spesso usurpato.
Il piacere che abbiamo provato, nella degustazione sopracitata, è stato totale, continuo nel suo proseguo, risultato di un trionfo di sapori raramente reperibile, armonioso nel suo essere, contestuale ad una sovrapposizione di sapori ineccepibile.
Il tartufo, re delle tavole autunnali, che amalgamava l’effluvio del suo aroma particolare, steso su una purea di patate, con uova, e il letto di finferle su cui era adagiata la tagliata, davano l’idea di come si potessero fondere gli elementi naturali meramente commestibili per trasformarli in un autentico capolavoro di arte culinaria, dialetticamente prostrato ai desideri di intenditori appassionati.
Ad ogni nostra tappa in questo percorso di piacere, ci accompagna la presenza di Lucia, sempre sorridente e discreta, con i suoi consigli per i giusti abbinamenti dei vini, e la sua condiscendenza verso i nostri gusti esigenti.
Rappresenta di sicuro un tassello importante, identificativo, senza il quale il locale non avrebbe la stessa valenza.
La sua cortesia è sintomatica e quasi didattica di come ci si possa sempre riconciliare con la vita, anche lavorando, o interpretando un ruolo, poiché si evince, data la sua trasparenza, che è reale, sincera, improntata allo sviluppo e all’esternazione di un carattere solare, che arricchisce chi ha la fortuna di venirne a contatto.
Consiglio quindi a tutti coloro che vogliono “andare sul sicuro” di approfittare dell’esistenza di questo angolo di paradiso, entrando nel quale la realtà quotidiana deve rimanere fuori dalla porta, per calarsi in una dimensione di sapori unica nel suo genere, e godere delle performance creative e allo stesso tempo didatticamente tradizionali di un grande del nostro territorio, un artista della cucina che interpreta un ruolo non facile con competenza e professionalità : Alessandro, il cuoco.
A lui, e a Lucia, va il nostro particolare ringraziamento.