La galassia di movimenti anarco-comunisti che compongono
il panorama politico dell’estrema sinistra extraparlamentare, a Bologna,
racchiude al suo interno il retaggio pseudo culturale desunto dalle strategie
del vecchio Partico Comunista Italiano.
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E’
sufficiente esaminare come tali strategie fossero allora finalizzate alla
creazione di “risorse negoziabili” all’interno del sistema, tenendolo in
ostaggio anche con lotte al di fuori della legalità, e come oggi si siano
evolute mantenendo le prerogative iniziali.
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"Antagonisti" armati di spranghe e bastoni aggrediscono i poliziotti a Bologna |
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L’idea
dei gruppi comunisti, sia di quelli di allora, che di quelli di oggi, in
particolare dei facinorosi appartenenti ai cosiddetti Centri sociali (che di
sociale proprio non hanno nulla) è quella di fare del disordine il proprio
cavallo di battaglia, in nome di un non bene identificato antimperialismo,
oppure per ribadire stucchevoli solidarietà ai terroristi palestinesi, sempre e
rigorosamente in una chiave tanto antifascista quanto anacronistica.
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Togliatti,
nella sua enfasi di pseudo rivoluzionario asservito e prostrato ai dictat di
Mosca, proclamava e sentenziava veri e propri appelli all’odio sociale, verso
la Polizia, le istituzioni, e i sionisti-americani, asserendo :
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“Ci
sono momenti in cui è necessario prendere mille compagni e mandarli a battersi,
sapendo che forse cento saranno messi in prigione”…
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Il
Partito Comunista Italiano alimentava ad arte la percezione, durante gli
scontri di piazza, di trovarsi su un campo di battaglia, in una contesa
militare per il possesso di un territorio, per ottenere il controllo del quale
si manifestava una palese carica d’odio ideologico, ricorrendo a tattiche di
guerriglia urbana, a barricate e a violente rappresaglie.
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Durante
tutto il periodo attraverso cui il Partito Comunista italiano si è
metamorfizzato ed ha assunto le sembianze dell’attuale PD, le frange più
estremiste dei comunisti extraparlamentari hanno proseguito nel loro percorso
di ortodossia ideologica, mantenendo il modus operandi originario.
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I gruppi dei centri sociali oggi costituiscono una vera
spina nel fianco per la democrazia, ma in città come la rossa Bologna sono da
sempre tollerati, se non coccolati, sia dal PD che dalle sinistre in genere.
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Al
PD fa molto comodo avere un braccio armato che gli dia modo di impedire ad
avversari politici di tenere comizi o manifestazioni di piazza, così come è
avvenuto per Matteo Salvini, leader della Lega, a cui è stato impedito di
parlare ai cittadini di Bologna.
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L'auto di Matteo Salvini danneggiata dagli aggressori dei centri sociali |
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I
centri sociali hanno messo a ferro e
fuoco la città, nella totale indifferenza delle istituzioni, Prefetto e Sindaco
in testa.
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Nelle
rare occasioni in cui la Magistratura è stata chiamata a giudicare l’operato
criminale di alcuni dei facinorosi e violenti appartenenti ai centri sociali,
colpevoli di numerosi reati, immancabilmente le “toghe rosse” hanno
benevolmente steso la loro mano protettrice su di loro, assolvendoli da
qualsiasi accusa.
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La
democrazia a Bologna NON esiste da decenni, ostaggio ormai di una cricca anarco
comunista delinquenziale che gode di appoggi della politica, a cui interessa
solo coprire le tracce delle malefatte e del malaffare in cui è sprofondata.
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Sembra
di essere a Mosca in era staliniana, dove la violenza era la caratteristica di
fondo, insieme ad una burocrazia asfissiante e ad una miriade di imposizioni,
di balzelli, e di prepotenze che impedivano alle persone di vivere normalmente.
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Il
Partito comunista rivive a Bologna quotidianamente, risorgendo ogni qualvolta
dei manipoli di partigiani assassini si ritrovano per intonare le note di “bella
ciao”, oppure quando la democrazia viene tenuta in ostaggio dalla violenza
dei centri sociali che decidono chi può
parlare e chi invece non ha diritto di parola, oppure quando la sera, in alcune
vie e piazze del centro cittadino iniziano a suonare i bongo e i tam tam, in un
crescendo ritmico e ossessionante, che perdura fino al mattino seguente,
impedendo ai residenti di dormire, oppure quando si permette ai gruppi
anarchici e comunisti di occupare l’aula C della facoltà di Scienze politiche dell’Università
per l’incredibile durata di ben 26 anni.
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Quando
accadono queste cose ci si chiede in che razza di società sia sprofondata
Bologna, e quali personaggi detengano il potere decisionale e politico, come ad
esempio il Prefetto e il Sindaco …
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La
guerriglia urbana è un fenomeno criminale che andrebbe represso contestualmente
ogni qualvolta ce ne fosse bisogno, ma occorrerebbe anche prevenirne
l’insorgenza, mediante una sistematica metodica di analisi dei gruppi che
compongono i centri sociali, per conoscerne le finalità e i programmi, ed
eventualmente provvedere a disincentivare eventuali radicalizzazioni.
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Purtroppo
a Bologna si vive in una situazione paradossale, che vede da un lato un sindaco
inetto e incapace di affrontare le esigenze della popolazione, e dall’altro una
ragnatela di collusioni, di bonaria accondiscendenza, di malafede, di
deviazione ideologica che ci consente di definire l’attuale situazione come uno
stupro della democrazia.
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Il
Prefetto dovrebbe, come minimo, dare le dimissioni, stante la sua palese
incapacità a inibire comportamenti antidemocratici di frange violente
dell’ultra sinistra.
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A
ciò si aggiunge il fatto che alcuni settori della città sono ostaggio di bande
di magrebini che dirigono lo spaccio della droga.
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Se
ci fosse ancora Togliatti sarebbe molto contento di tutto ciò, poiché si
troverebbe di fronte ad un quadro destabilizzante a cui Mosca avrebbe guardato
con sincero apprezzamento, finanziando i suoi sforzi, come in effetti è
accaduto per decenni, quando Stalin inviava ingenti somme di denaro al Partito
Comunista Italiano.
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Ai
gruppi dei centri sociali, viene consentito di occupare (illegalmente) edifici
e aree non di loro proprietà, permettendo così una continuità temporale di
lotta politica basata sulla guerriglia (illegale).
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Il
PD che governa Bologna NON cerca quindi di smantellare queste organizzazioni
che hanno un carattere delinquenziale, ma cerca bonariamente di offrire loro
assistenza per il proseguo delle loro attività.
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Ecco, per somme linee, il demenziale panorama degli anarco-comunisti
bolognesi :
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Il
“Crash” è stato sgombrato sia dalla sede storica che dalla ex stazione veneta,
che erano stati occupati illegalmente,
ma sono in corso incontri per ridare loro nuovi spazi, dietro la
minaccia del collettivo di dare battaglia in strada e di rioccupare nuovi
edifici.
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Nel
mese di Aprile i facinorosi paladini dell’illegalità hanno compiuto la loro
undicesima occupazione, appropriandosi (illegalmente e impuniti) dei locali di
proprietà della Ubi Banca in via Fiammelli.
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La
violenza è l’elemento caratteristico che guida le azioni di questo manipolo di
delinquenti comunisti, o anarco-tali, che si fregiano del titolo di
“antagonisti”.
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Gli
imputati del colletivo Crash finora sottoposti a processo per atti criminosi
sono stati tutti assolti dalle “toghe rosse” cittadine, una vera e propria
vergogna che infanga le istituzioni.
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Il
“Cua” (acronimo di Collettivo Universitario Autonomo) ha imbrattato per anni i
muri dell’Università, in particolare della facoltà di Lettere e di Filosofia,
appropriandosi di spazi murali non di loro proprietà, allo scopo di imporre il
loro unico punto di vista con il linguaggio dei murales.
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Quando
l’ateneo è intervenuto per imbiancare i muri e ridare dignità ad un territorio
degradato e oggetto di prevaricazione, il Cua ha ribadito che provvederà a
riprendersi tali spazi, in perfetto stile anarco-comunista (assenza totale di
democrazia)
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Delinquenza anarco-comunista dei centri sociali |
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Il
“Labas”, sgombrato dalla ex caserma Masini di via Orfeo, ora ha “traslocato” in
vicolo Bolognetti, dove ha immediatamente affisso nel portico all’esterno della
nuova sede uno striscione che riporta scritte contro la polizia.
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La
loro attività preferità è quella di lanciare fumogeni, petardi, bombe carta e
oggetti contundenti vari contro le Forze dell’ordine.
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La
loro azione delittuosa è corroborata dalla vigliaccheria, poiché gli attivisti
celano la loro identità coprendo il viso con caschi e passamontagna.
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“Hobo”
è un altro dei cosiddetti collettivi che credono di essere i depositari del
potere, a prescindere dal fatto che alcun cittadino li abbia mai votati.
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La
loro arroganza e il loro continuo blaterare di antifascismo, in realtà
nascondono metodi tipici dei regimi
totalitari, avulsi da qualsiasi tipo di democrazia.
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L’odio
espresso da questi parassiti della società politica è arrivato ad esprimersi
perfino irrompendo in una sede del PD e contestando ai presenti il fatto che si
fosse concesso lo spazio pubblico per un banchetto di Casa Pound.
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Hobo
crede di poter decidere (con la violenza) chi è autorizzato a parlare e chi
invece no, ed è sfuggito al guinzaglio del PD, rivoltandoglisi contro.
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Un
vecchio detto (non molto elegante, ma efficace) recita :
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“E’
la merda che si rivolta al badile !”
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Il
“Livello 57” è nato dalle ceneri del centro sociale “pellerossa” e dalla
collaborazione di due strutture, “Radio K centrale” e “Grafton 9”.
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Dalla
sede inziale in via dello Scalo al civico 21 il collettivo si è poi trasferito
nella nuova sede in via Muggia, sotto il ponte di via Stalingrado, chiusa in
seguito per attività criminosa.
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Combattono
i diritti d’autore insieme al collettivo “InfoShock NoCopyright”, vomitando
odio e sputando sul lavoro compiuto da chi poi giustamente deve godere i frutti
del proprio lavoro.
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Organizza
“street rave” antiproibizionisti, sfilando con camion attraverso le vie
del centro città, e imponendo la loro musica (a decibel altissimi) ai
cittadini.
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Il sindaco del PD bolognese, l'inutile (e dannoso) Virginio Merola |
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Il
“Tpo” (acronimo di Teatro Polivalente Occupato) nella presentazione sul sito
del collettivo dichiara il suo antifascismo, il suo antisessismo, e ribadisce
la volontà di creare comunicazione e cultura, ma la sua storia reale è invece
costellata di appropriazioni e di occupazioni di spazi non di sua proprietà.
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L’illegalità
è quindi il motivo di fondo che caratterizza questo “collettivo” accomunandolo a Labas e ai “pasionari”
pseudo-rivoluzionari anarco-comunisti.
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Gli
“antagonisti” del “Vag61” si dichiarano nemici di Israele, schierandosi con i
palestinesi, nonostante questi siano votati al terrorismo e all’odio.
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Non
manca il richiamo, trito e ritrito, ad uno stucchevole antifascismo,
sbandierato con ossessione maniacale.
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Per
contro, questi professionisti della destabilizzazione hanno intitolato il loro
cosiddetto “centro di documentazione” a Francesco Lorusso e a Paolo Giuliani, i
due delinquenti anarco comunisti che morirono durante le azioni violente da
loro stessi innescate mentre mettevano a ferro e fuoco le città in cui
vivevano, Bologna e Genova.
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“Xm24”
rappresenta i patetici “tupamaros” che, in pieno delirio di onnipotenza, si
sono autonominati gestori di una proclamata “resistenza” ad oltranza, ridicola
e anacronistica.
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Gli
adepti a questa “setta” della politica, che si richiama al marxismo, tenta di
assumere sembianze umanoidi simulando la gestione di spazi aggregativi in
chiave qualunquista, alimentando le aspettative degli immigrati illegali e
imputando alle destre la responsabilità di fomentare la guerra tra poveri.
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A
questo proposito va detto che l’Amministrazione bolognese a guida PD si è resa
responsabile di aver fortemente voluto incrementare l’afflusso di ogni genere
di disadattati ed emarginati, come gli zingari e i clandestini, a discapito
della sicurezza dei cittadini.
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Campo Rom, per gentile concessione del Sindaco Merola |
E’
risaputo che gli zingari siano parassiti infestanti della società civile, a cui
arrecano solo danni e fastidi.
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Gli
zingari di etnia Rom e Sinti rubano per tradizione familiare, costringono i
bambini all’accattonaggio, rovistano nei cassonetti dell’immondizia, buttando a
terra il contenuto e lasciandolo in strada (impuniti), mentre i cittadini
devono subirne il degrado (pur pagando tasse elevate per questo servizio).
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I
furti nelle case e nelle attività commerciali sono quotidiani e il disagio
sociale correlato alla delinquenza rom è costante, ma pare che il PD non se ne curi, ma anzi trovi sempre
nuovi incentivi per l’accoglienza di questi mentecatti, come riservare loro
posti gratuiti negli asili (che i residenti pagano a caro prezzo) o nelle
scuole.
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Si
sono moltiplicate nel tempo le cosiddette aree attrezzate, in cui le carovane
dei parassiti possono usufruire di corrente elettrica e acqua corrente.
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Il
costo di queste “opere” dell’ingegno post comunista ricadono sulla popolazione,
che pur scontenta, continua però testardamente a votare per i seguaci di
Togliatti.
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La
sicurezza è inesistente a Bologna, ostaggio di un numero indefinito di
clandestini extracomunitari, a cui si consente (illegalmente) di permanere sul
territorio bolognese, nonostante essi
siano dediti a spaccio di droghe e a stupri.
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La
prefettura ha attuato, ormai da tempo immemore, una politica di buonismo, per mezzo
della quale si è trasformato in senso peggiorativo il panorama sociale di molte
zone della città, in cui ora la sicurezza dei cittadini è prevaricata da bande
di nord africani dediti ad attività illecite.
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La
violenza è solo una delle componenti che aleggiano su questo misero panorama,
consentito dalla inettitudine e dalla colpevole idiozia di interi strati politici delle sinistre locali.
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Ultimamente
molti dei disadattati clandestini sono stati visti fare fronte comune con i
centri socilai durante le guerriglie e le devastazioni tipiche delle loro
“battaglie” di piazza, in perfetto stile comunista.
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La
scarsa attenzione alle problematiche
ambientali fa da corollario a questo panorama di degrado.
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I
cittadini sono costretti a pagare balzelli di tipo medioevale per la raccolta
dei rifiuti, che vengono poi bruciati
nell’inceneritore del “frullo” a Quarto Inferiore, producendo diossina
che viene liberata nell’ambiente.
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Tutta
Bologna inoltre è stata divisa in zone, allo scopo di tassare la sosta delle
automobili, mediante la realizzazione delle famigerate strisce blu, in cui
parcheggiare costa caro !
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Le famigerate righe blu a pagamento : un balzello di tipo medioevale ! |
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Ovunque
ci si sposti, in auto, per potersi fermare e parcheggiare bisogna pagare, pena
alte sanzioni pecuniarie.
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Questa
è la democrazia che esiste a Bologna, o meglio, che NON esiste !
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Una
“democrazia” di stampo staliniano, che premia il malaffare, la violenza, la
disobbedienza civile e la prevaricazione, e che penalizza fortemente i
lavoratori, le famiglie, e la convivenza civile e democratica.
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Grazie
all’alibi dell’antifascismo gli aggressori seriali anarco comunisti tengono per
le palle l’intera città, favoriti dalla colpevole ignavia della Prefettura e
dalla inettitudine dell’Amministrazione comunale, che da decenni ha steso la
sua mano protettrice sull’universo della sinistra extraparlamentare.
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I
“fenomeni del PD” e i personaggi della sinistra che detiene il potere politico
cittadino gridano “al fascista !” nel caso ci sia un innocuo “banchetto
informativo” in cui Forza Nuova distribuisce democraticamente dei volantini,
scandalizzandosi per l’ardire e la violenza che sarebbe insita in tale
comportamento, e per contro si blandiscono bonariamente gli episodi di
guerriglia cittadina in cui le bande anarco comuniste scorrazzano per la città,
devastando e mettendo in pericolo l’incolumità dei bolognesi.
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I
bolognesi servono alla classe politica del PD solo perché deputati al
versamento di tasse e di balzelli (di tipo medioevale), ma non hanno alcuna voce in capitolo sul
modus operandi dell’Amministrazione pubblica, che manifesta una arroganza
quotidiana riconducibile allo stalinismo.
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Un
capitolo a parte, che riprenderò in seguito, riguarda il clientelismo,
imperante nei “Palazzi” del potere della Regione Emilia Romagna.
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Sono
state create appositamente strutture piramidali di potere, che inglobano un
universo di attività commerciali che possono lavorare per le amministrazioni
pubbliche, a patto che siano in odore di PD.
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La
struttura denominata "Intercent-ER" è la punta di diamante di questo sistema di malaffare, che si
nasconde dietro proposizioni ufficiali di semplificazione, di
razionalizzazione, di competitività, e di risparmio.
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Il
requisito fondamentale è quello di essere asserviti all’egemonia che trova nei
seguaci di Togliatti i valori di riferimento politici e ideali, respingendo
chiunque possa, democraticamente,
dissentirne.
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La
cassaforte dell’ex PCI, ovverossia l’Unipol, chiude un cerchio di clientelismo,
disseminato (retaggio del passato comunista) di “affari” con i Paesi dell’Est,
sotto la sapiente guida del Cremlino.
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La
Bulgaria è il punto di passaggio, il crocevia, attraverso cui il Gotha delle
politiche economiche post comuniste provvede ad arricchire il Partito e i
confratelli che sono in odore di marxismo, pena l’esclusione totale dal mercato
di riferimento.
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Chiudono
definitivamente il ricco quadro di nefandezze fin qui descritte, le molteplici
denunce della Magistratura, gli scandali, le corruzioni, gli arresti e i
processi, in cui il PD è pienamente immerso.
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Non
pago di tutto ciò e avido di risorse, come una sanguisuga parassita, il PD
chiede soldi anche ai suoi iscritti, tramite le primarie, che sono diventate,
non più una occasione di democrazia popolare, ma un effettivo incremento
economico, un gettito immediato di milioni di euro, pronta cassa.
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La
casta è tutto ciò : parassitismo, malaffare, inciucio, incompetenza, malafede,
e pare che il PD ne sia proprio un degno rappresentante.
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Peccato
però che i bolognesi rappresentino l’agnello sacrificale di questo Dio del
Male, chiamato PD, e che ne paghino le conseguenze.
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Fino
a quando ?
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Dissenso
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