Articolo 21 della Costituzione Italiana

Articolo 21 della Costituzione Italiana:
"TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, CON LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE. LA STAMPA NON PUO' ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE"

giovedì 31 maggio 2018

PUNTO DI NON RITORNO




La tela di Penelope.
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Si tesse di giorno, si disfa di sera.
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O se preferite, si annuncia un altro aborto di Stato.
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Dopo tre mesi si profila difficile l’impresa di Cottarelli, che pure sembrava partito con tutte le benedizioni giuste, eccetto un trascurabile particolare, il popolo sovrano.
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Quel ciondolino fastidioso lì, chiamato Italia.
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E invece è ancora in alto mare, e si corre a fari spenti nella notte in una via romana piena di buche e agguati.
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Il Tessitore, Mattarella, ha perso il bandolo, ha fatto errori vistosi, forse mal consigliato, è riuscito a far saltare prima la padella, poi la brace e ora rischia di restare col cerino in mano mentre lo spread cresce col panico.
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Non sa più che pesci pigliare, avanza il baratro, si agitano spettri di elezioni al solleone.

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Qualunque cosa accada sappiamo che ormai abbiamo raggiunto il punto di non ritorno. Un abisso incolmabile si è scavato tra il Blocco Unico del Potere e l’Italia intera.
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Il Blocco Unico comprende il Pd, la Grande Stampa, la Grande Finanza, la Casta, i Palazzi, a partire dal Quirinale… Poi c’è tutto il resto.
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Che non è solo la Piazza, il popolo grillino e leghista, i militanti, ma anche i tanti refrattari, gli indipendenti, i disgustati bilaterali, i tanti che vivono, pensano, lavorano fuori dal Blocco Unico.

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Stava nascendo per la prima volta un governo di assoluta minoranza, emanazione del Blocco Unico, a dispetto del voto e dell’Italia.
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Altre volte i governi tecnici di Palazzo avevano almeno una foglia di fico in Parlamento.
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Stavolta non c’è manco quello, pure il Pd che era l’azionista unico di riferimento ha capito che è meglio sfilarsi, anche perché Cottarelli annuncia solo tagli, lacrime e sangue.
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All’inizio Mattarella aveva scartato pure l’ipotesi di un governo di centro-destra che aveva la maggioranza relativa del parlamento.
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E invece ha poi varato un governo oligarchico, la coalizione Pd-Potentati.

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Il motivo di rottura coi grillo-leghisti è stato inaudito, l’opinione del Presidente della Repubblica su un Ministro: non un fatto oggettivo, un deficit di curriculum o un crimine alle spalle, ma un puro processo alle intenzioni.
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Fior di cretini, di ignoranti e delinquenti possono fare i ministri, un eccellente economista no.
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Poteva trovare motivazioni migliori per rompere con i populisti.
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Del resto, Mattarella non è uno statista, non fu un protagonista della storia repubblicana, ma solo un gregario di terza fila, inventato da Renzi per avere solo una comparsa al Quirinale e lasciare a lui lo scettro del One-man-show.
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Il governo Cottarelli – tra l’estate, le scadenze inevitabili, la campagna elettorale, le urne e i tempi del post-voto – durerebbe almeno un semestre.
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Benché di assoluta minoranza, piazzerebbe i suoi ordigni e i suoi soldatini e servirebbe a far sbollire il Paese e impaurirlo con le minacce economiche.  Ma c’è un piccolo particolare, non avrebbe neanche un voto a suo favore, neanche in Parlamento…

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Alla gravità dei fatti corrisponde intanto l’incolmabile abisso tra il Racconto di Stato e la Realtà evidente.
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Il Blocco Unico in versione pr narra questa storia facendo l’agiografia del Presidente, agitando minacce (s)fasciste e antieuropee, terrorizzando la popolazione a colpi di spread e di rating.
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La Stampa Unica lancia e fa suo l’hastag del Pd IostoconMattarella ma dovrebbe tradursi con MattarellastacolPd.
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La Grande Stampa, Rai inclusa, è imbarazzante.
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Non pretendevamo che si dividesse tra sostenitori di Salvini e Di Maio e sostenitori di Mattarella e del Pd.
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Ma che ci fosse almeno una divergenza d’opinioni sui fatti accaduti e nei giudizi.
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Invece, no, tutti hanno detto la stessa cosa, come altoparlanti di Mattarella e di Martina del Pd, altra invenzione a mezzo stampa di un altro parvenu di terza fila che parla come se fosse il Titolare Legittimo del Potere.
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E invece non ha nemmeno la maggioranza nel suo partito.

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La stampa ha offerto uno spettacolo indecente di uniformità e allineamento.
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Non le resta che la fusione in un’unica Gazzetta Ufficiale.
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Questa non è la stampa ma lo stampino; nessun pluralismo ma un calco che riproduce la stessa forma.
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Il Blocco Unico ha partorito l’Informazione Unica.
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Poi ci chiediamo perché la stampa appare sempre più superflua e perde lettori, credibilità, autorevolezza.
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Poi ci chiediamo perché in rete viene fuori un altro mondo, opposto al primo; lì si rifugia tutto il resto della realtà, il peggio e il meglio, la feccia, i malumori e il libero dissenso.

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Infine resta la servitù nei confronti non dell’Europa, si badi bene, ma del Blocco Unico dell’Eurofinanza.
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Non c’è bisogno di Salvini, Di Maio o Grillo per rivelarci che siamo un paese asservito, suddito.
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Ce lo ha detto lo stesso incaricato di Mattarella, Carlo Cottarelli, appena venuto col suo zainetto dal Fondo Monetario internazionale: “finchè non abbatteremo il debito, continueremo a essere schiavi dell’Europa”.
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Traduco: siamo schiavi dell’Eurofinanza e lo resteremo perché quel debito gigantesco è inestinguibile.
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Lasciate ogni speranza voi ch’entrate.
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Che schiava d’Europa lo spread la creò.
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L’Italia ha molto peccato a ogni livello, molto sprecato, molto rubato; ma il meccanismo debitorio è l’essenza maligna della speculazione finanziaria mondiale e procede per conto suo, moltiplicandosi.
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Non può essere una priorità assoluta dei nostri governi il debito rispetto alla vita dei cittadini.
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Il popolo sovrano viene prima del debito sovrano.
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Dunque è necessario rinegoziare il debito, distinguere tra debiti o debitori reali e debiti virtuali e speculativi.
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È da studiare il disarmo bilanciato dei debiti secondo l’evangelico “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

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Anni fa si reclamava di cancellare i debiti nel terzo mondo; una cosa del genere, una riduzione, prima o poi andrà affrontata anche tra i paesi europei.
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Certo, per farlo occorre una risposta rigorosa e audace a una salda e seria governance, come dicono lorsignori.
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Con uno spiccato senso dello stato e amor patrio.
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Che allo stato attuale non c’è; ma la nostra priorità dovrebbe essere lavorare per arrivarci, piuttosto che vivere perennemente sotto ricatto degli usurai e sotto attacco dei mercati.
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Si dovrà arrivare prima o poi a un punto di svolta e di verità. L’agenda dei popoli non può essere dettata dalle agenzie di rating.

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Non so che alleanze ci saranno prima e dopo il voto, ora è tutto aperto.
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Una cosa vorrei però raccomandare.
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Quando si formerà il prossimo governo legittimo non limitatevi a proporre solo un Savona in mezzo a tanti dilettanti; ce ne vogliono dieci di figure credibili e indipendenti come lui, agli Esteri, alla Difesa, alla Cultura, alla Pubblica Istruzione, in tutti i settori strategici; e la guida del governo, invece, resti politica. Intanto vediamo che coniglio tirerà fuori Cottarelli dallo zaino.
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Dissenso
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