Si sta consumando sotto gli occhi di tutti un vero e proprio attacco all'uso tradizionale dei terreni agricoli che, per generazioni intere, hanno svolto la funzione di fornire, sotto forma di colture, i più svariati generi alimentari.
La Regione Emilia Romagna, inizialmente propensa a concedere permessi legati all'installazione di impianti di potenza fino a 200 kw, ora si esprime in termini diversi, incalzata dalle associazioni di agricoltori che nel fotovoltaico vedono una fonte di reddito supplementare.
L'assemblea legislativa dovrà approvare le ultime modifiche inserite nella proposta di Delibera, che prevedono di aumentare di 10 kw la potenza dell'impianto per ogni ettaro a disposizione di ogni proprietario del terreno agricolo, fino ad un massimo sia di 1 Mw che del 10 % della superficie disponibile.
Vale a dire che se un proprietario ha a disposizione 80 ettari di terreno agricolo può installare un impianto di potenza pari ad 1 Mw, occupando fino a 8 ettari di suolo precedentemente coltivabile !
La tabella seguente evidenzia graficamente questa proposta, che è caldeggiata dagli agricoltori stessi, o per lo meno dalle loro associazioni di categoria.
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Ne consegue che "l'investimento" per un impianto di potenza pari ad 1 kw risulta possibile solo a quei proprietari terrieri che dispongano di un quantitativo di suolo adeguato, mentre ai piccoli proprietari ciò non risulta fattibile, dovendo optare per Legge verso quelli di potenza fino a 200 Kw.
A prescindere dal fatto che noi siamo contrari a qualsiasi forma di installazione di fotovoltaico che non sia sui tetti, considerando il suolo una risorsa millenaria per l'alimentazione, questa Legge va comunque a favore solamente dei contadini più abbienti, discriminando coloro che hanno meno terreno a disposizione.
La delibera proposta è, a nostro parere, due volte sbagliata, poichè oltre a quanto sopra considerato, toglie all'ambiente una considerevole parte di quel territorio che dovrebbe avere un uso esclusivo, a tutela della biodiversità, del ciclo alimentare, della auto difesa del suolo stesso, delle tradizioni, del contrasto alle egemonie alimentari, e della rappresentanza di una sovranità nazionale, appunto, alimentare.
La politica si sta muovendo per porre i primi gradini di un percorso che tende alla disgregazione colpevole e forsennata di un sistema che trae le sue origini dai nostri avi, e da quella tradizione rurale e contadina che per secoli ha contraddistinto le nostre campagne.
La società odierna, impegnata a cementificare e ad asfaltare, spesso calpestando le prerogative naturali dei vari territori, sta riducendo sempre di più gli spazi agricoli, urbanizzando e coinvolgendo in un percorso di stravolgimento tutte quelle aree che dovrebbero invece essere tutelate.
Oggi si è arrivati quindi a permettere tutti gli insediamenti di pannelli fotovoltaici fino a 200 kw, e ci si è spinti a consentire anche quelli fino a 1 Mw, per un totale del 10 % di territorio, per ogni proprietario...
La domanda sorge spontanea : Se ci sono molti proprietari agricoli, ognuno dei quali possiede 80 ettari, quanto 10 % del territorio sarà devastato per questa nuova corsa all'oro ?
La tabella successiva riflette proprio questo concetto...
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Prepariamoci, poichè questo non è che l'inizio...
Domandiamoci come mai i Sindaci non si interessano minimamente a che queste realizzazioni siano realizzate sui tetti delle abitazioni o degli insediamenti artigianali e industriali, magari sostituendo le coperture in amianto, diffusissimo ancora oggi sul territorio.
La cecità istituzionale viaggia a braccetto con gli interessi di lobbies che premono per fagocitare gli unici territori ancora disponibili alla speculazione, quelli agricoli.
Gli agricoltori sono stati prima indotti ad avvicinarsi a questo sistema speculativo, mediante una politica agraria che non ha consentito loro di trarre benefici consistenti, nonostante il duro lavoro che caratterizza la loro attività, poi si è legiferato in modo da attrarre soprattutto gli investimenti dei grossi proprietari terrieri, ed ecco che il gioco è fatto... si è invertita una tendenza, si è rotta una tradizione, si calpestano priorità ed esigenze di carattere universale, si disprezzano i contenuti etici in nome di una male interpretata esigenza energetica.
E' davvero infame questo tentativo, purtroppo riuscito, di far convergere il disagio del mondo contadino verso orizzonti dipinti di un roseo incremento economico.
Tra quanto tempo assisteremo ad un "ritocco" della Legge, che porterà a 2 0 3 Mw la potenza degli insediamenti, e raddoppierà la disponibilità del suolo, a totale vantaggio degli speculatori ?
I contadini non saranno certo i beneficiari di questo sistema speculativo, ma anzi perderanno la loro identità, divenendo a loro volta co-speculatori e responsabili di un processo di depauperamento del suolo, forse irreversibile.
Lorenzo Minganti, insieme ai realizzatori di questo ignominio culturale, sociale, storico, e ambientale, che trarranno beneficio dal terreno agricolo (risorsa globale e universale) sacrificandolo alla speculazione camuffata da esigenza energetica (risorsa e guadagno esclusivamente personale) , saranno ricordati come i pionieri di una vergognosa inversione di tendenza.
Costoro saranno ritenuti colpevoli dai nostri figli e nipoti di aver anteposto l'interesse di pochi al patrimonio ambientale di tutti, e di aver calpestato le millenarie regole che collocano le prerogative agricole su binari molto distanti da quelli ora percorsi.
Per ora nei nostri territori di pianura abbiamo potuto conservare la tradizione della sagra degli asparagi, e di altri prodotti di eccellenza agro alimentare, ma forse in futuro dovremo assistere alla sagra del fotovoltaico che avrà gradatamente sostituito tali produzioni.
In compenso, potremo avvalerci dei pomodorini cinesi, o dei peperoni olandesi, così come delle arance spagnole, e di qualsiasi altro prodotto proveniente non più dalle nostre campagne ma da altri paesi.
Per questo dovremo ringraziare chi, adesso ha iniziato questo percorso ...
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E.B.
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