Winston
Churchill, 1945 :
“Abbiamo
ucciso il maiale sbagliato !”
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Questa fu la frase con cui si espresse lo statista
britannico Winston Churchill dopo la conclusione del secondo conflitto
mondiale, quando si rese finalmente conto che la vittoria anglo americana aveva
imposto all’Europa il gigante totalitario comunista sovietico.
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In
effetti l’Italia subì non solo le atrocità riferibili ai massacri etnici
compiuti dai criminali partigiani comunisti complici di Tito, oppure ai
numerosissimi attacchi contro le truppe tedesche compiuti da formazioni
irregolari partigiane ben sapendo che avrebbero provocato la conseguente
rappresaglia, ma anche uno stillicidio di delitti contro altri partigiani rei
di non essere comunisti.
Gli
eserciti di “liberazione” hanno imperversato con le truppe marocchine francesi dal
sud al nord Italia, stuprando a migliaia tutte le persone che incontravano sul
loro cammino, violentando sia donne che uomini, bambine o anziane, preti e
civili che si opponevano alla loro barbarie.
Questa
è la liberazione che festeggiano oggi le sinistre ?
Oppure
è quella che ha visto i nostri padri e nonni spettatori inermi di fronte ai
bombardamenti anglo americani che hanno raso al suolo intere città, massacrando
la popolazione indifesa ?
Una
liberazione effettuata a colpi di crimini contro l’umanità, per i quali però, a
causa dell’arroganza dei vincitori, non ci sarà mai una Norimberga e nessuno
sarà chiamato a risponderne.
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I
partigiani comunisti assassini erano pronti a prendere il potere con le armi,
per trasformare l’Italia in un satellite sovietico sotto il comando di Stalin e
la guida di Togliatti, servile assassino in maniche di camicia, membro della
politica parlamentare comunista nazionale.
Solamente
gli accordi fra le potenze vincitrici per la spartizione dell’Europa hanno
fatto sì che Stalin ordinasse, paradossalmente, che i comunisti Italiani non
dovevano attuare alcuna rivoluzione, poiché avrebbe contrastato con i suoi
piani egemonici concordati con gli alleati.
Nemmeno
il dopoguerra ha però sancito lo stop alla violenza comunista, che obbligò
l’Italia a soggiacere alla bramosia di odio che costituisce ancora oggi
l’ossatura stessa dei seguaci della
falce e martello.
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L’Italia non è stata “liberata” nel senso letterale della
parola, ma semplicemente massacrata nella sua più intima essenza, umiliata,
stuprata, e resa schiava dai cosiddetti “liberatori”, che ci hanno reso oggetto
della loro potenza di fuoco e della loro violenza indiscriminata e mai
chirurgica, devastante e arrogante come solo gli americani e i russi hanno
dimostrato di saper fare.
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A dimostrazione di come si palesasse a quei tempi la
ferocia di entrambi è sufficiente ricordare il bombardamento atomico delle due
città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki effettuato dagli americani, oppure la
prassi consolidata sovietica di deportare a milioni intere fasce di popolazione
nei gulag staliniani.
Ecco chi erano i nostri liberatori, che dopo aver ridotto
le nostre città ad un cumulo di macerie provocando la morte di migliaia di
vittime innocenti, ci hanno imposto per decenni la loro egemonia e la loro
presenza, instaurando numerose basi militari sul nostro territorio presenti
ancora oggi.
I partigiani comunisti assassini hanno devastato l’Italia
anche a guerra finita, agli ordini di onorevoli parlamentari di quel Partito
Comunista Italiano che era capitanato da squallidi criminali del calibro di
Luigi Longo e Palmiro Togliatti.
Ancora oggi i suoi eredi, che si sono camaleonticamente
camuffati dietro la dicitura “democratico” del PD, si riferiscono a Togliatti
definendolo con il vezzeggiativo compiacente di “il Migliore”.
I partigiani comunisti hanno dato vita a formazioni armate
e a fenomeni delinquenziali come quello conosciuto con il nome di “Volante
rossa”, una formazione di tipo terroristica che ha imperversato nel Nord Italia
a guerra finita, provocando vittime e sangue.
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I “liberatori” ci hanno quindi “regalato” anche questa
nefandezza, al canto di “bella ciao”, preoccupandosi solo di nascondere la
realtà dei fatti e al contempo di tutelare e patrocinare questi delinquenti,
come nel caso del “soccorso rosso” in cui i comunisti Dario Fo e Franca Rame si
affaccendavano a fornire assistenza finanziaria e legale ai criminali rossi
arrestati e incarcerati.
Il P.C.I. da parte sua offriva canali con cui esercitare la
latitanza in piena sicurezza, attraverso l’espatrio in Paesi compiacenti, loro
malgrado, con il potere comunista.
Per completare il quadro “liberatorio” bisogna aggiungere
per dovere d’informazione il ruolo svolto da parte di esponenti della
Magistratura che per molto tempo, guadagnandosi l’appellativo di “toghe rosse”
hanno palesato una succube condiscendenza con il crimine comunista.
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Le sinistre hanno ben motivo di festeggiare oggi il 25
aprile, essendo riuscite dopo decenni di tentativi a esautorare il Parlamento
dalla vita democratica della Nazione.
I
rappresentanti dei partiti di Governo, infatti, siedono sugli scranni
parlamentari senza alcun mandato popolare, approfittando di meschine manovre di
Palazzo consentite loro dal canuto burattino che prende il nome di Presidente
della Repubblica delle banane !
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Solo
di ciò si può obiettivamente parlare, in quanto i politicanti che ci governano
esprimono tutta l’arroganza e la protervia che le sinistre avevano abilmente
dissimulato dal dopoguerra fino a oggi trasformando in tragica realtà la
paventata simulazione orwelliana di una società succube del “pensiero unico”
dominante.
La
manipolazione delle coscienze attuata dalle sinistre dal dopoguerra ad oggi e
mai conclusa, appartiene al retaggio pseudo culturale di quei personaggi che ci
vogliono inculcare a forza l’idea che la cosiddetta liberazione sia stata una
eroica prerogativa di libertà e non, come invece è accaduto nella realtà, uno
sfregio alla nostra identità nazionale, un massacro di vittime civili e una
“tabula rasa” di qualsiasi diritto democratico immolato sull’altare della
supremazia militare dei vincitori.
La
“liberazione” ha prodotto una società illiberale, in cui ancora oggi vengono
manipolati libri di testo dedicati alla formazione culturale scolastica, in cui
solamente da pochi anni vengono giocoforza riconosciuti alcuni crimini come
quelli delle Foibe, e in cui per larga parte sono ancora tenuti nascoste le
caratteristiche criminali dell’universo comunista.
Il
malaffare e la corruzione, unite al disprezzo per i diritti umani hanno preso
in ostaggio la democrazia, così come dimostratoci recentemente dal Presidente
del Consiglio Giuseppe Conte, artefice del golpe bianco che ha portato le
sinistre al Governo, in qualità di complici.
Cosa
dovremmo festeggiare il 25 aprile ?
Forse
la violenza dei centri sociali e di quei cosiddetti gruppi di antifa che da un lato si
riempiono la bocca con la parola libertà e dall’altro mettono a ferro e fuoco
interi territori nelle nostre civili città, oppure l’arroganza delle famigerate
ONG che riempiono il Paese con un flusso epocale di immigrati clandestini illegali, al
solo scopo di compiacere le farneticanti politiche della sinistra, atte a
favorire le Coop rosse e a creare un nuovo substrato elettorale di etnia
africana?
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Dovremmo
forse cantare “bella ciao” mentre il Presidente della Camera dei Deputati
Roberto Fico saluta la folla a pugno chiuso, palesando impeti rivoluzionari
alla Che Guevara, svilendo e oltraggiando così il suo stesso ruolo
istituzionale ?
Oppure
dovremmo inchinarci al “pensiero unico” di ispirazione totalitaria attraverso
cui il PD e il Movimento 5 stalle si esibiscono in squallide penetrazioni
pseudo intellettuali reciproche, in una garbata ma implacabile contesa che
consente loro di continuare a sedere sugli ambiti e remunerativi scranni
parlamentari ?
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Ricordo
a chi legge che le vittime civili UCCISE dalla “liberazione” sono state assai ben più
numerose di quelle odierne dovute alla pandemia del Coronavirus ma che tutte
son state relegate nell’omertoso universo del silenzio mistificatorio e
compiacente con cui le sinistre abitualmente procedono nel loro quotidiano
“modus operandi”.
Io
NON festeggio questo mondo delinquenziale e corrotto, appannaggio esclusivo di
derivazione comunista e retaggio criminale della violenza endemica che traspare
da ogni simbiosi con l’ideologia marxista di riferimento.
Io
NON canto “bella ciao”, la canzonetta che le becere mentalità di personaggi
come Laura Boldrini vorrebbero sostituire all’Inno Nazionale, prostituendo il
valore ideologico dell’unità identitaria con quello che esprime invece una
tragica e differente, quanto infelice, simbologia di riferimento.
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Il
25 aprile è LUTTO NAZIONALE !
L’arroganza
comunista, che si è voluta proporre come unica depositaria di valori di
democrazia universali, ha in realtà manifestato con i fatti l’esatta divergenza
da tali assiomi, fondando sulla violenza e sull’uso della coercizione la sua
spinta egemonica.
Coloro
che, ancora oggi, manifestano simpatie per l’universo comunista sono
evidentemente parte di un disegno di normalizzazione dell’odio che ne impregna
l’essenza stessa, e che assistono come automi alla disgregazione di ogni valore
di libertà e di democrazia che ciò comporta.
L’attuale
Governicchio, i “grillini”, e tutti i poltronari di professione che sicuramente il
25 aprile canteranno “bella ciao” e che saluteranno a pugno chiuso ne sono il
lampante esempio !
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Dissenso
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